C'è un relitto da anni che fa brutta mostra di sè nel porto di Trapani. E nessuno vuole toglierlo.
Può un peschereccio affondato rimanere per anni non solo sotto il livello del mare ma anche sotto gli occhi di tutti, cittadini ed autorità?
Che Trapani non stia attraversando uno dei migliori momenti storici per quanto riguarda il rispetto dell’ambiente e delle più elementari norme di ecologia, con spazzatura sparsa in ogni dove, è un dato di fatto.
Ma se giornalmente siamo testimoni di continue, e giuste, lamentele per la condizione delle strade, lo stesso livore e la stessa attenzione non sembrano essere destinati alla difesa dello specchio d’acqua che circonda la città.
Il peschereccio Azzurra Seconda, ormeggiato nell’area del porto riservata alle imbarcazioni di chi della pesca ha fatto il proprio mestiere, difficilmente potrà andare molto lontano dalla banchina, considerato che la sua struttura risulta ormai smembrata.
A ridurlo in questo stato, non solo il normale effetto di logoramento dell’acqua sul legno ormai non trattato, ma anche la mano di chi si è divertito a lanciarvi addosso oggetti per il piacere di aggiungere altri danni alla già semidistrutta imbarcazione.
Difficile comprendere come una situazione del genere non abbia attirato l’attenzione di nessuno, tantomeno delle autorità.
Già, le autorità, perché secondo il codice della navigazione, in assenza di una attività da parte del proprietario, alla rimozione dovrebbe provvedere il capo del compartimento marittimo di Trapani, cioè un ufficiale della Capitaneria di Porto. E pensare che la sede della Capitaneria di Porto si trovi a meno di un chilometro da questo scempio, non soltanto ecologico.
Il problema però non è solo di Trapani, tanto che all’inizio del 2016 è stato presentato un apposito disegno di legge alla Commissione permanente dei lavori pubblici del Senato, in cui, per far fronte al problema dei relitti sempre più diffuso nei vari porti dello stivale, veniva programmata la creazione di un apposito consorzio, il Correnab (Consorzio per il riciclaggio dei relitti navali e delle navi abbandonate).
Oltre alla nascita del consorzio, sempre nello stesso disegno di legge, era prevista la mappatura di tali relitti, ma tutto è fermo dal 26 maggio 2016, data dell’ultima seduta della Commissione permanente su questo argomento.
Anche in assenza della disciplina di detto disegno di legge però, rimane vigente l’attuale codice della navigazione, il quale prevede che sia il capo del compartimento marittimo a provvedere, salvo poi rivalersi sul proprietario per i costi sostenuti.
Purtroppo, in questa situazione di perdurante stasi, l’unica speranza è che siano almeno state rimosse tutte le sostanze altamente inquinanti che normalmente si possono trovare a bordo, quali oli esausti e carburante, ad esempio.
Uno scempio ecologico, per una città che trae dal mare la sua ricchezza, ma anche visivo per i migliaia di turisti che si recano nella zona per visitare Villa Nasi, la Colombaia ed il Lazzaretto, tutte meraviglie a simultanea portata di sguardo, insieme al relitto.
Simone La Porta
Questa inchiesta è stata realizzata durante il corso di giornalismo "Raccontare il territorio, difendere la legalità", organizzato a Trapani, nei mesi di Aprile e Maggio, da Tp24.it e Rmc 101.