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09/06/2018 06:00:00

Trapani, domani finalmente le elezioni. Caccia all'ultimo voto

 Domani si vota, Trapani sceglierà il suo sindaco e i propri rappresentanti in sala consiliare. Un anno di commissariamento che è pesato sulla città gettandola nello sconforto, nell'apatia.

Oggi si traccia un primo bilancio sulla campagna elettorale, sugli elettori incontrati, sul tipo di tessuto sociale che si è riscontrato.
C'è stata la grande corsa a parlare di rinascita e di rilancio di Trapani, si spera che tutto questo sia stato solo l'inizio e che si pensi da subito a raddrizzare la rotta.

Facile parlare di turismo, bisogna però legarlo ad una politica di tutela e di valorizzazione dello scalo Trapani-Birgi, ma anche dell'impiantistica sportiva che non gode di buona salute. Tutta una serie di situazioni che sono al limite, per non parlare della raccolta differenziata, diventata un' emergenza da gestire nell'immediato. Problemi seri e veri, che vanno fin da subito affrontati concretamente.
E' un voto sulla fiducia, i trapanesi sono amareggiati e sconfortati, c'è una voglia di riscatto che è tappata dalla paura di una ulteriore delusione. I candidati sindaco hanno parlato poco di astensione dal voto.


Peppe Bologna ha posto l'attenzione sul disinnamoramento dell'elettorato verso la politica, poi per il resto poca cosa.
Eppure il partito del non voto è forte, è presente, ed è quello che doveva essere al centro di ogni dibattito, la percentuale dei votanti alle amministrative di solito è un pianto.
Il partito del non voto ha creato un proprio arcipelago astensionista, che si combatte con l'arma della passione per il proprio programma, per il proprio territorio.
L'astensionismo non può essere maggioranza, la politica però ha deluso grazie alle sue azioni fallimentari e di non cura dei giovani.
Sono cinque i candidati sindaco a Trapani: Bartolo Giglio per la Lega, Giacomo Tranchida espressione civica, Peppe Bologna candidato civico, Giuseppe Mazzonello per i Cinque Stelle, Vito Galluffo per l'area di centrodestra e per i socialisti.
Gli elettori, prima che essere messi davanti alle cinque scelte, hanno innanzi un bivio: voto si, voto no.
Ci piacerebbe dare la notizia , domani, di dati confortanti per la democrazia e per la partecipazione attiva alla vita politica della città, perchè un sindaco non lo si subisce ma si sceglie in cabina elettorale.
Il futuro di Trapani non può essere deciso da pochi, la responsabilità deve ricadere su tutta la comunità.
Vorremo leggere una inversione di tendenza, che poi, diciamolo, il voto è il succo della democrazia.

La campagna elettorale si è chiusa, un lungo dibattito politico che ha presentato una mise nuova per i politici di vecchio corso.
Intanto una novità c'è: non ci sono volti nuovi da spendere in politica.
Nessuno dei cinque candidati sindaco è alla prima esperienza. Sono tutti militanti, o ex tesserati, di un partito. C'è chi il sindaco lo fa da vent'anni in Comuni diversi, c'è chi da collaboratore di Maurizio Santangelo adesso rischia la carta sulla sua pelle, chi da ex AN è arrivato alla Lega. Tutti sono legati ad un percorso politico di esperienza. Questo non significa che non vada bene, bisogna constatare come non ci sia nulla oltre gli addetti ai lavori.
Poca roba tra i giovani, poca roba tra i professionisti che non vogliono scendere in campo.
E' la doppia faccia di una medaglia, per i giovani la politica è un problema, per altri la soluzione. E' stato troppo semplicistico dire: i giovani non devono andarsene. Vogliamo sapere come farli rimanere, con quali mezzi. Tutto rischia di restare un contenitore vuoto e senza prospettiva, lettera morta.
Ed è proprio quando i giovani non votano che la democrazia rischia grosso.
Domani Trapani è chiamata al voto, si placano le polemiche dell'ultima settimana, le querele seguiranno il loro corso nelle aule dei Tribunali, come è giusto che sia, e non a mezzo stampa. Lunedì la città avrà il suo sindaco eletto e potrà iniziare a risalire la china.