Scrivo questa lettera a nome mio e di tante colleghe insegnanti che dopo anni di sacrifici lavorativi lontane dalla propria famiglia e dalla propria terra hanno scelto di tentare di tornare in Sicilia. Espongo brevemente il mio caso che purtroppo è simile a molti altri.
Nel 2000 ho partecipato a due concorsi ordinari, vinti, ottenendo l’abilitazione all’insegnamento per la scuola primaria e dell’infanzia (seguendo e rispettando la regolare procedura prevista dal Ministero, senza pretendere di lavorare e accedere al ruolo solo con il Diploma come è di moda negli ultimi tempi), ho iniziato a lavorare come supplente di scuola primaria nel 2002 in Lombardia. Nel frattempo mi sono anche laureata, e nel 2010 sono entrata di ruolo in Emilia Romagna. Ho rispettato il vincolo degli anni di permanenza nella provincia in cui sono entrata di ruolo, e da alcuni anni ho inoltrato domanda di trasferimento per le provincie di Trapani e Palermo. Speravo di poter tornare a casa dopo anni di esperienza maturata in diverse scuole e soprattutto tanti sacrifici personali ed economici.
E qui inizia una storia assai curiosa: mi sono accorta, anno dopo anno, di una cosa molto interessante, assai strana, che penso sia sfuggita a molti o forse non ha suscitato nessun interrogativo, che riterrei legittimo.
Basterebbe guardare gli esiti dei trasferimenti, per i vari ordini di scuola, pubblicati dagli Uffici Scolastici di tutte le provincie siciliane, che più di mille parole raccontano quello che è accaduto negli anni ed accade ancora oggi.
In pratica, negli ultimi quattro anni la quasi totalità dei trasferimenti da altre regioni verso la Sicilia ha riguardato docenti con una qualche forma di invalidità soprattutto per la scuola primaria. Sono consapevole che la legge 104 e’ una legge importante e preziosa per tutti coloro che hanno dei seri e gravi problemi di salute, sia personali sia dei propri familiari, e proprio per questo deve essere difesa e non deve essere strumentalizzata per finalità diverse, come, sembra, stia accadendo. Per questo penso vadano fatti degli accertamenti seri e sistematici, e non soltanto a campione, per accertare le eventuali irregolarità. Perché, a meno di non ritenere che queste statistiche sfidino ogni legge dei grandi numeri ed ogni calcolo probabilistico, ho la sensazione che i conti non tornano proprio. Non scrivo soltanto perché sento sulla mia pelle un’ ingiustizia subita e reiterata ogni anno, ma scrivo anche per tutti quegli insegnanti che hanno affrontato un percorso di studi, serio e faticoso, che hanno superato dei concorsi, che hanno alle spalle anni di supplenze nelle scuole e sono di ruolo da tanti anni: penso che tutti noi abbiamo il diritto e dobbiamo avere la speranza di poter tornare in Sicilia, e magari di poterlo fare in piena salute, senza doverci augurare malanni ed invalidità. O senza dover perdere la nostra dignità ricorrendo a sotterfugi.
Ho scelto, per questo, di non fermarmi al frastuono dei social, lì dove anche le ingiustizie vengono banalizzate e diventano solo motivo di sterile polemica, ma ho scelto la strada del diritto e quindi della legge, l’unica che può fare luce su quello che sta accadendo e l’unica che potrà evitare a me ed ai miei colleghi l’ennesima frustrazione per un diritto negato. Voglio capire, voglio sapere se si tratta soltanto di una statistica sfavorevole, che riguarda la mia regione (anche se gran parte delle provincie del sud hanno numeri simili) o se invece la furbizia di qualcuno ed i mancati controlli costringono me e tanti validi docenti a restare “al nord”: lo dobbiamo anche ai tanti bambini della scuola primaria che meritano degli insegnanti che, in quanto educatori, siano onesti e trasmettano questo esempio.
E lo dobbiamo anche a coloro che, pur in questi numeri così strani, hanno utilizzato la precedenza, nel trasferimento, per qualche invalidità, avendone pienamente diritto, e che non meritano che su di loro possano esserci dei “dubbi”.
Auspico, quindi, che vengano riviste le regole che determinano i trasferimenti e l’uso delle precedenze per invalidità. E spero che chi ne ha il dovere ed il potere accerti la regolarità di quanto avviene ormai da anni.
Antonella