Marsala ha un nuovo grande festival: 38° Parallelo. Ecco perché è un evento riuscito
di Marco Marino
Perché un festival letterario possa dirsi davvero riuscito, perché si possa con certezza parlare del suo successo sul territorio, non è soltanto necessario dare prova del pubblico numeroso che si è interessato agli incontri. Quello è sicuramente un dato rilevante, sì, soprattutto se proviene da una provincia in cui va scemando l'interesse per il libro e per le eterogenee narrazioni che i libri custodiscono, ma ci sono altri fattori che ne determinano gli effettivi risultati.
Le tracce di questi altri fattori che ci permettono di dire della riuscita di un festival potrebbero essere seguite lungo il percorso lasciato da un'esperienza in particolare: «38° Parallelo - Tra libri e cantine», realtà che dal 31 maggio al 3 giugno ha attraversato, fisicamente e idealmente, Marsala.
Il primo elemento è il piano della sperimentazione di «38° Parallelo»: prendere un vecchio e inflazionato format come la presentazione del libro e trasferirlo in un contesto diverso dagli abituali ambienti, decentrandolo tanto da portarlo nelle cantine del territorio marsalese (quest'anno le cantine coinvolte sono state Birgi, Caruso & Minini e Fina): in questo caso il luogo non è più solo mero contenitore, tutt'altro, diventa contenuto tematico del pomeriggio che vivono gli autori ospiti della rassegna e il pubblico.
Questo permette a «38° Parallelo» di arricchire la città culturalmente - basti pensare che in quattro giornate di incontri Stefano Allievi ha sconfessato i dogmi dell'immigrazione; Massimo Bray e Gaetano Savatteri hanno parlato di una speranza possibile per il Mezzogiorno d'Italia; Giovanni Guzzetta ha raccontato la passione che i padri costituenti hanno profuso nella Carta per modificare il paese, e non per fossilizzarlo; infine Emanuele Giordana e Giuliano Battiston hanno reso parole o meglio storie i confini invisibili e liquidi dei loro viaggi per raccontare mondi (im)possibili.
E tutto ciò, inserito lontano dalle solite sale conferenze, consente di arricchire la città pure economicamente. Sembra ancora paradossale che una dimensione letteraria, culturale possa portare respiro non solo alle librerie, ma anche a tutte le altre attività che gravitano attorno al festival. «38° Parallelo» non è stato un modo per far conoscere ai marsalesi le cantine Birgi, Caruso & Minini e Fina. È stato un'occasione, però, che ha permesso alle aziende vinicole di sentirsi attivamente parte di un progetto che coinvolge la città tutta come comunità in divenire. E dall'altro versante il pubblico si è rimpossessato di prodotti e di spazi che in genere abitano fuori dalle presentazioni.
Non è mancato il dialogo con le istituzioni cittadine. Il 2 giugno, festa della Repubblica italiana, offrire la possibilità di parlare di Costituzione nelle stanze di Palazzo Fici per i rappresentanti politici della città e per gli organizzatori di «38° Parallelo», che si sono visti davanti ad una stanza stracolma di gente, è stato il miglior modo per festeggiare il desiderio che Marsala ha di stravolgere il senso di staticità in cui molti si sentono intrappolati.
L'utopia da cui nasce «38° Parallelo – Tra libri e cantine» ci dimostra che alzare il livello dei contenuti non significa perdere pubblico, significa «sconfinare», andare oltre le banalizzazioni, significa rincorrere idee nuove per una città che cresce.
Il direttore artistico Giuseppe Prode ha già dato una probabile data per l'anno prossimo: 30 maggio 2019. Marsala riparte.
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