Marsala, verso 38° Parallelo. Savatteri: "Ecco perché il Sud non deve morire"

 di Marco Marino   

«Il Sud deve morire?» è una domanda che concentra nel suo punto interrogativo tutte le speranze, vive profonde terragne, del Meridione d'Italia. Speranze che talvolta sembrano solo sogni, utopie. Eppure, spesso, quelle speranze viste con gli occhi degli utopisti si inverano, diventano progetti, luoghi di parola, di incontro, di ricostruzione. Allora «Il Sud deve morire?» non è più una costernata domanda sulla soglia della catastrofe, no. Quell'interrogativo necessario per il Mezzogiorno diventa un tema di riflessione che a Marsala, l'1 giugno alle 19 alle Cantine Caruso & Minini, animerà un incontro del festival letterario «38° Parallelo – Tra libri e cantine».

I protagonisti della conversazione saranno Massimo Bray, ex ministro alla Cultura e oggi presidente del Salone del libro di Torino e direttore editoriale dell'Enciclopedia italiana Treccani, e Gaetano Savatteri, scrittore, giornalista del Tg5 e direttore artistico del Trame Festival. Proprio con Savatteri, per iniziare a stimolare il dibattito prima che cominci «38° Parallelo – Tra libri e cantine», continuiamo le nostre conversazioni preliminari.

«A volte ho l'impressione che il mondo si riduca alla Sicilia, a quest'isola, e dentro quest'isola l'isola del paese, e ancora dentro ci siamo noi, con le nostre rabbie cupe, i nostri risentimenti, le nostre vite e i nostri morti...»: è un pensiero tagliente contenuto nel suo primo romanzo, La congiura dei loquaci. Se, nella percezione che abbiamo, i confini fisici vanno poi riducendosi fino a coincidere con la nostra persona, ha ancora senso oggi parlare di identità europea, italiana, siciliana...?

No, non credo. Anzi. Diffido un po' delle identità collettive che spesso producono facili generalizzazioni. E spesso più vasta è l'identità - pensiamo a quella europea - e maggiori possono essere gli spazi di individualità. Per venire alla Sicilia. Cosa significa essere siciliani? Esserci nati, crescerci, viverci, morirvi? È più siciliano uno che conosca tutta la letteratura siciliana e non parli una parola di dialetto o l'analfabeta che parla solo in dialetto? È siciliano uno che non ama la crema di ricotta o la caponata? È più siciliano Falcone o Riina? Come vediamo, dentro questa presunta identità si muovono persone con i loro desideri, gusti, concezioni del mondo. Individui, dunque. Persone che si rapportano con altre persone e trovano ragioni comuni o ragioni divisive. L'identità di un luogo è frutto di una molteplicità di identità che, spesso con difficoltà, convivono dentro lo stesso paesaggio culturale.

«Il rimedio ai problemi della Sicilia?» Una pausa che sollecita l’ansiosa attenzione degli ascoltatori. «C’è». Ancora una pausa, più lunga. «L’aereo».

Passiamo dallo Sciascia de La congiura dei loquaci a quello “reale” di Nero su nero. Mi chiedo: un aereo basterà per fuggire dai problemi di un paese?

Lei è un attento lettore della Sicilia e del nostro paese: come replicherebbe al rimedio indicato da Sciascia?

Oggi è tornato ad essere l'aereo, ce lo racconta la nuova emigrazione intellettuale. Non è un rimedio per la Sicilia, ma un rimedio (a volte non desiderato) del singolo siciliano. La Sicilia resta invece con i suoi problemi, tanto maggiore è l'esodo dei suoi giovani, delle sue menti. Io non sono contro la mobilità, penso che i siciliani possano e debbano spostarsi altrove. La questione piuttosto riguarda il fatto che questa mobilità è sempre a senso unico: dal Sud al Nord, dalla Sicilia al mondo. Cominceremo a risolvere i nostri problemi quando la Sicilia sarà una regione da dove non solo si va via, ma dove molti arrivano: per studio, per lavoro, per viverci. Quando la Sicilia diventerà un luogo dove si va e si viene, come molti altri posti del mondo.

Fra le attività che la vedono in prima linea c'è la direzione artistica del Trame Festival di Lamezia Terme, una delle realtà fondatrici della Rete dei festival del Sud: qual è il sogno di questa sinergia tra i festival del Sud Italia? Quali sono i risultati di cui lei presto vorrebbe stupirsi?

Dirigo questo festival di libri sulle mafie che è un momento importante, credo, di riflessione sul tema della mafia e dell'antimafia. A che punto siamo? Dove si va? Cosa stiamo facendo? Naturalmente, a Lamezia e in Calabria è anche un momento di aggregazione che realizza visivamente il fatto che migliaia di persone che si occupano di questi temi non sono sole né isolate. Trame fa parte di una nuova e nascente Rete di festival del sud che vogliono spiegare al resto d'Italia che c'è un'attività culturale nel Meridione d'Italia non vana, non ridotta esclusivamente a feste patronali e sagre della salsiccia. C'è un'attività editoriale che consuma e produce, anche se gli indici di lettura nel sud sono molto bassi. Anzi, proprio per questo i festival letterari servono ad accendere attenzione e curiosità sull'oggetto libro. Mi piacerebbe, anche in questo caso, che così come si va al festival di Mantova o al salone del libro di Torino, si potesse creare un flusso inverso che dal Nord arriva al Sud non solo per il sole e per il mare, ma anche per celebrare collettivamente un appuntamento culturale dei tanti offerti dalla Rete dei festival del Sud.