Da imprenditore agricolo vittima di usura a impresario di una compagnia teatrale finanziata con i fondi antiusura messi a disposizione dallo Stato. E’ questa la storia che vede protagonista il 49enne mazarese Pietro Indelicato. È lui la vittima dell'usura che oggi ha deciso di destinare l’aiuto ricevuto al teatro, trasformando in lavoro quello che prima era solo una passione e un hobby.
La storia - Nel 2003 nell’azienda di prodotti agricoli di Indelicato si verificano una serie di incendi e furti. Nel 2009 il socio decide di togliersi la vita con un colpo di fucile. Due mesi dopo la tragedia, Indelicato viene avvicinato da un usuraio di Campobello di Mazara, cede alle sue richieste e inizia a pagare. Ma poi la ditta fallisce. Indelicato decide di dedicarsi al teatro e porta in scena uno spettacolo dal titolo “Donne di mafia…donna contro la mafia”.
C’è chi non gradisce, e gli fa recapitare una lettera intimidatoria: «Non occuparti di queste cose». Ma lui non li ha ascoltati, non ha ceduto alle minacce e ha trovato il coraggio di denunciare. Nel 2014 grazie all’aiuto dell’attivista antiracket Francesca Incandela si è rivolto ai carabinieri. Dalla denuncia è scaturita un’inchiesta, e poi il processo, ancora in corso.
“Sei convinto che comunque riesci a pagare ma purtroppo non è così, l’interesse dell’usuraio è quello di spolparti il più possibile" - le parole di Pietro Indelicato ai giornalisti del GR Rai -. Avrei voluto farlo prima, piuttosto che continuare a pagare interessi, avrei potuto fermare l’emorragia prima ma essendo in un contesto delicato in cui si respira il fenomeno mafioso pressante avevo paura, tanta paura”.
Con un prestito a tasso zero di 25.349,72 euro concesso dallo Stato alle vittime di usura, oggi Pietro è ripartito dal teatro, la sua passione, e porta in scena storie di legalità e antimafia. L’ultimo spettacolo è andato in scena al teatro Rivoli di Mazara. “Ho ricevuto un proiettile ma non ci siamo fermati. Ci hanno voluto intimidire, ma ho degli attori straordinari che hanno detto andiamo avanti, non ci possono ammazzare tutti”.