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23/05/2018 08:23:00

I guai di Conte con il curriculum. Salvini e Di Maio cercano un altro premier

 

È diventato un caso il curriculum di Giuseppe Conte, il premier proposto da M5s e Lega. In particolare, stando alle ricerche del corrispondente dall’Italia del New York Times, Jason Horowitz, non risulta che Conte abbia mai «perfezionato e aggiornato i suoi studi» alla New York University, come scritto nel curriculum pubblicato sul sito della Camera.

Horowitz ha contattato l’università americana, ricevendo la seguente risposta: «Una persona con questo nome non compare nei nostri archivi come studente o membro di facoltà».

C’è poi il caso dell’International Kultur Institut di Vienna, sempre citato da Conte, che tuttavia altro non sarebbe che una scuola di lingue, nulla a che fare con il diritto, insomma.

Inoltre, Conte scrive di essere stato «designato» a far parte del Social Justice Group istituito presso l’Unione Europea. L’Unione Europea però non ha alcun organo che si chiama con questo nome. Secondo le verifiche del Post, è esistito piuttosto un collettivo di professori universitari europei chiamato «Social Justice in European Private Law» che ha pubblicato un manifesto nel 2004, ma neanche di questo gruppo Conte avrebbe fatto parte. Anche l’University of Malta precisa che Conte al massimo potrebbe aver svolto alcune letture organizzate da una Fondazione separata dall’ateneo con la quale era in corso una collaborazione. Da Pittsburgh spiegano che Conte «era impegnato nella ricerca legale e nel promuovere il programma di affiliazione» tra l’università americana e l’istituto Villa Nazareth di Roma. Il manifesto ha poi scoperto che fu Conte «da avvocato della famiglia di una bambina malata alla quale fu somministrato il trattamento Stamina, a ottenere il via libera di un tribunale al proseguimento della cura non validata scientificamente». Inoltre Conte è stato tra i promotori, assieme a Gina Lollobrigida, di una fondazione che finanzia l’accesso alle cure compassionevoli in casi di malattie non curabili: Fondazione Stamina fu scelta come prima beneficiaria del sostegno finanziario di quella fondazione.Verderami, sul Corriere, riferisce però che l’ex moglie di Conte è tranquilla: «Sarà un buon premier, quelle sul curriculum e su Stamina sono tutte stupidaggini».  Così Repubblica:


«Di fronte alla valanga che ha investito il professor Giuseppe Conte, Luigi Di Maio ha fatto spallucce: «Non sanno più cosa inventarsi». Anche se avrebbe dovuto dire: «Non sappiamo più cosa inventarci». E non parliamo solo delle invenzioni di cui sarebbero costellati alcuni curricula attribuiti al candidato premier di un futuro gabinetto gialloverde. Che sono semplici bazzecole, al confronto dell’invenzione somma. Ovvero, quella di pensare per la guida del “governo del cambiamento” a chi sembra incarnarne l’esatto contrario. Perché Conte appare piuttosto l’espressione di quello status quo che i grilloleghisti affermano di voler rivoltare come un calzino. Le impronte digitali partono dai grandi studi legali, attraversano la galassia degli incarichi pubblici, scorrono nelle lobby imprenditoriali, seguono perfino le orme di un raider bancario e dulcis in fundo sbarcano in Vaticano. È la fotografia, pressoché perfetta, di una figura plasticamente integrata in ciò che viene definito con disprezzo populista: establishment» .
 
Torna l’ipotesi Di Maio premier con Giorgetti all’Economia
Mattarella ieri mattina ha ricevuto i presidenti delle Camere, Casellati e Fico. Nessuna indicazione al termine del colloquio. Appare meno certo l’incarico a Conte. Si è tornato così a parlare di Di Maio a Palazzo Chigi, soluzione che andrebbe incontro alle aspettative del presidente della Repubbica, il quale non ha mai fatto mistero di non gradire l’ipotesi di un governo politico ma guidato da un tecnico nel ruolo di mero esecutore. E che avrebbe come possibile compensazione la designazione di Giancarlo Giorgetti, braccio destro di Salvini, al ministero dell’Economia. Soluzione, questa, che permetterebbe di lasciare alle spalle le polemiche per l’ipotetica nomina alla guida del Mef di Paolo Savona, giudicato dal Quirinale troppo anti-euro e, di conseguenza, non sufficientemente di garanzia per l’Ue e per i partner internazionali. Salvini, che ieri pomeriggio ha incontrato Di Maio «in una mensa di roma» ha già detto di no: «O Conte o salta l’intesa».
 

In un'intervista a Repubblica la Meloni sostiene che Salvini ha tradito. Eccone un estratto: 


Giorgia Meloni, è sicura che le convenga chiamarsi fuori?
«Penso sia privo di senso che il centrodestra — primo alle politiche e con tutto il diritto di guidare il governo — a causa di una legge elettorale fatta apposta per impedire una maggioranza chiara in Parlamento, debba piegarsi a sostenere chi è arrivato secondo. In un contesto in cui oltretutto il M5S è in schiacciante superiorità numerica ed è in grado di imporre i suoi contenuti»
Lei e Berlusconi avete sbagliato a dare l’ok a Salvini di vedere le carte dei 5S?
«Sicuramente noi abbiamo trattato Matteo da capo della coalizione mentre lui ha trattato gli interessi della Lega».
Salvini ha tradito il centrodestra?
«È l’unico generale che conosco che, appena vinta la guerra, si consegna al nemico lasciando sul campo di battaglia una parte delle truppe. Mi stupisce che mentre io redarguivo Mattarella per il suo rifiuto a dare l’incarico al centrodestra, lui accettava il veto di Di Maio su FdI perché secondo i 5S saremmo troppo di destra».
 



Native | 2024-07-16 09:00:00
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