Ormai da diverse settimane, con l’acuirsi della campagna elettorale relativa alle prossime elezioni amministrative del Comune di Trapani, assistiamo quasi ogni giorno a presunti scoop giornalistici che, puntualmente, si rivelano per quello che sono: bufale!
Notizie come quella che mi vedrebbe financo oggetto di monitoraggio da parte delle forze dell’ordine o della Procura della Repubblica non sono notizie, sono falsità che finiscono per infangare la mia immagine, inquinando la campagna elettorale e condizionando il libero voto dei trapanesi.
A questo proposito, informo chi si è prestato a diffondere questa clamorosa bufala che, nella pubblica amministrazione, vige la separazione dei poteri: quello politico e quello gestionale/amministrativo. Va da sé il fatto che i rapporti e la scelta dei fornitori e/o delle imprese, nonché la verifica sullo stato dei lavori, ricade in capo ai dipendenti responsabili degli uffici e dei servizi.
In ogni caso, con le denunce per calunnia e diffamazione rese in passato per analoghe bufale (durante le amministrative ericine del 2017 e in occasione delle ultime regionali), ho chiesto Giustizia e si attendono nella prossima estate i primi processi. Di queste settimane, purtroppo, sono stato costretto a procedere in maniera analoga. Tanto ho rassegnato anche di questi giorni al Procuratore della Repubblica di Trapani.
Invero, l'esperienza di amministratore mi ha portato ad avere quotidiani rapporto coi giornalisti, categoria che rispetto sinceramente per la rilevanza sociale del suo operato, quando svolto in maniera intellettualmente nobile: aspetto che caratterizza la stragrande maggioranza dei suoi rappresentanti. In tali rapporti ho sempre avuto bene a mente l’importanza della stampa e del diritto costituzionalmente garantito che è dato dalla libertà di parola e di critica.
La Stampa, però, quella con la S maiuscola e di cui sono riverente, è quella autonoma, indipendente, libera e, soprattutto, rispettosa dei medesimi principi che ella stessa si è data. Mi riferisco, in particolar modo, al Testo Unico dei doveri del giornalista del 2016, e alla Legge Professionale del 1963 che all’art. 2 mette in primo piano "il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede".
Tali principi e tali doveri, è bene ricordare, valgono per tutti: anche per le testate locali che, appunto, sono locali, non di categoria inferiore o differente, dunque per questo non esenti dal rispetto delle regole.
In relazione a ciò, invito il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Sicilia a vigilare, con la massima attenzione, sui fatti sopra esposti e su eventuali abusi che non fanno altro che sminuire e mortificare la nobile professione del giornalista.
Mi rendo disponibile a fornire il mio certificato ex art. 335 c.p.p. che dimostra l'inesistenza di indagini a mio carico, eccezion fatta per un procedimento relativo ad una delle tante bislacche denunce proposte in mio danno, e per la quale la Procura della Repubblica ha chiesto l’archiviazione da oltre 3 anni e mezzo, ma che le lungaggini del nostro processo penale hanno fatto sì che giaccia ancora in qualche scaffale, in attesa di una definizione.