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14/05/2018 06:00:00

Immigrazione, calano gli sbarchi. Mille arrivi a Trapani. Tutti i numeri

 Cala e di molto il numero dei profughi arrivati in Italia nel 2018. Ma la rotta mediterranea resta quella più pericolosa.


I migranti sbarcati in Italia sono diminuiti di oltre due terzi. Dal primo gennaio ad oggi sono arrivati in Italia 9948 profughi. Il 68% in meno rispetto ai 31.258 del 2016, il 77% in meno in confronto allo stesso periodo del 2017 (45.112).

Delle quasi dieci mila persone arrivate in Italia nel corso di quest'anno, 6.843 sono partiti dalla Libia. Gli altri sono partiti quasi tutti dalla Tunisia. Ed è infatti tunisina la nazionalità predominante tra le persone arrivate in Italia. 2006 tunisini, seguiti dai 1838 eritrei, dai 695 nigeriani.

I porti dove principalmente vengono sbarcati i profughi soccorsi in mare sono siciliani, nove su dieci. Sono principalmente i porti di Catania (1783), Messina (1719) e Pozzallo (1664) ad aver ricevuto più profughi in Sicilia. A Trapani nei primi mesi dell'anno sono sbarcati 1045 migranti, due settimane fa solo in una operazione di salvataggio sono approdato al Molo Ronciglio quasi 500 persone.


Molti i minori stranieri non accompagnati arrivati in Italia in questi mesi, 1475 dei quasi dieci mila.

Calano gli arrivi in Italia, ma non significa che tunisini, nigeriani, eritrei non tentino di attraversare il Mediterraneo, non tentino di arrivare in Europa con ogni mezzo, disperatamente, via mare. Secondo i dati diffusi dall'Oim, l'organizzazione dell'Onu per le migrazioni, sono arrivati in Europa via mare 24.502 persone in appena quattro mesi e mezzo. Di questi il 39% sono arrivati in Italia. La stessa percentuale riguarda la Grecia, che però ha visto raddoppiati gli arrivi rispetto allo scorso anno. E poi la Spagna, prevalentemente con partenze dalla Tunisia. Sempre l'Oim tiene il conto delle persone morte in mare tentando di attraversare il Mediterraneo, di arrivare nei porti sicuri della Sicilia, della Grecia, della Spagna. Sono 619 le persone morte o disperse in mare, un dato simile allo stesso periodo dello scorso anno. Ma se si considera che le partenze sono diminuite considerevolmente si ha la cifra di quanto resti pericolosa e fatale la rotta del Mediterraneo.

I dati degli sbarchi in Italia suggeriscono anche un'osservazione particolare di quella che è la situazione politica e sociale nei paesi da dove partono i barconi poi recuperati dalle navi nel Mediterraneo. In particolare si guarda molto la Libia in questi mesi, per una situazione politica sempre in bilico. Preoccupazione ha espresso l'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati, l'italiano Filippo Grandi, che su L'Avvenire ha definito la Libia un “Paese in guerra”. E questo ricade sulle persone che vengono rinchiuse nei campi governativi in Libia. “Le condizioni nei centri di detenzione sono terribili – ha detto Grandi – l'Acnur ha potuto ampliare il raggio d'azione avendo maggior accesso a questi centri ma è un'impresa difficilissima svolgere attività umanitaria in un paese che è sostanzialmente in guerra”. In tutto ciò, rileva Grandi l'Europa “non trova grande unità sia nell'affrontare gli arrivi sia nell'affrontare queste crisi all'estero”. Gli sbarchi, le crisi umanitarie, il sistema dell'accoglienza sono stati in questi mesi materiale rovente nello scontro politico. Per Grandi è da “irresponsabili sfruttare questa pressione per fini elettorali”. Dello stesso parere è il ministro dell'Interno Marco Minniti che ha rilevato come “la paura abbia dominato questi mesi di campagna elettorale. Se hai paura sei una possibile conquista della destra. Un pensiero di sinistra non può non misurarsi con tutto questo, e non parlo solo di sicurezza: deve ascoltare, non ergersi a giudice, è questa la differenza tra sinistra e populismo. Come governo abbiamo tentato di fronteggiare i flussi migratori”. Minniti ricorda quando la scorsa estate dall'Ue arrivò la proposta di più soldi per altri hotspot. “Se avessi accettato – continua il ministro dell'Interno – oggi saremmo qui a discutere degli sbarchi nel nostro paese. Ma il bene nazionale in quel momento era tenere insieme umanità e sicurezza”.



Native | 2024-07-16 09:00:00
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