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06/05/2018 06:00:00

Mafia e politica a Campobello: il ruolo dell'ex consigliere comunale Di Natale

 Concludiamo questo nostro lungo viaggio su ciò che di strano accade a Campobello di Mazara. E’ di qualche giorno fa la notizia che la Prima Sezione Penale della Corte d’appello di Palermo ha confermato la sentenza con cui, il 9 febbraio 2015, il Tribunale di Marsala condannò due ex consiglieri comunali di Campobello di Mazara, Antonio Di Natale e Giuseppe Napoli, per "concussione e induzione indebita a dare o promettere utilità". In una parola: mazzette. 

E' stato condannato, infatti, per  avere preteso somme di denaro da un imprenditore mazarese, Vito Quinci, per votare favorevolmente in Consiglio comunale la delibera relativa alla concessione edilizia per la realizzazione di un albergo con 220 camere da costruire su un'area di circa 80 mila metri quadrati nella frazione balneare di Tre Fontane. Nello specifico, Di Natale avrebbe preteso una "mazzetta" di 21 mila euro.

Nello stesso periodo saliva sul palco in piazza con Questore e Sindaco (allora Ciro Caravà) per la "Giornata della legalità". E nel 2009 fu eletto addirittura "presidente del consiglio dei Comuni dell'Unione della Valle degli Elimi". L'apice della sua carriera. 

Adesso è la Procura Antimafia di Palermo a tirare in ballo l’ex consigliere del comune di Campobello di Mazara Antonino Di Natale, ritenuto vicino alla cosca mafiosa, in base ad alcuni spunti dell'indagine. 

Il boss arrestato Vincenzo La Cascia dialogando con Vito Bono parla  del gruppo mafioso rivale, ovvero quello con a capo Raffaele Urso, nel quale ricompredeva Giuseppe Marcianò, Antonino  Di Natale e  Filippo Dell'Aquial e dice: “Urso è sempre con lui con Marcianò  sempre in macchina con lui è .. con quello della banca, quello della banca se la fa con  Dell'Aquila". "Quello della banca" è proprio Di Natale, perché è impiegato in banca. 

In particolare, La Cascia aveva notato alcuni spostamenti di  Di Natale con Dell'Aquila nella zona di Partanna, tanto che aveva intenzione di chiedere ai “referenti” locali le motivazioni di tali “visite”: “… la strada di Partanna l’ho incontrati allo svincolo ..inc.. la strada del dottore … arrivo l’ha al padre Pio, minchia, l’ho incontrato più di una volta “e tiranu pi ducu” a stu Partanna devo chiedere cosa vogliono, ma a Partanna non lo possono vedere

E’, inoltre, Lorenzo Ciramorosa, nelle sue dichiarazioni fatte prima di morire,  a tirare in ballo in ballo  Di Natale, descrivendolo come soggetto facente parte del gruppo criminale con a capo il boss Raffaele Urso.

I magistrati di Palermo, però, evidenziano come non sono stati trovati positivi riscontri indiziari sul Di Natale in relazione alle dichiarazioni di Cimarosa.

Altro episodio. Il 5 luglio 2017 i Carabinieri intercettano Raffaele Urso parlare con Filippo Dell’Aquila.  Racconta dell’incontro avuto con “cavallo pazzo” (alias Antonino Di Natale)  nel corso del quale quest’ultimo aveva richiesto la conferma della disponibilità di Dell'Aquila a testimoniare in suo favore in un processo.

Secondo i pubblici ministeri DI NATALE, come risulta dagli atti di indagine, risultava legato da stretto vincolo di amicizia con Raffaele Urso, per il quale aveva anche svolto il ruolo di autista, anche se ultimamente i rapporti tra i due si erano diradati.

E quando si parla di mafia in Sicilia non manca mai l’interesse sul settore rifiuti.

Nel 2013, secondo gli inquirenti, era stata documentata un’altra vicenda relativa al progetto della realizzazione di una discarica nel comune di Campobello di Mazara, che aveva evidenziato il pieno funzionamento del gruppo capeggiato da Raffaele Urso. 

Nel mese di ottobre di quell’anno, infatti, le intercettazioni sul conto di Marcianò avevano permesso di rilevare che questi aveva avviato dei contatti con alcuni esponenti della consorteria mafiosa di Catania tra cui  Carmelo Munzone, Pietro Conigliaro e Paolo Lo Voi (rispettivamente appartenenti a contesti criminali di Catania, Carini e Palermo), finalizzati allo sfruttamento del remunerativo settore dei rifiuti.

In particolare, si registravano una serie di incontri propedeutici a concordare con Francesco Sucameli  e Antonino Di Natale, le tipologie di rifiuti, ed in particolare del “percolato”, generato nelle discariche locali ormai sature, da conferire nelle discariche calabresi.

La mattina del 17 ottobre 2013  Marcianò accompagnato da Di Natale, va in provincia di  Catania, ed in particolare presso il Comune di Motta S. Anastasia dove incontrano  Carmelo Munzone e accedono all’interno di una grossa area privata dove ha sede la società “OIKOS s.p.a.”, ditta ben nota nella Sicilia Orientale, sia perché aggiudicataria di diversi appalti relativi alla raccolta differenziata di rifiuti ed a tutto ciò che concerne siffatto settore, sia perché gestita dalla nota famiglia Proto, tra cui il  capostipite, Salvatore Proto, ed il figlio Orazio, sono stati coinvolti in inchieste di mafia.

Il 29 ottobre 2013 Marcianò approfittando della presenza a Campobello di Mazara di Carmelo Munzone, organizzava nella casa di campagna di suo padre, un incontro a cui prendevano parte oltre ai predetti anche Raffaele Urso e Antonio Di Natale. 

Successivamente Marcianò e Lo Voi telefonicamente chiarivano il disegno criminoso progettato dalla loro organizzazione criminale relativamente al conferimento del percolato nelle discariche calabresi:…“bisogna fare comprendere che in Sicilia non ci sono imprese che possa smaltire ... e quindi per forza il materiale deve essere scaricato a Vibo Valentia e le tariffe sono quelle che abbiamo discusso noi punto!”…

Le aspirazioni “imprenditoriali” del gruppo cessavano definitivamente il 18 luglio 2014 a seguito dell’arresto di Domenico PROTO e altri, per i reati di concussione, finalizzati alla gestione illecita ed al traffico di rifiuti con il conseguente sequestro della discarica della ditta OIKOS di Motta Sant’Anastasia...

 



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