di Katia Regina. Trasportati dentro il ventre della Sicilia. Nelle viscere intossicate dalla rabbia, per i soprusi subiti per mano dei potenti di turno. È stata questa l’esperienza vissuta dagli spettatori di “Figli di Rosa e Ignazio”, un dolore che solo un siciliano può sperimentare… riconoscere, perché trasmesso nei filamenti del patrimonio genetico.
Calati juncu chi passa la china, recita il detto che, più di ogni altro, rappresenta la sicilianità, ora “babba” ora “sperta” come c’insegna Bufalino. Ed è con l’immenso poeta che si inizia questo viaggio nel ventre cangiante di una Sicilia immobile, contesa tra l’Occidente e l’ottenebrante vertigine del deserto. Riscattata da pochi figli eccellenti, fari intercettati solo da chi volge lo sguardo Oltre, da chi non cammina a capo chino per paura dei tranelli sparsi dai malandrini lungo il percorso.
E poi… Rosa Balistreri, icona della trasgressione civile, fimmina senza averne l’aria. Cantautrice… senza voce, lacerata dalle grida di una Palermo che non ha mai saputo parlare sommessa. Debora Messina ha restituito la grazia ad un personaggio che forse non l’avrebbe mai pretesa, senza scimmiottarla, ha incarnato la sua versione gentile senza privarla della forza dirompente delle sue parole. Non c’è più stato nessuno, da allora, capace di gridare che “Mafia e parrini si dettiru la manu”.
Nessuno come Ignazio Buttitta ha scarnificato il dolore della povera gente attraverso versi fatti con le parole degli ultimi. Rosario Lisma e Guglielmo Lentini in scena cantano Buttitta, recitano strofe chi trasinu nni li vini comu filu inturciuniatu di ventu friscu.
Un’atmosfera rarefatta, intrisa di note nuovamente antiche, scritte dai Musicanti che incoraggiano il mito, lo perpetuano con maestria attraverso produzioni originali e ricercate. A scandire i tempi di scena un pazzo, Giacomo Bonagiuso, folle al punto di credere ancora nell’arte come possibile riscatto. Il suo delirio lo perseguita, lo muove sempre… come è sempre stato per chi ha intuito un Oltre.
In scena:
Gregorio Caimi, Natale Montalto, Gianluca Pantaleo, Dario Li Voti e Debora Messina.