Domenica 15 aprile alle ore 18:00 al teatro "Sollima" di Marsala I Musicanti presentano: Figli di Rosa e Ignazio, teatro musicale su Rosa Balistreri e Ignazio Buttitta regia di Giacomo Bonagiuso.
In scena: Rosario Lisma, Guglielmo Lentini, Debora Messina , Gregorio Caimi , Natale Montalto , Gianluca Pantaleo, Dario Li Voti.
Nota di regia
“Esiste una voce profonda della Sicilia. Una voce che non esiterei a definire ‘classica’, poiché affonda ogni radice nel sacro della rivolta, della separazione, della fosca e reattiva notte, negli uomini e nelle donne che non si piegarono. È la voce dell'etnia sicana, che non è fatta solo da tarantelle e da folklore; ma da una costruzione letteraria che sfida ogni memoria, e la provoca fino al punto estremo del riconoscimento, fino al punto estremo della condivisione.
Per chi volesse far proprio Buttitta, Ignazio, il poeta che faceva il poeta, cantando la smorfia e la rivolta, maledicendo Crispi, al punto che sembra gridare ancora oggi e maledire i nuovi viceré, o per chi volesse riconoscere la voce di Rosa Balistreri che al testo aggiunge la ferita profonda di una insanabile insularità... per chi volesse mettersi addosso questa radice arcana, allora, c’è questo spettacolo da vedere, da sentire, da condividere; spettacolo che vede in scena Rosa e Ignazio, tramite i Musicanti con in primo piano la voce di Debora Messina, e due formidabili attori, Rosario Lisma e Guglielmo Lentini, che corpo, malia , canto e cunto presteranno a questo riconoscimento di paternità e maternità”
Giacomo Bonagiuso
Rosa Balistreri è la voce strappata della Sicilia. Il canto che graffia “li cannarozza” e li fa diventare corde estreme in grado di raccontare i soprusi, le violenze, le idiosincrasie e le paure dell’anima siciliana. Se dovessimo raccontare ad un bambino il suono della Sicilia, dovremmo raccontargli in qualche modo la storia di Rosa. Rosa Balistreri nasce a Licata, vive in estrema povertà e miseria. Le prime scarpe le mette per la prima comunione, a dieci anni.
La sua vita è contraddistinta dalla violenza. Incontra un marito violento. Tenta di uccidere un marito violento. Sconta la prova del carcere. Esce. Incontra “la mano nica” di un “parrino” invadente. Ruba le offerte della Chiesa, parte alla volta di Firenze e lì, fuori dalla Sicilia, rinasce; a Firenze incontra l’amore, si inserisce nei salotti culturali e incontra Ignazio Buttitta.
“Ho incontrato Rosa Balistreri a Firenze, circa 22 anni fa, in casa di un pittore mio amico. Quella sera Rosa cantò il lamento della morte di Turiddu Carnivali che è un mio poemetto. Io quella sera non la dimenticherò mai. La voce di Rosa, il suo canto strozzato, drammatico, angosciato, pareva che venissero dalla terra arsa della Sicilia. Ho avuto l'impressione di averla conosciuta sempre, di averla vista nascere e sentita per tutta la vita: bambina, scalza, povera, donna, madre, perché Rosa Balistreri è un personaggio favoloso, direi un dramma, un romanzo, un film senza volto. Rosa Balistreri è un personaggio che cammina sopra un filo, che ha un cuore per tutti, che ama tutti; un cuore giovane per la Sicilia di Vittorini e di Quasimodo, un cuore giovane per la Sicilia di Guttuso e di Leonardo Sciascia”
Ignazio Buttata viene da Bagheria, dove, autodidatta, esercitò da giovane i più umili mestieri, per poi darsi al commercio; avverso al fascismo (nel 1922 capeggiò una sommossa di popolo), partecipò alla Resistenza. La sua poesia, d'ispirazione popolare e insieme consapevolmente letteraria, è passata dall'originario sensualismo tra arcadico e dannunziano ai toni epico-lirici e quasi da cantastorie della celebrazione del lavoro e delle lotte del popolo siciliano.