Accogliendo la richiesta dell’avvocato difensore Ignazio Bilardello, il gip Riccardo Alcamo ha revocato la misura cautelare (obbligo di dimora nel Comune di residenza) al 53enne marsalese Vito Salvatore Occhipinti, coinvolto, lo scorso 23 marzo, nell’operazione dei carabinieri di Sciacca “Caronte”, volta a contrastare il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Al provvedimento del gip aveva dato parere favorevole il pm. A favore di Occhipinti, noto per essere il legale rappresentante della società che da oltre una dozzina d’anni gestisce il porticciolo turistico di Marsala, ha giocato il fatto di non essersi avvalso della facoltà di non rispondere.
Al gip, infatti, ha detto che lui non sa nulla di traffici di migranti e che il gommone di proprietà della sua società (Mothia Nautica srl) l’aveva dato a Salvatore Calcara, uno dei quattro arrestati, solo per farlo riparare. Non per trasportare clandestini. Nella sua ordinanza, il gip sottolinea che l’indagato “ha fornito una spiegazione alternativa in ordine alle circostanze su cui si fonda l’accusa a suo carico”. Il gip Alcamo scrive, inoltre, che “le precisazioni fatte dall’Occhipinti appaiono allo stato certamente plausibili nel contesto complessivo delle risultanze a carico, non potendosi affatto escludere che Calcara Salvatore abbia sfruttato, ad insaputa del predetto (l’Occhipinti, ndr), l’acquisita disponibilità del gommone di proprietà della ‘Mothia Nautica srl’ (a lui affidato allo scopo di farvi eseguire delle riparazioni) per consentire al gruppo criminale di effettuare il trasporto di migranti e TLE (tabacchi lavorati esteri, ndr) nella notte tra l’1 e il 2 gennaio 2017”. Salvatore Calcara, 49 anni, di Sambuca di Sicilia (Ag), è uno dei quattro arrestati (tre in carcere e uno ai domiciliari) dello scorso 23 marzo. In carcere, dopo oltre un anno di indagini (pedinamenti e intercettazioni grazie alle quali sono state documentare le varie fasi organizzative ed esecutive della tratta), sono finiti anche Marco Bucalo, 31 anni, di Menfi, e Montasar Bouaicha, di 27, tunisino. Ai domiciliari, invece, è stato posto Giuseppe Morreale, 48 anni, di Santa Margherita Belice. Secondo quanto emerso dall’indagine coordinata dalla Procura di Marsala, che si riallaccia a quelle già svolte nel 2017 e all’operazione della Dda “Scorpion Fish” (per quest’ultima, il 6 aprile, a Palermo, la prima udienza del processo abbreviato a 12 imputati e alcuni patteggiamenti), le traversate venivano attuate con potenti motoscafi che dalle spiagge di Al Huwariyah, in Tunisia, raggiungevano i litorali di Marsala e Mazara, percorrendo circa 100 miglia.