Egregio Direttore,
sono Pietro Cavasino (per gli amici semplicemente Piero), cittadino marsalese trentenne che da circa quattro anni svolge la professione di avvocato.
Non sono solito condividere pubblicamente il mio punto di vista sulle tematiche socio-economiche riguardanti il nostro paese, né quando richiamano l’attenzione di tutti i cittadini italiani, né quando più specificatamente riguardano la Sicilia, la provincia di Trapani e la nostra Marsala.
Tuttavia, l’importanza della questione concernente lo scalo aeroportuale di Birgi – che ha formato oggetto della seduta aperta del Consiglio Comunale di Marsala del 19 marzo scorso – e il timore che essa possa passare presto in secondo piano (come già altre volte accaduto), mi hanno indotto ad alcune considerazioni che, per una volta, vorrei condividere con i miei concittadini.
Le faccio preghiera, pertanto, di accogliere, a distanza di una settimana dalla sua celebrazione, il mio giudizio sull’adunanza consiliare tenutasi a Palazzo VII Aprile, nella speranza di mantenere vivo il dibattito su uno dei casi più spinosi per la nostra terra che rischia di nuocere irreparabilmente all’intera economia del Trapanese.
Mi sia consentita una breve premessa.
La domenica precedente alla seduta consiliare sul caso Birgi, ho avuto il piacere di ritrovarmi a cena con alcuni colleghi ed altri professionisti per godere insieme del giorno di festa, punzecchiandoci a vicenda con qualche sfottò sulle nostre fedi calcistiche e, non da ultimo, dibattendo sulle annose questioni inerenti il nostro territorio.
Nei giorni immediatamente successivi, ripensando a quella piacevole serata, mi sono reso conto che, a parte le differenti fedi pallonare, quasi tutti quelli che vi hanno partecipato condividono con me alcune peculiarità, tra cui:
- l’ancor giovane età (il più anziano non ha ancora compiuto il trentacinquesimo anno);
- l’aver avuto la fortuna di studiare, vivere e/o lavorare fuori sede (in altre regioni di Italia o, addirittura, all’estero);
- la sincera preoccupazione circa l’attuale condizione socio-economica in cui versa la nostra bella Sicilia e, di conseguenza, sull’immediato futuro che attende i cittadini (o meglio, gli esseri umani) che la popolano.
Ma l’elemento più significativo che ci accomuna è l’avere scelto (mi permetta di aggiungere “con coraggio”) di tornare a vivere nella nostra bella città, facendo prevalere l’amore per Marsala sulla prospettiva di un’occupazione più stabile e, sicuramente, più remunerativa.
Personalmente, ricordo ancora la strenua resistenza che ha posto in essere il dominus dello studio legale milanese in cui prestavo la mia attività, prima di “arrendersi” al mio volere (“Non è una questione economica, è una scelta di vita”, gli dissi con fermezza).
Come indelebili rimangono le sorprese reazioni di amici e parenti, nonché la titubanza e la franchezza di autorevoli professionisti e colleghi del foro lilibetano (“Ma cù tu fici fari?!?”, mi ripetono quotidianamente).
Detto ciò (e scusandomi per la personale parentesi nostalgica), durante la serata, tra un “tocco di sosizza” ed un ottimo “Marsala Vergine”, faceva repentino ingresso nella nostra discussione la questione Birgi.
Si avvertiva negli animi degli interlocutori, da un lato, sincero rammarico per il triste epilogo dello scalo aeroportuale, dall’altro, il comune desiderio di meglio comprendere cosa non avesse funzionato e, soprattutto, quali potessero essere le potenziali soluzioni al problema.
Quale occasione migliore se non partecipare, l’indomani, alla seduta aperta del Consiglio Comunale, appositamente convocata per discutere della spinosa questione?
Decidemmo, pertanto, di assistere all’adunanza consiliare per ascoltare in diretta gli interventi dei vari rappresentanti politici, quantomeno per conoscere le urgenti manovre avviate dalle rispettive istituzioni di appartenenza.
Non è mia intenzione tediare i lettori riportando le numerose e prolisse argomentazioni svolte dagli intervenuti: mi limiterò a riportare il mio giudizio su ciò che è emerso.
Mai dibattito politico fu più deludente.
Corretto il monito del Presidente Sturiano il quale, aprendo formalmente i lavori consiliari, ha voluto sottolineare la finalità costruttiva dell’incontro, invitando gli intervenuti ad astenersi dall’additare presunti colpevoli e ad esporre, piuttosto, soluzioni concrete per il superamento del problema.
Tra i rappresentanti delle istituzioni hanno preso la parola il Sindaco di Marsala, dott. Alberto di Girolamo, la Sindaca di Erice, il Presidente del Consiglio Comunale di Erice, numerosi deputati regionali (tra i quali l’Assessore regionale alle attività produttive, On. Mimmo Turano), oltre a due membri del nuovo Consiglio di amministrazione di Airgest (società che gestisce l’aeroporto di Birgi), alcuni esponenti dei sindacati e delle associazioni di categoria.
La parola, infine, è andata a quei cittadini che hanno voluto esprimere la loro opinione.
Tra di essi, il più convincente è stato il dott. Salvatore Ombra (Presidente di Airgest negli anni d’oro di Birgi), il quale ha messo a nudo le svariate criticità che hanno determinato la crisi dell’aeroporto e l’addio di Ryanair, dimostrando un pragmatismo di contenuti da far invidia alle illustri personalità presenti.
Davvero impalpabili, invece, si sono rivelati gli interventi della maggior parte dei rappresentanti politici.
Molti di essi si sono rifugiati nella scontata promessa (l’ennesima) di un impegno costante e proficuo per il bene della collettività, sottolineando la volontà comune a tutte le forze politiche di trovare la direzione corretta per “salvare” lo scalo, senza tuttavia fornire il benché minimo apporto in termini di soluzioni.
Alcuni hanno rilevato la necessità di rifinanziare al più presto Airgest (ma questo lo si sapeva già, visto che trattasi di società che non presenta più un capitale sociale), altri hanno auspicato la costituzione di un tavolo tecnico presieduto dal Presidente della Regione (“pensarci prima no?”, verrebbe spontaneo chiedere ai proponenti, nonostante la loro più che probabile risposta “chiedete alle precedenti amministrazioni!”).
Ebbene, dopo ore di interventi, il risultato che ne è scaturito è disastroso: pochissime le soluzioni proposte e nessuna assunzione di responsabilità da parte delle figure istituzionali intervenute.
Un’idea che ha quantomeno il pregio di presentare carattere di originalità – ma che non ha avuto sviluppi concreti – è giunta dal Presidente del Consiglio Comunale di Erice, Giacomo Tranchida, che ha proposto di impiegare parte dei fondi accumulati dai comuni per il co-marketing per promuovere e pubblicizzare la provincia di Trapani nelle città dove operano compagnie aeree che tra i loro scali annoverano Palermo, sì da stimolare la scelta della nostra provincia come meta turistica da raggiungere utilizzando il non lontano scalo palermitano.
Ci hanno pensato i membri del cda di Airgest a rendere ancor più cupo l’umore degli astanti, comunicando ufficialmente che gli ultimi disperati incontri con Ryanair non erano andati a buon fine e che pertanto erano definitivamente tramontate le poche speranze di avere altri voli Ryanair, oltre ai quattro già confermati, per l’ormai imminente stagione estiva.
Ma l’intervento più atteso era sicuramente quello dell’Assessore regionale alle attività produttive, On. Mimmo Turano.
L’Assessore non ha perso tempo nell’individuare chi, a suo parere, sia il vero responsabile della debacle aeroportuale, dichiarando letteralmente: “Siamo in una situazione di emergenza perché una compagnia aerea che non partecipa al bando si permette di impugnare il bando”, asserendo che, se non ci fosse stata l’impugnazione da parte di Alitalia, il contratto di co-marketing con Ryanair sarebbe stato concluso e l’unico problema da risolvere sarebbe rimasto quello di ricapitalizzare Airgest.
Dalle parole di Turano si deduce che Alitalia, sebbene non abbia presentato alcuna offerta, ha coltivato un giudizio amministrativo con l’unica finalità di bloccare l’aggiudicazione dell’appalto, senza il benché minimo interesse all’aggiudicazione dello stesso.
Ora, o l’Assessore non ha avuto il tempo di analizzare la sentenza del TAR Sicilia oppure gli sarà sfuggito qualche passaggio fondamentale.
Dalla sentenza, infatti, risulta chiaramente l’interesse di Alitalia all’aggiudicazione, atteso che la sua mancata partecipazione alla gara è stata determinata dall’introduzione nella lettera di invito di un requisito ulteriore (la necessità di collegamento diretto tra Birgi e le destinazioni individuate nella lettera) rispetto a quanto previsto in sede di preinformazione; circostanza che ha indotto il TAR all’annullamento della lettera di invito, configurando tale ulteriore requisito come “clausola escludente” che viola il principio di imparzialità dell’azione amministrativa.
Il TAR, quindi, ha fugato ogni dubbio sulla legittimazione di Alitalia all’impugnazione, ribadendo un principio costantemente affermato dalla giurisprudenza amministrativa: la ritenuta illegittimità di talune clausole contenute negli atti di gara rende ammissibile l’immediata impugnazione da parte dei potenziali partecipanti, indipendentemente dalla presentazione della domanda di partecipazione alla gara.
Detto ciò, appare evidente che se la lettera di invito non avesse introdotto clausole illegittime, Alitalia non avrebbe potuto fondatamente impugnarla e, comunque, il TAR Sicilia non l’avrebbe potuta annullare.
Non è, dunque, Alitalia che ha innescato la situazione di emergenza, ma Airgest che vi ha dato causa, predisponendo una lettera di invito in violazione dei principi fondamentali del diritto amministrativo, legittimamente impugnata da Alitalia e correttamente ritenuta meritevole di annullamento dal competente TAR.
Sarebbe stato più corretto da parte del rappresentante dell’esecutivo regionale, porre l’attenzione sul discutibile operato di Airgest nella predisposizione della lettera di invito, piuttosto che puntare il dito contro Alitalia, addirittura qualificando – sulla base di quali concreti elementi non è dato sapere – il suo operato come un “attacco al sistema aeroportuale minore” (rivedere la registrazione su youtube per credere).
Dopo oltre quattro ore di interventi, la mia delusione aveva ormai raggiunto massimi livelli.
Decisi, quindi, di abbandonare un’aula ormai semi deserta.
Una volta salutati i miei valorosi compagni, mi incamminai verso casa ripensando ai vani tentativi del mio dominus milanese di trattenermi nel suo studio, nonché alla simpatica battuta in dialetto siciliano di cui ero continuamente bersaglio (“ma cù tu fici fari?!?”).
Illustri uomini delle istituzioni, il fenomeno della fuga dei giovani siciliani è in continuo incremento.
Cercate di contenerlo con idonee e concrete soluzioni, prima che anche coloro i quali hanno avuto l’ardire di tornare, riprendano tristemente i bagagli alla ricerca di un futuro migliore altrove, rinunciando, questa volta definitivamente, al sogno di poter vivere nella loro Terra natìa, accanto agli affetti più cari.
Piero Cavasino