Per traffico internazionale di droga, il gup di Palermo Cesare Vincenti ha condannato a 16 anni di carcere il salemitano Salvatore Miceli e a 14 anni il figlio Mario Fortunato. Altro salemitano condannato (a 12 anni) è stato Michele Decina.
Ritenuto un esponente di spicco in seno alla famiglia mafiosa salemitana capeggiata dal boss Michele Gucciardi, Salvatore Miceli ha già scontato una prima condanna sempre per traffico di droga.
Secondo gli investigatori, ad affidargli il business degli stupefacenti era stato, attraverso il suo consigliere Pino Lipari, il boss Bernardo Provenzano che di lui, pare, si fidasse ciecamente.
Nello stesso processo “abbreviato” davanti al gup Vincenti sono stati condannati anche i palermitani Michele e Gaetano Gregoli (12 anni ciascuno) ed Emanuele Saglimbene (9 anni e 4 mesi). Tranne Salvatore Miceli, rimangono però tutti a piede libero, dopo che nel 2016 il gip decise di non arrestarli perché non c'era più l'attualità delle condotte criminali. Il gup che li ha condannati, però, ha applicato loro la libertà vigilata e il divieto di espatrio.
Tre gli assolti: Roberto Pannunzi (nome storico del narcotraffico, arrestato a Bogotà nel 2013), Salvatore Giordano e Vincenzo Aceste. L’inchiesta della Dda di Palermo ha riguardato l'importazione in Sicilia di grossi quantitativi di cocaina colombiana. Carichi di droga sarebbero arrivati per essere raffinati a Palermo e rivenduti anche in provincia di Trapani. Nel 2009, ad interrompere la latitanza sudamericana di Salvatore Miceli furono i carabinieri di Trapani che lo arrestarono davanti all’hotel Cumberland di Caracas. Lo cercavano dal 2001 per un traffico di droga tra l’America Latina e l’Italia.