Carlo Licari processato per lesioni alla nipote Paola Parrinello, colpita in testa con un casco. La vittima, in aula, conferma le accuse
Ascoltata davanti al giudice monocratico Vito Marcello Saladino, Paola Parrinello, 55 anni, marsalese, ha confermato le accuse mosse allo zio: Carlo Licari, 66 anni, pregiudicato, storico gestore del “Bar Moderno” di Porta Nuova.
Il processo è quello che vede imputato il pregiudicato con l’accusa di lesioni in danno della nipote. Nel corso di una lite, avrebbe colpito la donna in testa con il suo casco da scooterista.
Il fatto contestato è datato 25 settembre 2014. Nelle carte dell’accusa si legge che avrebbe provocato alla nipote “una lesione personale dalla quale derivava una malattia nel corpo consistente in un trauma cranico non commotivo con contusione della regione temporale sinistra, giudicata guaribile in sette giorni”. Al pregiudicato è stata contestata anche la “recidiva”.
Il procedimento penale è scattato a seguito della querela presentata dalla Parrinello ai carabinieri. La vicenda si inquadra nell’ambito dei dissidi tra lo zio e la nipote che il 20 luglio 2017 ha visto Licari condannato per tentata estorsione proprio in danno della nipote. La scorsa estate, infatti, il giudice Saladino ha inflitto al pregiudicato due anni di carcere.
Secondo l’accusa, Licari dopo essere uscito dal carcere (gennaio 2014), avrebbe preteso di tornare a gestire il “Bar Moderno” di Porta Nuova. O, comunque, incassare una somma a titolo di buonuscita e valore di avviamento commerciale. A Licari, però, la licenza era stata revocata dal Comune nel novembre 2010. E cioè tre anni e mezzo dopo l’arresto (per favoreggiamento della latitanza dei boss di Cosa Nostra Natale Bonafede e Andrea Mangiaracina) nell’ambito dell’operazione antimafia “Black Out” del 9 maggio 2007. E a dicembre dello stesso anno nella gestione del noto bar è subentrata Paola Parrinello, che in quest’ultimo processo si è costituita parte civile con l’assistenza dell’avvocato Peppe Gandolfo. Il risarcimento danni richiesto è di 50 mila euro. A difendere Licari è, invece, l’avvocato Luigi Pipitone.
Adesso, in aula, nel corso del processo per lesioni, Paola Parrinello ha spiegato di avere sborsato circa 100 mila euro per pagare gli avvocati allo zio e far fronte ad altre spese. Ha, inoltre, dichiarato che l’immobile dove c’era il bar “non era di proprietà” del Licari e a che questi, dopo la condanna, venne revocata la licenza. A quel punto, lei stipulò lei personalmente il contratto di locazione per lo stesso locale e inviò una raccomandata a Licari, invitandolo a ritirare il vecchio bancone del bar, ma lo zio avrebbe rifiutato e anzi l’avrebbe pure minacciata. La Parrinello, che in udienza ha avuto un leggero malore, ha raccontato anche di avere subito l’incendio dell’abitazione ad opera di ignoti e poi, il 25 settembre 2014, l’aggressione da parte dello zio, del quale ha detto di avere ancora paura. In Tribunale, è stato ascoltato anche il nuovo compagno della Parrinello, Giuseppe Schiera, ma questi ha detto che non ha assistito all’aggressione. Arrivò, infatti, poco dopo.