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27/02/2018 02:00:00

La coinvolgente musica di Sergio Cammariere a Marsala

 Dopo 109 mesi e 29 giorni del suo precedente concerto tenutosi al teatro Impero, ritorna Marsala, nello stesso palco di allora, Sergio Cammariere.


Con una chioma molto folta come sempre, la sua entrata viene accompagnata dagli applausi, ringrazia in silenzio con tre inchini e sedendosi al pianoforte, per qualche secondo giunge le mani in un misto tra preghiera e concentrazione. Inizia un assolo di tre minuti che ci sembra più un accordo del pianoforte e, al termine del breve pezzo saluta con “ Buonasera e grazie di essere venuti e grazie alle persone che hanno fatto un lungo viaggio per poter essere qua a Marsala; Il teatro è quasi pieno e speriamo di condividere il nostro cuore con voi”.
Presenta il primo pezzo della serata “Mano nella mano”, accompagnato dal battito delle mani del percussionista, dal batterista e dal contrabassista presenti sul palco, al quale si aggiunge anche il sassofonista. Il brano dà il titolo anche all’omonimo album del 2014, per la compilazione dei testi degli 11 brani presenti, ha trovato l'ispirazione a seguito di un viaggio nella comunità autonoma spagnola dell'Andalusia. Applausi del pubblico, lui si toglie gli occhiali e ringrazia annuendo con la testa.
Il secondo brano è “Nessuna è come te”, presente tra i 13 del suo secondo album “Sul sentiero” del 2004. Ogni tasto pigiato fa arrivare un’intensità così vibrante da fare quasi tremare l’anima, ricordandoci quasi il ritmo di Paolo Conte.
Annuncia il terzo brano “dal primo LP ”, una canzone alla quale tiene particolarmente. Doppia “razione” di applausi per questo brano, visto che sono partiti sulle note finali e sono ricominciati al termine di questa poesia pura e semplice con le parole sui sentimenti dell’amore.
Per il quarto pezzo inizia dicendo semplicemente “Sanremo, Sanremo 2008, Sanremo per la seconda volta” e “questa canzone che adesso vi propongo è un omaggio al genere bossanova” Ed iniziano le note di “L’amore non si spiega”, un capolavoro di raffinatezza che “vinse” moralmente quell’edizione del Festival, brano dal ritmo trascinante e coinvolgente, con interpretazione straordinaria.
Il quinto pezzo, considerate le condizioni del tempo, ha un preambolo meteorologico. Dice infatti che è una giornata particolare con neve in tutto il Paese (addirittura ne è caduta talmente tanta che per la prima volta viene rimandata partita di calcio allo Stadium di Torino) e con il Burian che porta un po’ di… freschezza! Continua dicendo: ora, voi vi chiederete, perché ho detto tutto questo? Dal pubblico si leva un grido: “ESTATE!” e Sergio risponde “posso provare ad accennarla”. E inizia a cantare questa cover, interpretata, dalla sua uscita nel 1960, oltre che da Bruno Martino, da innumerevoli artisti italiani. Al termine, spiega che l’autoree Bruno Brighetti, la sera che la scrisse ha mangiato così tanto da aver avuto una indigestione. Ricorda anche un libro su questa canzone, scritto dalla giornalista musicale Paola De Simone dal titolo “Odio l’estate”, titolo originario della stessa. Sergio che scrive la recensione ha subito pensato ad una canzone intramontabile. Quasi leggendo il pensiero, Sergio il cantante, nello stesso istante l’ha definita un evergreen italiano, una canzone prodigiosa.
Si continua ancora dall’album “Dalla pace del mare lontano” con “”Per ricordarmi di te!”
Il settimo brano inizia quasi strimpellandolo. Si china verso i pedali del pianoforte e ci comunica che il palco ha una leggera pendenza. Prendendo la bottiglietta d’acqua che gli era caduta a causa della leggera pendenza, la poggia in orizzontale e la lascia scorrere verso la platea, andando a finire sul tavolo (vuoto) che solitamente è occupato dagli operatori alla regia. Accenna a “La prima volta 21 anni fa al Premio Tenco”, facendoci ovviamente capire che avrebbe cantato “Tempo perduto”, considerato che per quell’anno vinse tale premio quale miglior musicista ed interprete.
Per l’ottava canzone, si alza e avanzando fino al bordo della platea, chiede al pubblico “Cosa volete che faccia”? Tra le varie proposte del pubblico, decide di optare per “La vita ci vuole”, canzone delicatamente struggente.
Oltre metà concerto è andato già via e il nono pezzo “Vita d’artista”, che continua nel testo con vita da cane, senza una lira per settimane, schiavo del fumo e di un pezzo di pane, senza una donna è vita da fame!, una sorta di testo biografico degli artisti, specialmente alle prime armi.
Il decimo brano è tratto ancora dall’album “Dalla pace dal mare lontano” ed è “Sorella mia”
L’undicesimo brano è “Dalla pace dal mare lontano” e, come dice lo stesso Sergio, “potrebbe essere un inno alla pace per tutti i popoli inerti che le subiscono, Siria ed altre nazioni”. Il brano continua molto più della sua durata perché lo allunga in versione strumentale ed al termine gli applausi si prolungano per più di un minuto.
Immancabile nei suoi concerti il grido “situescion” (da uno scherzo ideato ai danni del presentatore Pippo Baudo in una vecchia edizione del Festival nel quale tutti gli artisti esibitisi sul palco, ad iniziare da Cammariere, hanno citato al microfono questa parola). Sergio annuendo e con il sorriso sotto i baffi risponde “Situescion” e continua presentanndo “il brano che ha cambiato la mia esistenza, forse anche di qualcuno in sala – c’è chi si è sposato –una canzone magica. Una voce femminile dalla platea aggiunge “c’è chi si è lasciato. Ed inizia con “Tutto quello che un uomo”, con il quale ha vinto il premio Mia Martini della critica del Festival 2003. Al termine della canzone si avvicina sul palco di nuovo verso il pubblico e chiede il piacere, il favore, di cantarla tutti assieme, dalla seconda strofa, richiesta che ovviamente viene accolta istantaneamente anche da uno spettatore con un prolungato “Sììììì” ed al termine ancora applausi prolungati.
Il tredicesimo pezzo è “Via da questo mare” ed al termine ringrazia gli artisti che lo hanno accompagnato. Amedeo Ariano alla batteria, Bruno Marcozzi alle percussioni, Luca Bulgarelli al contrabbasso e Daniele Tittarelli al sax. Esclama “Ora iniziamo i ringraziamenti , siamo quasi arrivati alla fine di questo show” e per chiaro ed udibile disappunto degli spettatori aggiunge “ecco l’ululato” E da un foglio A5 legge i nomi di “Luca Giannellini, fonico di sala; Qui dietro di me, lui è siciliano, fonico di palco, Andrea Di Stefano”, continua con “poi voglio ringraziare il Comune di Marsala, siete stati veramente carini e gentili ad ospitarmi”. E poi aggiunge: “Ah, debbo ringraziare… voi, vi ringrazio, siete stati bravissimi, ci siamo divertiti un mondo a suonare questa sera qui a Marsala” ed inizia a suonare e cantare “Cantautore piccolino”. Al termine del brano il contrabassista fa un assolo e lui lo guarda con ammirazione. Poi fa un cenno con la mano di andare e rimane da solo al pianoforte. Rientrano tutti e l’assolo viene fatto lungamente dal batterista. Al momento dell’aaolo del percussionista, prende altre due bacchette e per qualche secondo lo accompagna, salvo poi desistere e va a parlare con il controbassista e quando Sergio si allontana, quest’ultimo parla al sassofonista. Quasi sicuramente avranno parlato di andare via perché dopo alcun secondi abbandonano il palco.
Applausi del pubblico che si dilungano, accompagnati dagli inviti “fuori, fuori”, sino a quando non escono di nuovo tutti per il classico “bis”. Escono e lui invita ad avvicinarsi a loro, come nei concerti rock.
Ed inizia con il quindicesimo ed ultimo pezzo, “Malgrado poi”. Al temine, sulle ultime note dice “Grazie Marsala, Grazie a tutti” e vanno via.
Come all’inizio, diamo i numeri: 101 sono stati i minuti trascorsi assieme a Sergio Cammariere ed ai suoi musicisti per un concerto bello e coinvolgente.


Sergio Oliva