Una bara leggerissima, con sole poche ossa. Sono stati celebrati ieri in chiesa madre a San Giuseppe Jato i funerali di Concetta Conigliaro, la ventisettenne che nel 2014 venne uccisa dal marito e data alle fiamme.
Ci sono voluti quasi quatto anni per dare sepoltura a ciò che rimane della giovane donna: circa 250 grammi di resti ossei sui quali, per via del fuoco, non rimane traccia neanche del Dna.
Così neppure le analisi dei Ris hanno potuto “scientificamente” accertare che siano di Concetta. Ma per gli inquirenti non ci sono dubbi: fu infatti il marito, Salvatore Maniscalco, a condurre i carabinieri in contrada Giambascio. Dove il corpo venne dato alle fiamme all’interno di un grosso fusto metallico.
I resti di Concetta furono ritrovati il 7 giugno del 2014 nelle campagne tra San Cipirello e Partinico. Dopo le analisi dei Ris di Messina e durante le fasi processuali sono rimasti custoditi nella locale caserma dei carabinieri. Nei mesi scorsi sono stati dissequestrati su iniziativa degli avvocati Katia La Barbera e Maria Grazia Messeri, che assistevano Concetta. Ma in tanti si sono mobilitati affinché la giovane avesse un funerale ed una sepoltura: la piccola bara ed il servizio di onoranze funebri sono stati donati dalla ditta “Fratelli Ales”; il Comune, guidato dal sindaco Rosario Agostaro, ha messo invece a disposizione un loculo requisito in precedenza.
Mentre la lapide è stata donata grazie ad una raccolta fondi promossa dalle locali associazioni antiviolenza. A mettere in moto la macchina della solidarietà è stato Luciano Crociata, che modera il gruppo social “Jato e dintorni 2”. Ma ad attendere da quasi quattro anni i funerali è soprattutto Giovanna Lo Biondo, la madre di Concetta, che non ha mai perdonato l’assassino. Alla cerimonia saranno presenti, oltre ai sindaci dei due Comuni, i carabinieri del comando di Monreale e le delegazioni delle locali scuole superiori. Per il delitto Conigliaro è stato condannato a 20 anni di reclusione il marito: Salvatore Maniscalco. Proprio nelle scorse settimane la Cassazione ha confermato la pena per il quarantaduenne jatino. Condanna confermata anche per un cugino dei due ex coniugi: il sancipirellese Antonino Caltagirone, accusato di distruzione del cadavere. Per lui 4 anni e 8 mesi, in buona parte già scontati.
Le tracce della ventisettenne Concetta Conigliaro si erano perse il 9 aprile del 2014. In un primo momento in tanti avevano ipotizzato un allontanamento volontario. Quattro giorni dopo dalla scheda telefonica della giovane partì un messaggio indirizzato ad una delle sorelle. Le indagini dei carabinieri hanno accertato che quel messaggio era stato in realtà inviato dal cellulare del marito, dove era stata inserita la Sim di Concetta. Ed il 23 aprile 2014 Maniscalco si era perfino recato in caserma per accusare la moglie di violazione degli obblighi di assistenza familiare. In quegli stessi giorni alla stazione centrale di Palermo venne anche fatta ritrovare la borsa della donna. Gli effetti personali vennero consegnati alla madre, Giovanna Lo Biondo, che il 14 maggio presentò denuncia di scomparsa. Il 31 maggio, in via Mazzini, dove abitava la signora Lo Biondo, qualcuno lasciò per terra un giubbotto della ragazza e delle ossa bruciacchiate. Una settimana dopo, su indicazione di Maniscalco, vennero ritrovati altri resti.
(Articolo tratto da un originale di Leandro Salvia, che si ringrazia per la gentile disponibilità)