Divertenti, giocose, stimolanti, sono le Citazioni Pratiche di Fornasetti, a Palazzo Altemps.
Si tratta di una mostra visitabile fino al 6 maggio 2018, per celebrare l’estro del padre del Design italiano, Pietro Fornasetti. Egli, scoperto da Giò Ponte, creò negli anni trenta un’azienda di oggetti rigorosamente fatti a mano e, più in generale, di arti decorative che contribuì a diffondere a livello internazionale lo stile italiano.
Oggi il figlio Barnaba Fornasetti, in occasione del ventennale dello splendido palazzo rinascimentale nel cuore di Roma, celebra il gusto sopraffine e la fantasia del padre, in questo percorso espositivo in cui si alternano, alle collezioni del Museo - marmi come il celebre Trono Ludovisi, risalente alla Magna Grecia, statue romane, fregi e antichi reperti - ventisette “incursioni artistiche”, ovvero elementi d’arredamento (come i trumeau architettura), piatti, vassoi, specchi, e tanto altro.
Circa ottocento pezzi dell’Atelier Fornasetti sono stati avvicinati tematicamente ai preziosi del museo creando citazioni, intrusioni, richiami più o meno evidenti.
L’insieme non è mai disomogeneo, in quanto il genio del design si è sempre ispirato proprio ai temi classici e all’architettura, lavorando su un tema antico e riproponendone mille estrose variazioni.
L’accostamento di classico e contemporaneo - come già proposto in altre location, si veda il riallestimento del museo diretto da Cristiana Collu, La Galleria Nazionale di Roma - oltre che appagare la vista, stimola l’immaginazione del visitatore.
Nella sala affrescata del piano superiore, si è avvolti da un’atmosfera surreale. Tra le statue in marmo del passato, è posizionato un elegante tavolo rotondo che Fornasetti ha decorato con motivi architettonici, sul quale siedono due carlini in rosso dall’espressione enigmatica. Un tappeto recante le costellazioni e le sedie a tema quattro stagioni arredano il tutto.
C’è, ancora, la raffinata cornice di uno specchio da parete, creata dall’atelier Fornasetti riutilizzando una lastra di zinco che riproduce esattamente i dettagli di un antico fregio di marmo, esposto accanto.
Un luogo incantato è lo spazio in cui sono appesi i suoi manufatti più conosciuti: i piatti. In essi un volto femminile (la musa fu probabilmente la cantante lirica Lina Cavalieri) viene riprodotto in numerose emozioni, in molteplici stili – le variazioni, appunto. Tutt’intono specchi, come a moltiplicarli all’infinito.
Si tratta, dunque, di una delle esposizioni più interessanti della capitale, assolutamente da non perdere in cui riferimenti e rifacimenti testimoniano come l’antico e il contemporaneo passano decisamente parlare…la stessa arte!
Sabrina Sciabica