A meno di un mese dal voto del 4 marzo, il rischio che le fake news, le notizie false create ad arte, possano influenzare i comportamenti di voto resta molto alto.
Un sondaggio realizzato da Doxa per Findomestic svela che tre persone su dieci, spiega Doxa, credono a notizie false anche se sono state palesemente certificate come tali.
È il caso, ad esempio, della finta sorella di Laura Boldrini che gestirebbe centinaia di cooperative che assistono immigrati. E' un fatto falso ma il 30% degli intervistati lo crede ancora vero.
Stessa sorte per la bufala sulla bambina musulmana di 8 anni data in sposa a un 35enne a Padova: la finta notizia era circolata nel novembre del 2017, diventando subito virale.
E ancora oggi il 63% degli intervistati la crede vera. Dal test risulta che in media oltre il 40% delle persone non riconosce notizie inventate e già smascherate. Secondo l’80% degli intervistati le fake news condizionano l’opinione pubblica, mentre solo l’1,4% ritiene che non abbiano alcun tipo di influenza.
Secondo lo studio realizzato da Doxa, oltre il 50% degli italiani ammette di essere caduto nel tranello delle fake news almeno una volta nell’arco dell’ultimo anno. Addirittura il 13% confessa di aver «abboccato» a più di 5 notizie false. Un dato che si spiega anche con il tipo di consumo di media che si è andato sviluppando. I siti Internet sono considerati i mezzi di informazione più attendibili da quasi tre persone su dieci (29,4%); seguono la televisione (26,5%), i blog e i forum (18,1%) e i quotidiani (10,1). E i social network (7,7%) sono reputati più veritieri delle radio (6,3%). Sono soprattutto i più giovani a fidarsi dei siti Internet: quasi il 36% nella fascia tra i 18 e i 24 anni. I quotidiani, invece, registrano il massimo tasso di credibilità (20,5%) tra gli over 60.
Fortunatamente, il 71,2%delle persone controlla se la notizia è riportata anche su altre fonti e il 66,6% valuta la fonte da cui proviene la notizia. Nonostante la situazione sia critica, circa il 40% si dice contrario all’introduzione di controlli, per evitare ogni tipo di censure. Mentre il 50% si esprime a favore di un «controllo esterno» (meglio se ad opera di un soggetto imparziale) che certifichi cosa è vero e cosa no.