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03/02/2018 07:36:00

Maestra scriveva 'squola', licenziata

 Scriveva 'squola', ma anche 'sciaquone', e dove servivano le doppie le ometteva, salvo aggiungerle nelle parole che non le hanno. Epilogo scontato per la maestra "didatticamente incapace", che ora, dopo l'allontanamento dalla scuola (senza q) si è vista confermare il licenziamento dal giudice del lavoro di Venezia.

La donna, insegnante fino a tre anni fa in una elementare della provincia di Venezia, s Santa Maria di Sala, aveva fatto ricorso al giudice del lavoro contro la decisione del Ministero dell'istruzione, che l'aveva lasciata a casa dopo la segnalazione della preside. Anche la magistratura ha deciso che la maestra non poteva più insegnare. Erano stati i genitori dei bimbi delle due classi di prima elementare, dove la donna insegnava italiano, ad accorgersi degli strafalcioni nelle correzioni e nei compiti assegnati ai figli.

Commenta Massimo Gramellini sul Corriere della Sera:

Ora che la magistratura ha apposto il timbro definitivo sul licenziamento della maestra veneziana che scriveva scuola con la q, bisognerebbe che al ministero qualcuno ci svelasse il quarto segreto di Fatima: come ha fatto un’analfabeta a piede libero a insegnare per anni nelle scuole, anzi nelle squole della Repubblica Italiana. Per ottenere quel posto ha dovuto superare indenne un lunghissimo percorso a ostacoli disseminato di q. Intanto l’esame di quinta elementare, dove chi scambia «squola» per l’anagramma di «squalo» andrebbe spedito dietro la lavagna, non in cattedra. Poi quello di terza media, la maturità, forse una laurea e sicuramente un concorso, senza che mai nessun esaminatore osasse fermarla. Erano tutti corrotti, ignoranti o distratti come quei tecnici ministeriali che in un tema dell’anno scorso scrissero «traccie» con la i? La maestra sgrammaticata non era poi neanche così difficile da stanare. Risultava allergica alla «c» in genere: oltre a «squola» scriveva «sciaquone». E aveva pessimi rapporti anche con le doppie, come la sua collega milanese che corresse un allievo — «zebbra si scrive con due b!» — e la preside la difese, sostenendo che però tutte le altre parole le aveva scritte giuste.

L’insegnante è stata giudicata «didatticamente incapace» e ora, dopo un periodo di allontanamento da scuola, non potrà più insegnare. Fino a tre anni fa la maestra prestava servizio in una scuola elementare della provincia di Venezia, a Veternigo, frazione di Santa Maria di Sala. Dopo il putiferio che si era scatenato e la conseguente sospensione dal servizio la donna aveva fatto ricorso al giudice del lavoro contro la decisione del Ministero dell’istruzione, che l’aveva lasciata a casa dopo la segnalazione della preside. Ma anche la magistratura ha deciso che non è idonea a insegnare.

In particolare erano stati i genitori dei bimbi delle due classi di prima elementare, dove la donna insegnava italiano, ad accorgersi degli strafalcioni nelle correzioni e nei compiti assegnati dalla docente. Per protesta erano arrivati a tenere a casa i figli, in attesa dell’allontanamento dell’insegnante. Il giudice ha ritenuto inammissibile anche la domanda con la quale l’ex insegnante chiedeva di essere assegnata ad altre mansioni o trasferita in un altro istituto.

Un caso analogo è accaduto poche settimane fa alle elementari di Casciana Terme, in provincia di Pisa, dove i genitori hanno deciso di protestare contro una maestra precaria ritenuta «non adeguata». Secondo le famiglie le correzioni dei compiti dei propri figli contenevano errori, grammaticali e ortografici, ancora più grossi di quelli degli alunni. Da qui la segnalazione, prima verbale e poi scritta al preside, che non ha perso tempo e dopo aver acquisito la documentazione ha constatato la fondatezza di quanto segnalato dai genitori. L’insegnante è stata quindi retrocessa al ruolo di maestra d’appoggio, un ruolo quindi non più primario, e con orario spalmato non più su una ma su quattro classi. Ma questo non è bastato a sedare la protesta delle famiglie che ora sono decise a ‘scioperare’ portando via da scuola i propri figli nelle ore dell’insegnante sgradita.



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