Un po' a sorpresa, i Cinque stelle scaricano Nino Di Matteo. Il magistrato non sarà né candidato in Parlamento (per lui si ipotizzava il collegio del Senato a Palermo) nè sarà Ministro.
Lo ha detto Luigi Di Maio. Il leader dei Cinque Stelle ha infatti depennato il nome del magistrato anche dalla lista dei ministri alla quale sta lavorando e nella quale Di Matteo doveva essere il Ministro della Giustizia. Il giudice, tra l'altro, oggi finisce la sua applicazione a Palermo per il processo sulla presunta "trattativa" tra Stato e mafia, e tutto lasciava intendere che l'incastro dei tempi avrebbe permesso una sua candidatura. Il timore dei grillini è che le polemiche per il suo ruolo di pm nel processo trattativa Stato-mafia surclassino qualsiasi
vantaggio.
Annuncia Di Maio: «Né Di Matteo, né Davigo, né Cantone faranno parte del nostro governo»
Cinque Stelle alle prese con il puzzle dei collegi uninominali. Ieri il comitato elettorale era a lavoro sui requisiti dei candidati, che per la prima volta
possono essere esterni (a contattare Luigi Di Maio sono stati, oltre ai singoli, presidenti di associazioni di categoria come Confcommercio, Confesercenti, Confapi, oltre alle associazioni dei risparmiatori con cui sarebbe stato stretto un accordo).
Di Maio ieri ha anche aperto, ancora, ad intese sul programma, spiegando che i 20 punti presentati a Pescara sono intoccabili, ma che se ne potranno aggiungere altri in base alle richieste delle forze che, dopo il voto, vorranno collaborare alla nascita di un governo.