Due super-consulenti nominati dalla difesa sono stati ascoltati nel corso dell’ultima udienza del processo di secondo grado, davanti al Corte d’appello di Palermo, ai cugini marsalesi Pietro e Domenico Centonze, di 48 e 42 anni, condannati in primo grado a 20 anni di carcere per il duplice omicidio dei tunisini Rafik El Mabrouk e Alì Essid, di 31 e 34 anni, uccisi con due colpi di fucile, la notte del 3 giugno 2015, in contrada Samperi, di fronte l’ex distilleria Concasio.
Le due vittime, i cui corpi caddero a terra in uno spiazzo trasformato in discarica abusiva, viaggiavano su un ciclomotore. A condannare i cugini Centonze, il 16 settembre 2016, è stato il gup Francesco Parrinello. Ad essere ascoltati dai giudici palermitani sono stati il generale dei carabinier Luciano Garofano, ex comandante del Ris di Parma, e Pietro Indorato, esperto in traffico telefonico. Indorato ha riferito sulle immagini relative ad alcune intercettazioni effettuate dai carabinieri del Ros nell’ambito delle indagini sfociate, nel maggio 2017, nell’operazione antimafia “Visir” e sulle “celle” telefoniche agganciate dai cellulari degli imputati la notte del duplice omicidio. Elementi dai quali, secondo la difesa, vengono smentiti alcuni elementi fondamentali su cui si fondava la sentenza di primo grado.
L’ex comandante del Ris di Parma ha, invece, parlato delle risultanze degli esami svolti sui residui di polvere da sparo, sulla base della relazione svolta dal Ris di Messina, e sul tipo di cartuccia trovata sul luogo dell’omicidio. Al termine dell’udienza, uno dei difensori, l’avvocato Diego Tranchida, ha dichiarato: “L’esito dell’esame dei nostri consulenti, il generale Garofano e il dottor Indorato, e nella precedente udienza il dottor Simonetto, è stato molto positivo ai fini difensivi. Siamo soddisfatti”. Gli altri difensori sono gli avvocati Luigi Pipitone, Massimiliano Tranchida e Raffaele Bonsignore. La prossima udienza si terra l’8 febbraio e verrà ascoltato, in qualità di consulente del procuratore generale, il luogotenente dei carabinieri di Marsala Alberto Furia, che partecipò alle indagini che condussero all’individuazione dei cugini Centonze come i due autori dell’omicidio. E per questo motivo, i difensori si erano opposti alla sua nomina come consulente della pubblica, ma i giudici hanno stabilito che per ricostruire i fatti è necessario ascoltare l’investigatore. I cugini Centonze (cugini, a loro volta, del capomafia ergastolano Natale Bonafede) furono arrestati dai carabinieri dopo circa un mese di indagini. Anche se Pietro Centonze fu rimesso in libertà pochi giorni dopo. Fu, però, nuovamente arrestato subito dopo la sentenza del gup Parrinello. Secondo l’accusa, avrebbero ucciso per gelosia. In un night di Mazara (il “Las Vegas”), dove sarebbero arrivati con una ballerina romena, avrebbero litigato con i due tunisini perché uno di questi si sarebbe intrattenuto, scambiandosi anche il numero di telefono, con la giovane originaria del Paese dell’Est europeo.