L'Europa bastona la Sicilia e chiede alla Regione di restituire 380 milioni di euro di fondi strutturali. E' una decisione del Tribunale dell’Unione Europea: «varie irregolarità» e «gravi carenze nella gestione e nei controlli» sono costate quantomeno 379 milioni 730mila 431 euro e 94 centesimi. Cioè la quota di fondi strutturali che l’Italia ha perduto (sul miliardo e 209 milioni di euro destinati 15 anni fa al sostegno di interventi strutturali in Sicilia) a causa della inaffidabilità dei suoi sistemi di controllo e utilizzo.
Nel 2000 e poi nel 2004 la Commissione europea aveva infatti approvato il cosiddetto «Por Sicilia», cioè il Programma operativo per la regione Sicilia, con un cofinanziamento del Fse-Fondo sociale europeo fino a 846 milioni su 1,2 miliardi. Ma il 17 dicembre 2015, sulla scorta di una serie di audit avviati sin dal 2005, la Commissione europea aveva ridotto il contributo finanziario di ben 379 milioni «a causa delle constatate irregolarità singole e sistemiche», e di «varie irregolarità in diverse operazioni, alcune accertate dall’Olaf-Organismo antifrode europeo». Contro questa decurtazione finanziaria lo Stato italiano aveva presentato ricorso al Tribunale dell’Unione Europea: ma giovedì questi giudici lo hanno però respinto, e hanno convalidato la decisione della Commissione europea di ridurre i fondi all’Italia togliendole quei 379 milioni di euro inizialmente stanziati.
Sono state appunto «accertate operazioni relative a progetti presentati dopo la scadenza del termine di presentazione delle domande di partecipazione, spese di personale non correlate al tempo effettivamente impiegato per i progetti, consulenti esterni privi delle qualifiche richieste, insufficienti giustificativi di spesa, altre spese non attinenti ai progetti, esecuzione delle attività non conforme alla descrizione dei progetti, violazione delle procedure di appalto e di selezione di docenti e fornitori». Insomma proprio tutte quelle cose che, quando riempiono i titoli dei giornali, annoiano i negazionisti del peso della mala-amministrazione.
All'attacco il Movimento 5 stelle che da tempo ha sollevato l'attenzione sulle critictà della spesa dei fondi comunitari in Sicilia. «Ex governatori e dirigenti devono pagare - dicono i deputati all’Ars Valentina Zafarana e Luigi Sunseri e il deputato europeo Ignazio Corrao -. Musumeci avvii subito un’indagine interna per dirci i nomi e i cognomi dei soggetti che hanno portato a questo disastro storico e certificato e venga subito a riferire in aula. Dovremo restituire all’Europa 379 milioni di euro relativi al FSE 2000-2006. La sentenza è uno schiaffo violentissimo non solo alla dirigenza regionale nella gestione dei fondi Ue, ma purtroppo anche ai siciliani e al mondo della formazione, perché certifica senza appello la mangiatoia della politica ai danni della formazione».