E’ stata fissata per il 7 febbraio, davanti al Gup di Palermo Nicola Aiello, la prima udienza del processo con rito abbreviato a dieci dei 14 arrestati nell’operazione antimafia “Visir”, che il 10 maggio 2017 scompaginò le fila della “famiglia” mafiosa di Marsala e Petrosino.
A scegliere il rito abbreviato sono stati il nuovo presunto “reggente” della cosca lilybetana, Vito Vincenzo Rallo, 57 anni, pastore, già tre condanne definitive per mafia sulle spalle per una quindicina d’anni di carcere, il suo braccio destro Nicolò Sfraga, 51 anni, Calogero D’Antoni, di 35, Vincenzo D’Aguanno, di 57, Giuseppe Giovanni Gentile, di 43, Massimo Salvatore Giglio, di 41, Simone Licari, di 58, Ignazio Lombardo, detto “il capitano”, di 46, nipote (e per un certo periodo anche suo sostituto) dell’anziano “uomo d’onore” Antonino Bonafede, Michele Lombardo, di 55, imprenditore, e Aleandro Rallo, di 24, nipote del boss Vito Vincenzo. A difendere la maggior parte degli imputati è l’avvocato Luigi Pipitone.
Gli altri legali dei personaggi alla sbarra sono Paolo Paladino (per Rallo e Lombardo), Stefano Pellegrino, Daniela Ferrari, Raffaele Bonsignore e Pietro Riggi, tra i difensori anche Chiara Bonafede, Giuseppe Oddo e Luca Cianferoni.
I reati contestati, a vario titolo, ai 14 arrestati sono associazione mafiosa, estorsione, detenzione illegale di armi e altri reati aggravati dalle finalità mafiose. Le indagini hanno delineato i nuovi assetti e le gerarchie della cosca di Marsala. E alla luce sono venute anche alcune tensioni interne sull’asse Strasatti-Petrosino (che stavano per sfociare in gravi fatti di sangue) per la spartizione delle risorse finanziarie derivanti dalle attività illecite. Tensioni che all’inizio del 2015 hanno visto l’intervento di Matteo Messina Denaro, che ha imposto la pace. Altrimenti, sarebbe sceso lui in campo con il suo “esercito”. Scoperto anche un tentativo di estorsione a un imprenditore edile di Partinico (Billeci) che nel 2011 si era aggiudicato, a Marsala, la gara d’appalto bandita dal Comune per i lavori di sistemazione di piazza Marconi (“Porticella”). La vittima, infatti, denunciò l’accaduto. E del resto, non poteva essere diversamente, visto che è presidente di un’associazione antiracket del Palermitano.