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23/01/2018 07:34:00

Marsala, Mafia. Processo Visir: è battaglia sulle parti civili

Sarà nell’udienza dell’1 febbraio che il Tribunale di Marsala (presidente del collegio giudicante: Vito Marcello Saladino) comunicherà la sua decisione sulle richieste di costituzione di parte civile nel processo a quattro dei 14 presunti mafiosi affiliati alla “famiglia” di Marsala arrestati dai carabinieri lo scorso 10 maggio nell’operazione “Visir”.

Gli altri 10, in febbraio, saranno processati con l’abbreviato davanti al gup di Palermo. A scegliere il rito ordinario sono stati l’imprenditore edile Michele Giacalone, 47 anni, Alessandro D’Aguanno, di 26, e i mazaresi Andrea Antonino Alagna, di 38, e Fabrizio Vinci, di 47. I primi tre sono difesi dall'avvocato Luigi Pipitone, mentre legali di Vinci sono Teresa Certa e Vincenzo Catanzaro. Proprio le richieste di costituzione di parte civile sono state motivo di forti tensioni e polemiche tra avvocati impegnati su opposti fronti. A chiedere di potersi costituire parte civile sono stati Sicindustria, gli imprenditori Salvatore e Francesco Billeci, Libero Futuro Castelvetrano e Palermo, Associazione Antiracket Trapani, e la nota Associazione Antimafie e Antiracket “La verità vive” dell’avvocato Giuseppe Gandolfo.

Ad opporsi ad alcune di queste richieste è stato l’avvocato Luigi Pipitone, che ha espresso una serie di riserve sulla concreta attività sociale svolta sul territorio marsalese dall’associazione “La verità vive” (ex antiracket “Paolo Borsellino”). “Non basta – ha affermato l’avvocato Pipitone - il particolare impegno profuso sulle costituzioni di parte civile negli ultimi anni per far sì che possa vantare tale diritto anche in questo processo”. Dura la replica, dell’avvocato Giuseppe Gandolfo, legale dell’Associazione “La verità vive”, che ha tentato di parlare in udienza (ma non poteve, se non è neanche ammesso al momento come parte...) e sulla stampa ha parlato di “inesattezze scandalose”, rivendicando il ruolo sociale che l’associazione da lui rappresentata in varie aule di giustizia ha avuto in questi anni sul territorio lilybetano. Ma va detto che Tp24.it ha da tempo denunciato l'ambiguità di un'associazione (la cui unica specialità è la costituzione in serie di parte civile nei processi in ogni parte d'Italia...) della quale dominus è l'avvocato Gandolfo, che prima si portava il nome di Paolo Borsellino e che è stata diffidata dal figlio di Borsellino per costringerla, addirittura, a cambiare nome. 

Per quanto riguarda, invece, le istanze di Sicindustria e dell’Associazione Antiracket e Antiusura Trapani, Pipitone ha evidenziato che non vi è prova di attività operative sul territorio (Marsala) in cui si sarebbero consumati i reati. E di “difetto di territorialità” Pipitone ha parlato anche a proposito della richiesta di costituzione di parte civile presentata dall’associazione Libero Futuro di Palermo, mentre per quanto riguarda Libero Futuro Castelvetrano è stato fatto notare che tale associazione è nata il 30 luglio del 2013, mentre in fatti contestati riguardano il periodo compreso tra il 2011 e il 2012. Pipitone ha, infine, contestato l’istanza di Salvatore Billeci, presunta vittima di estorsione, affermando che “non si capisce che la richiesta di costituzione avviene in proprio o come legale rappresentante della ditta”, e del fratello Francesco, che risulterebbe legale rappresentante di una ditta diversa da quella oggetto di estorsione. L’inchiesta “Visir” è nata nell’ambito di quella più complessiva che mira a catturare il super boss latitante Matteo Messina Denaro, mentre i reati contestati, a vario titolo, ai 14 arrestati sono associazione mafiosa, estorsione, detenzione illegale di armi e altri reati aggravati dalle finalità mafiose. Le indagini hanno delineato gli assetti e le gerarchie della cosca di Marsala. I dieci imputati che saranno processati con rito abbreviato davanti al Gup di Palermo sono il nuovo presunto “reggente” della cosca marsalese, Vito Vincenzo Rallo, 57 anni, pastore, già tre condanne definitive per mafia sulle spalle per una quindicina d’anni di carcere, il suo braccio destro Nicolò Sfraga, 51 anni, Calogero D’Antoni, di 35, Vincenzo D’Aguanno, di 57, padre di Alessandro, Giuseppe Giovanni Gentile, di 43, Massimo Salvatore Giglio, di 41, Simone Licari, di 58, Ignazio Lombardo, detto “il capitano”, di 46, nipote dell’anziano “uomo d’onore” Antonino Bonafede, Michele Lombardo, di 55, imprenditore, e Aleandro Rallo, di 24, nipote del boss Vito Vincenzo. A difendere i 14 indagati, oltre a Luigi Pipitone, sono gli avvocati Paolo Paladino (per Rallo e Lombardo), Stefano Pellegrino, Daniela Ferrari, Raffaele Bonsignore e Pietro Riggi. Le indagini hanno scoperto anche tensioni interne sull’asse Strasatti-Petrosino (che stavano per sfociare in gravi fatti di sangue) per la spartizione delle risorse finanziarie derivanti dalle attività illecite. Tensioni che all’inizio del 2015 hanno visto l’intervento di Matteo Messina Denaro, che ha imposto la pace. Altrimenti, sarebbe sceso lui in campo con il suo “esercito”. Scoperto anche un tentativo di estorsione a un imprenditore edile di Partinico (Billeci) che nel 2011 si era aggiudicato i lavori di sistemazione di piazza Marconi. La vittima, infatti, per altro presidente di un’associazione antiracket, denunciò subito l’accaduto.



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