D'Alì e la mafia. Oggi la Corte di Cassazione dovrà decidere se dovrà ricominciare o chiudere il processo che vede il senatore di Forza Italia imputato in concorso esterno in associazione mafiosa. Se il procedimento si dovesse chiudere oggi verrebbero confermate le sentenze di primo e secondo grado, in cui Antonio D'Alì è stato prescritto per i fatti fino al 1994 e assolto per quelli contesti per il periodo successivo.
I giudici della Corte di Appello hanno accerto la "condotta illecita" di D'Alì fino al 1994, e quindi il reato è stato dichiarato prescritto: "L'imputato ha contribuito con coscienza e volontà al rafforzamento di Cosa nostra, fino ad epoca successiva e prossima al mese di gennaio 1994". Tutto si basa sempre sulla compravendita di un terreno in Contrada Zangara a Castelvetrano, passato dai D'Alì in mano a Totò Riina. La prima elezione al Senato, nel 1994, fu "appoggiata elettoralmente dall'associazione mafiosa", tuttavia, senza alcuna prova di disponibilità di D'Alì a favorire la famiglia mafiosa dei Messina Denaro.