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10/01/2018 04:10:00

Le promesse elettorali: la gara a chi le fa più grosse

di Leonardo Agate  - Non è che noi siamo da meno di Tramp e Kim, il primo presidente degli Usa, il secondo della Corea del Nord. La loro gara a chi ha il bottone nucleare più grosso, che poi nel parlare allusivo è diventata la gara a chi ce l’ha più grosso, si è trapiantata nel nostro Paese diventando la gare a chi fa le promesse elettorali più grosse, per contendersi i voti nelle elezioni politiche del prossimo 4 marzo. Questa è una gara meno rischiosa di quella cui giocano, sulla nostra pelle, Trump e Kim, anche se ha, come l’altra, del superficiale e dell’incredibile.

Einaudi, il grande liberale diventato il primo presidente della Repubblica, scrisse in un suo aureo saggio che prima di decidere o di fare affermazioni ci si deve informare bene, in modo da non dire sciocchezze. Non so quanti hanno letto Einaudi tra i politici che si contendono il voto. Credo ben pochi; potrebbe essere nessuno, o, anche se qualcuno lo ha letto, non ne ha appresa la lezione.

E’ un promettere mare e monti; da qualunque parte ci si volta, si ascoltano proposte mirabolanti che cambierebbero il Paese da così a così, quasi per un tocco magico: naturalmente il partito che lancia la ricetta miracolosa dovrebbe avere la maggioranza per farla approvare nel Parlamento.
Oggi come oggi, non si sa con sicurezza quale maggiorana uscirà dalle urne, per la semplice ragione che molti elettori non hanno ancora deciso per chi votare, ed anche per l’altra ragione che il meccanismo di attribuzione dei seggi nel maggioritario e nel proporzionale è così complicato che non solo non ci capiscono niente i comuni cittadini, ma nemmeno ci capiscono molto i politici stessi. L’on. Gianfranco Rotondi, dal 2013 in Forza Italia, dal 2015 in Rivoluzione Liberale, precedentemente Dc, PPI, CDU,DCA e PdL, ha avvertito i suoi che, sulla scheda, bisogna sbarrare pure il simbolo del partito e non solo il nome del candidato, perché nel primo caso il voto va anche al partito, nel secondo viene ripartito tra i partiti della coalizione. Un bel rompicapo per l’elettore non specialista di trucchi elettorali.
La complicazione del sistema di voto, che regolerà le prossime lezioni, ha fatto già un giochetto al suo promotore, Ettore Rosato, e al partito di cui è espressione, il Pd. La nuova legge elettorale è stata elaborata, per giorni e notti con il più attorcigliato alambicco; ne è venuto fuori qualcosa che, nelle speranze dei promotori, avrebbe dovuto mettere fuori giuoco il M5S, ed anche nell’angolo il centro - destra. Senonché le cose complicate sono rischiose nell’attuazione, e le ultime analisi dei competenti chiariscono che probabilmente il più avvantaggiato nel voto sarà il centro - destra, poi si piazzerà il M5S, e buon ultimo arriverà il Dp. Si ripeterebbe a livello nazionale quello che è avvenuto in Sicilia con le ultime regionali.
In filosofia questo procedimento che porta da un’elaborazione logica a un fine diverso dal pronosticato, si chiama eterogenesi dei fini.