Secondo i dati presentati nel nuovo “Piano nazionale Aids” in Sicilia i nuovi casi di infezione da Hiv sono aumentati, e questo in controtendenza rispetto a quanto accade nel resto del Paese. Che succede? E perché?
Difficile dirlo. Secondo Maria Grazia Di Benedetto, vicepresidente della Lila Catania (Lega italiana per la lotta contro l’Aids) e componente del coordinamento nazionale Lila, le cose sono molto più complesse di quanto possa apparire a prima vista. Va detto, infatti, che i dati in questione fanno riferimento alle nuove diagnosi di Hiv non agli effettivi casi di nuove infezioni dei quali è difficile sapere.
“Abitualmente – spiega – si dice che per ogni quattro nuove infezioni tre vengono diagnosticate e una no. Ma chi ci dice che questo rapporto nel tempo non è cambiato? Non solo. L’aumento delle nuove diagnosi di Hiv potrebbe dipendere dal fatto che è migliorata l’offerta del test che lo rileva. La Regione siciliana, infatti, 2 anni fa ha investito delle somme per una campagna di offerta gratuita del test dell’Hiv di cui si sono fatti carico le Asp e le aziende ospedaliere del territorio.
A questo va aggiunto l’impegno delle associazioni di volontariato che raggiungono persone che non si rivolgerebbero alle strutture pubbliche. La Lila, per esempio, somministra i test una o due volte al mese, in base ai fondi disponibili, dal momento che non ha alcun finanziamento pubblico. Finora abbiamo potuto contare su uno stanziamento della Tavola Valdese. Dunque il maggior numero di risultati positivi al test potrebbe dipendere dal fatto che più persone vi si sottopongono. Ma potrebbe anche essere che, effettivamente, ci sono più infezioni perché in Italia non si fanno più campagne di prevenzione e i giovani non hanno alcuna informazione”.
I dati nazionali, infatti, rivelano che le nuove diagnosi di Hiv crescono nella fascia di età dai 20 ai 29 anni, con un picco in quella tra i 25 e i 29. Ma anche tra i ragazzi dai 15 ai 19 anni il dato, pur limitato nei numeri, è in aumento significativo. E non è un caso che i volontari delle associazioni impegnate nella prevenzione, come la Lila, non vengano più invitati nelle scuole per informare i giovani, pur essendo disponibili a farlo. Il fatto è che l’Aids è scomparso dall’agenda dei mass media e questo perché, in linea di massima, a differenza degli anni Novanta, non si muore più a causa di questa infezione. Merito delle nuove terapie che, tra l’altro, consentono alle persone che vivono con infezione da Hiv (in Italia sono 120-140.000) di non trasmettere più il virus per via sessuale. Eppure è dovere dello Stato promuovere la salute dei cittadini a tutela del loro benessere fisico e psicologico e anche per evitare l’alto costo delle cure.
I dati disponibili dicono che, dal 2010 al 2016 (ultimo anno di cui si hanno rilevazioni), in Sicilia le nuove diagnosi sono passate da 143 a 274, cioè si sono quasi raddoppiate, mentre il Lombardia sono diminuite e così anche in Lazio, sebbene con percentuali minori. Una differenza che, secondo i volontari della Lila, in quelle regioni, è attribuibile al maggiore attivismo nel campo della prevenzione e dei diritti dei “maschi che fanno sesso con maschi”, attivismo a sua volta possibile in un contesto meno discriminatorio. Non va dimenticato, infatti, che la discriminazione porta a nuove infezioni perché scoraggia prima dall’uso del preservativo, come se fosse una sorta di ammissione di essere a rischio, e poi dal fare il test, per paura dello stigma sociale.
In attesa che la Regione siciliana pubblichi i dati disaggregati e le analisi su questo fenomeno, si può dire che i dati nazionali rivelano che l’aumento delle nuove diagnosi di Hiv si registra soprattutto tra i maschi che fanno sesso con i maschi e tra i maschi eterosessuali. Un incremento si rileva anche tra gli stranieri tra i quali, sempre dal 2010 al 2016, il numero delle nuove diagnosi è passato dal 28% al 35%. Ma sarebbe importante sapere, e non lo sappiamo, dove contraggono l’infezione: nel Paese da cui provengono o in Italia? “Impossibile dirlo in assenza di un servizio che li testi in ingresso – sostiene il prof. Luciano Nigro, presidente della Lila Sicilia -.
Ma i dati del Progetto rivolto ai migranti che stiamo portando avanti, con il finanziamento dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i migranti (Unhcr), ci dicono che su 800 minori non accompagnati, che abbiamo testato in 4 mesi, sono risultate positive solo due donne inserite nell’ambito della prostituzione. Piccoli numeri, ma significativi. Di contro, nei test fatti dalla Lila in sede, su 200 italiani ne sono risultati positivi 4. Dieci anni fa quando l’unità di strada della Lila faceva attività di prevenzione con le prostitute straniere quasi tutte risultavano negative ai test. Sarebbe importante sapere dove gli stranieri si infettano in modo da attuare le strategie di contrasto più adatte. In ogni caso il fatto che si scoprano nuove diagnosi è positivo perché le persone curate con le terapie non trasmettono più il virus”.
Per tutti questi motivi la Lila chiederà al nuovo governo regionale di ricostituire la “Consulta regionale Aids” per individuare le priorità da perseguire, visto che l’ottimo “Piano nazionale Aids” varato quest’anno dal Governo nazionale, con un accordo Stato-Regioni, non può essere attuato poiché non ha avuto alcun finanziamento.