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06/01/2018 04:10:00

La guerra “a chi ce l’ha più grande”

 di Leonardo Agate -  Kim, dittatore della Corea del Nord, ha dichiarato che ha il bottone nucleare sul suo tavolo. Gli ha risposto Trump, presidente degli USA, cinguettando nell’etere che lui ce l’ha più grande. In questa gara “a chi ce l’ha più grosso”, non si può stabilire chi ha ragione senza vederlo, la qualcosa finora non è avvenuta, e dobbiamo attenerci alle dichiarazioni. Saremmo più propensi a ritenere che quello di Trump sia di dimensioni maggiori, salvo che non dichiari il falso. Infatti, la dichiarazione di Kim non può essere suffragata dalla sua propria osservazione diretta, data la mole della pancia.

 Si racconta in questa nostra ridente Città che una mattina un noto banchiere, dalla pancia enorme, uscisse di casa con la patta aperta. Una dimenticanza, che suscitò la reazione indignata di una signora di passaggio. “Così si va in giro, Cavaliere? con le cose di fuori?”. “Beata lei che le ha viste – rispose il rispettabilissimo banchiere -. Io è anni che non riesco più a guardarmi sotto.”

 Così, per conoscere veramente chi dei due presidenti americano e coreano ce l’ha più grosso, potremmo intervistare le rispettive signore, ma resteremmo ancora nel dubbio perché potrebbe accadere che ognuna delle due consorti voglia rafforzare l’immagine del marito, e inoltre avrebbe bisogno, per dare un giudizio, di vedere pure l’altro.

 Comunque sia, speriamo che i due giocatori “a chi ce l’ha più potente”, non decidano di usarlo, modesto o enorme che ce l’abbiano.

 Per quanto riguarda il resto della politica internazionale, meno rischiosa ma pure temibile, ci dobbiamo augurare che le manifestazioni iraniane contro il regime degli ayatollah non inducano gli Usa a intervenire pure là per tutelare i diritti umani. Sono una bella cosa i diritti umani, e si deve internazionalmente tutelarli, ma mai bisogna inviare truppe oltre il confine di un altro Paese, o sganciarvi bombe, finché quel Paese non ne aggredisca un altro. Sono fatti suoi, di quel particolare Paese, se là si vive in regime dittatoriale o democratico. Che si facciano pure la guerra civile, e si scannino tra di loro. Noi non dobbiamo interferirvi. Non concluderemmo un tubo, visti i precedenti in materia.

 L’esperienza insegna, o dovrebbe insegnare alle persone intelligenti. Ma bisogna pure ricordare l’affermazione di Einstein, che di una sola cosa era sicuro: dell’immensa stupidità umana. Difatti, il presidente Bush portò la guerra in Iraq e in Afghanistan, il presidente Clinton in Kosovo, il presidente Obama in Libia: sempre allo scopo dichiarato di esportarvi la democrazia.  Perché le guerre devono avere una giustificazione per essere giuste, e alle volte si camuffa il pretesto come giustificazione. In effetti, si trattò sempre di interventi aggressivi per accaparrarsi il petrolio o per favorire gli industriali del settore delle armi e i commercianti di guerra.

  Noi italiani, che nella Costituzione ripudiamo la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli, dobbiamo ripensarci a tutte le volte che ci siamo allineati agli altri Paesi occidentali per le missioni, cosiddette di pace, in effetti di guerra in territori di altri Paesi. Nel programma politico dei partiti che vanno alle urne il 4 marzo prossimo, se ne parla di questo?