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29/12/2017 06:00:00

I botti di fine anno per Musumeci. Figuccia lascia, ma non convince...

 Nello Musumeci, presidente della Sicilia, avrà sicuramente la fine dell'anno scoppiettante.
Sono arrivate, nella giornata di mercoledì pomeriggio, le dimissioni dell'assessore regionale all'Energia, Vincenzo Figuccia.
L'ex assessore ha motivato con un “adesso sono un uomo libero”, ha chiuso la porta dell'esecutivo regionale, ha abbracciato la sua gente. Perchè Figuccia di quella non può fare a meno, così dice.
Non convincono le motivazioni, però.
La Giunta regionale si è insediata da appena un mese, avere avuto il tempo di maturare “qualcosa” è cosa difficile, anche per un super esperto burocrate.
Figuccia aveva espresso  la perplessità circa la delega assegnatagli, avrebbe preferito altro. Si è ritrovato con il dramma dei rifiuti e con i rimproveri del governo centrale. Con Gianfranco Miccichè, poi, non ha mai avuto feeling, prende le distanze, dal presidente dell'ARS, sulla questione stipendi d'oro e stigmatizza la stessa maggioranza di cui fa parte: non avrebbero dovuto votare Miccicchè.
L'assessore dimissionario resta solo, arginato dai capigruppo, dallo stesso UDC che lo riprende e da una dichiarazione di Musumeci: “Tacere e lavorare”.

 


Un assessore regionale, e questo Figuccia, divoratore di social e di politica, lo sa, non può fare finta di amministrare un condominio. Non è stato nominato per questo.
La delega rifiuti? Non era un pacco dono di Natale, scartato il regalo rimane il fetore di quello che il governo Crocetta ha lasciato, compreso la putrefazione di anni di malgoverno regionale che non ha mai pensato, concretamente, di arginare il dramma rifiuti, oggi piaga dell'Isola.
Tutto questo Figuccia lo sapeva, e lo sa.
Non è un politico di primo pelo. I Figuccia sono una dinastia a Palermo: Angelo, suo padre, ex consigliere comunale della città, spina nel fianco del sindaco Orlando; la sorella Sabrina ora consigliera comunale, sempre a Palermo; il fratello Marco consigliere di circoscrizione. E poi c'è lui, Vincenzo Figuccia, 44 anni, gran conquistatore di preferenze, alle ultime regionali i consensi sono stati 9.281.

Le sacche elettorali sono prevalentemente quelle dei lavoratori precari, dei pip, lsu, sportellisti. E difatti Figuccia la delega all'Energia non la voleva proprio, meglio quella al Lavoro e alle Politiche Sociali.

L'arrivo nell'UDC non avviene per caso, l'ex assessore proveniva dagli ambienti forzisti, i contrasti poi con Miccichè lo hanno portato a lasciare il partito.
La dinastia dei Figuccia è ben ramificata sui social, non mancano di riempire le loro bacheche con comunicati di ogni sorta, dal governo nazionale a quello palermitano, perfino con l'occhio strizzato alla politica USA.
Divoratori di un certo populismo di cui si nutrono, alimentano una demagogia che poco ha a che fare con la politica, fatta di schemi e di ruoli istituzionali che impongono un certo contegno e comportamento.

Figuccia, che vittima del sistema non lo è, ha capito che quella poltrona, comoda da assessore, sarebbe diventata un boomerang, che avrebbe tolto i consensi necessari per chi ha intenzione di fare della politica il modus vivendi di tutta la famiglia. L'assessore lascia dicendo “Scelgo la gente”, ma la gente (che brutto termine) non ha bisogno di essere scelta, ha bisogno di essere tutelata, di vedere l'impegno serio e concreto di un politico che ci mette la faccia.

La “gente” non ha bisogno di populismi infausti e di messaggi social , ha bisogno di classe politica preparata, che spieghi quello che si può e quello che non si può fare.
La difesa, ad oltranza, di categorie di lavoratori precari è una battaglia di dignità, ma se resta battaglia e non porta a casa, dopo anni, nemmeno un risultato evidentemente qualcosa non ha funzionato.
Lascia, dunque, Figuccia l'assessorato regionale, preferisce stare con i deboli e non con i privilegi della casta. Ha rinunciato al lauto compenso da deputato? Non ci pare.
Nessun terremoto, nessuna crisi di governo siciliano. Il presidente Musumeci non nominerà un altro assessore ai Rifiuti, al momento terrà per se la delega.
E sulla querelle degli stipendi d'oro il Governatore indica un percorso di responsabilità: “Gli stipendi già dignitosi non vanno aumentati per rispetto verso la nostra gente”.
E Miccichè non ha potuto fare a meno che rivedere quello che aveva sostenuto al momento del suo insediamento. Ieri ha stato convocato il Consiglio di presidenza ed è stato conferito mandato a Giorgio Assenza, deputato questore più anziano, per svolgere le trattative con i sindacati di categoria. L'accordo dovrebbe prevedere il ripristino del tetto dei 240 mila euro.



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