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22/12/2017 06:00:00

Il Pd entra nell'ufficio di Presidenza dell'Ars grazie al soccorso del centrodestra....

 All'ARS c'è stato un accordo tra la maggioranza e il Partito Democratico per eleggere il deputato dem, Nello De Pasquale, con la carica di segretario, quindi componente dell'ufficio di presidenza.
Insieme a De Pasquale gli altri due segretari sono, Alfio Papale di Forza Italia e Stefano Zito del movimento Cinque Stelle. I grillini portano a casa anche un deputato questore, Salvare Siracusa, eletto insieme agli altri due deputati questori di maggioranza: Giorgio Assenza di Diventerà Bellissima e Giovanni Bulla dell'UDC.
Il PD si è fatto male, ancora una volta conta i feriti. Almeno porta a casa un segretario, il renziano De Pasquale, tradito dai suoi stessi compagni di merende, per quei quattro voti andati a Gianfranco Miccichè.
Regge il patto tra i dem e la maggioranza, lo stesso Miccichè prima di entrare in Aula ha ribadito l'importanza per il PD, partito che governa il Paese, ad essere rappresentato nell'ufficio di presidenza.

Queste poltrone hanno tutte un peso, economico, non indifferente.
Agli 11.100 euro da deputato si aggiungono 1.800 euro in più per i vice presidente, ai questori si aggiunge l'indennità in più di 1.622 euro; ai deputati segretari 1.159 euro in più. Anche per i capigruppo e per i presidenti di commissione è prevista l'indennità aggiuntiva di 1.159 euro.
Il presidente dell'ARS ha un compenso pari a 13.800 euro, scomode di certo tutte queste poltrone non lo sono per nulla. Si comprende l'affanno di chi allo scranno tiene, in maniera cieca.

Il dato di fatto emerso è quello di un PD spaccato, fortemente dilaniato dalle correnti interne e dai doppigiochisti che si fanno le scarpe tra di loro.
Hanno giocato al massacro, appoggiando di volta in volta i Cinque Stelle, poi la maggioranza. Difficile dargli credito quando poi un pezzo del loro partito parla male di Micchichè, si ricordino che i loro compagni, che li rappresentano all'ARS, con quella maggioranza fanno accordi, e scendono a compromessi.
Non tutto si consuma in Aula, ci sono altri muri che se potessero parlare racconterebbero dialoghi, i cellulari svelerebbero le loro messaggistiche istantanee.
L'unica corrente che al momento si sente è quella di tramontana che soffia gelida su gran parte della Sicilia, ha raffreddato chi, in certi personaggi politici, ha creduto e ora si ritrova a fare marcia indietro.
Attenzione, gli elettori non sono sempre dietro l'angolo.
I dem peraltro scrivono una brutta pagina di politica, sui social litigano tra di loro, se le cantano per poi fare sparire abilmente il post. Ma in questo sono bravissimi, nei messaggi di ingiurie riservati agli altri... roba da scriverne un libro per epurarli dalla politica in generale.
Il piano dei renziani era anche piuttosto chiaro, seppure negheranno fino alla fine, rendere marginali le posizioni di Lantieri, Cracolici e Barbagallo, Cafeo, per avere campo libero per le manovre con la maggioranza, in particolare con Forza Italia.

L'implosione del PD non è passata inosservata nei vari territori sicialiani, ad essere preoccupato per lo stato di salute dei dem, in prossimità delle elezioni nazionali del 4 marzo, il segretario regionale del PSI, Nino Oddo.
Per Oddo l'aver eletto solo De Pasquale come deputato segretario indica una crisi profonda:

Lo stato di sfascio del PD all'ARS, che porta il centrosinistra ad esprimere solo un segretario nel consiglio di presidenza, fotografa una situazione di grande difficoltà dell'intera coalizione in Sicilia. Occorre al più presto riprendere al più presto un ragionamento comune. Non possiamo permetterci di arrivare in queste condizioni alle elezioni nazionali. Rischiamo un bagno di sangue. Mi riprometto già nei prossimi giorni di invitare i segretari regionali del PD, di Sicilia Futura e di altre forze riconducibili alla coalizione ad un tavolo di confronto che ci consenta di mettere in campo una proposta politica competitiva”.

Incassano tante poltrone i grillini, la capogruppo Valentina Zafarana soddisfatta: “Tre posti dentro l’ufficio di presidenza, più che una vittoria del M5S rappresentano una vittoria dei siciliani. Ci riprendiamo con forza quello che ci era stato negato in passato. Questo palazzo diventerà veramente una casa di vetro, porteremo tutto a conoscenza dei cittadini, Nella scorsa legislatura tutto ci passava sopra la testa senza che potessimo fare nulla”.

Primi dissidi anche dentro l'UDC, il deputato messinese Cateno De Luca lascia il gruppo parlamentare per confluire in quello misto.
L'abbandono all'UDC non è dato dal mancato riconoscimento di ruoli di primo piano, l'obiettivo di De Luca è la candidatura a sindaco di Messina. E' un problema di metodo, per il deputato, che non è stato condiviso e scelto ma imposto:

“Ho fatto questa scelta alla luce del sole non condividendo la logica dei pupi e dei pupari. D’altronde, come in passato, quando mi trovo di fronte a personaggi che si pensano di essere pupari io reagisco avvisandoli preventivamente che non è giusto trattare gli altri come pupi: tuttavia la perseveranza a fare ‘u spertu’ porta alla rottura”.

I malumori sono interni alle scelte degli assessori, del resto Sicilia Vera ha contribuito con i suoi 18 mila voti a portare l'UDC ad un ottimo risultato elettorale. Invece i democristiani non hanno nemmeno accettato il compromesso di denominare il gruppo in UDC-Sicilia Vera.
E adesso la maggioranza discute sui nomi dei futuri presidenti delle Commissioni, in bilico per la commissione Bilancio ci sono Riccardo Savona, che ha già ricoperto il ruolo con Raffaele Lombardo, e Giusy Savarino di Diventerà Bellissima. Al PD potrebbe andare una sola presidenza e si fa già il nome di Luca Sammartino.

Tremano i deputati del movimento Cinque Stelle e di Forza Italia nel trapanese, a presentare ricorso avverso la loro elezione è stato Giacomo Scala, ex sindaco di Alcamo e candidato con Sicilia Futura, non eletto.
I deputati a cui l'elezione potrebbe scottare sono Valentina Palmeri, Sergio Tancredi per i grillini, Stefano Pellegrino per gli azzurri. Secondo Scala questi tre deputati non potrebbero ricoprire la carica di parlamentari per mancata presentazione delle dichiarazioni previste dalla legge Severino.



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