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17/12/2017 06:00:00

Marsala, "Credo", un’esperienza mistica all’Impero per pochi spettatori fortunati

Sarebbe stato giusto avvisare gli spettatori prima. Attrezzare un guardaroba spazioso nel foyer del teatro Impero e invitare tutti, prima di accomodarsi, a lasciare sovrastrutture mentali inutili, dilemmi o certezze. Spogliarsi di ogni orpello e prendere posto nudi, senza provare vergogna né timori.

Questa poteva essere la giusta disposizione emotiva per godere del Credo offerto dall’Orchestra di Piazza Vittorio, venerdì sera a Marsala. Un’esperienza sensoriale e mistica per laici e credenti. Il fiato di Dio diffuso dai suoni e dalle voci prodotti da uomini di culture e credo diversi. Il manifesto della Fratellanza incarnato nell’atto artistico da nove interpreti accompagnati da strumenti particolari come la kora o l'oud, ma anche violoncello, basso elettrico e l’insostituibile organo per la produzione sacra occidentale. Di tanto in tanto l’eco di un intervento elettronico.

L’estasi avvolgente del canto gregoriano udito live ha sollevato le anime più sensibili degli spettatori, procurato vertigini antiche, risonanze sopite che appartengono alla liturgia cristiana. Commovente sin dal Prologo, una ninna nanna tratta da “A ceremony of Carol” del compositore Bejamin Britten cantata, in dialetto napoletano, dal mezzosoprano Viviana Cangiano, fino all’Amen conclusivo di “Brilha uma estrela” interpretato dallo strepitoso cantante siciliano Raffaele Schiavo, esperto nella vocalità medioevale, rinascimentale-barocca e nella tecnica del Canto degli Armonici, insieme al tunisino Ziad Trabelsi.

Nel mezzo, poesie di Fernando Pessoa e di Giorgio Caproni accostate a frasi di Giordano Bruno oppure ai versi medievali del filosofo e poeta musulmano andaluso Ibn Arabi e dello scrittore Zwi Kolitz ebreo lituano scampato alla Shoah. E ancora, canti sufi e della tradizione vocale dei griot africani, fino al nirvana del lavoro originale in arabo, composto da Ziad Trabelsi, una commistione di tutte le lingue in scena, sulle parole tratte da una incisione muraria ritrovata in una cantina di Colonia, scritte durante la Seconda Guerra Mondiale: "Credo nel sole anche quando non lo vedo. Credo nell'amore anche quando non lo abbraccio".

Credo… anzi ora ne sono certa, la musica può salvarci dai muri, li oltrepassa e non la fermi col filo spinato. La filosofia suprema diceva Platone, per la sua qualità di rappresentare cose che le parole non possono fare.

A godere di tutto questo meno di centocinquanta spettatori. Un vero spreco... per quanti non c'erano.

Katia Regina