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06/12/2017 06:00:00

Scrive Federico Brugnone sulla sua esperienza nel Teatro Ragazzi

Sono due gli spettacoli più belli in assoluto che io abbia mai visto. E sono di “Teatro Ragazzi”: La Bambola in Tasca, prodotto dal teatro delle Briciole di Parma, e Storia di una Famiglia della Compagnia Rodisio. Spettacoli divertenti e commoventi, poetici ed esaltanti.
Ho avuto la fortuna di incontrare il mondo del Teatro Ragazzi per caso, anzi, per brutale interesse, otto anni fa, quando partecipai ad un concorso di importanza nazionale , Il Premio Scenario Infanzia, su proposta di alcune mie colleghe.
Il premio previsto era molto appetibile, 8000 euro, e la nostra compagnia di attori scalcagnati, appena diplomati all’Accademia Nazionale d’Arte drammatica Silvio D’Amico, non aveva mai visto tanti soldi tutti assieme.

Partecipammo e vincemmo, nel 2010 e nel 2012. Uno dei motivi che decretò il nostro successo, fu quello di considerare il nostro target, in quel caso i bambini, senza nessun pregiudizio: non c’erano cose che andavano edulcorate o alleggerite, realizzammo il nostro spettacolo pensando solo a come ci sarebbe piaciuto farlo, a NOI. Nel 2010 La storia era quella di Hansel e Gretel, che nella versione originale dei Fratelli Grimm è a tratti inquietante: bambini abbandonati nel bosco da una matrigna crudele perché non c’è abbastanza cibo per tutti… un bosco abitato da una strega che vuole farli ingrassare per divorarli, i bambini che infine riescono a trovare la forza per ucciderla e scappare. Nel 2012 il tema era più delicato, ossia l’autismo.

Il risultato fu quello di uno spettacolo dove i bambini facevano il percorso stabilito dalla fiaba originale: innocenza, crisi, incontro/scontro col mondo degli adulti, paura, ricerca della forza per superare le avversità, passaggio all’età adulta. Successivamente ci siamo scontrati, come compagnia di teatro ragazzi, col panorama delle proposte che venivano rifilate ai bambini e ai ragazzi in tutta Italia, in quanto, a parte alcuni esempi eccezionali, spesso il “teatro ragazzi” è considerato un sottogenere di teatro: i ragazzi vanno intrattenuti, divertiti, lo spettacolo DEVE durare al MASSIMO un ora, NON DEVE assolutamente scatenare reazioni eccessive, o sollevare temi che creino problemi a insegnati e famiglie… il che limita non poco lo slancio artistico di chi vi si dedica.

Per esperienza vi posso garantire che appena si abbassano le luci del teatro, almeno un bambino sotto gli otto anni scoppia a piangere; per esperienza vi posso garantire che se nello spettacolo si sollevano temi come l’abbandono, il dolore, non sia mai la MORTE, ecco che alcune famiglie si lanciano all’attacco degli attori e dei registi che hanno fatto lo spettacolo, delle insegnati che hanno portato i loro frugoletti ad assistere a quello scempio… Dategli Peppa Pig e riportateli a casa, sembrano gridare tra le righe!

Per evitare simili problematiche ecco allora che il teatro ragazzi diventa un mondo di zucchero filato e piroette, di lupi vegetariani che soffiano bolle di sapone per abbattere le case dei porcelli (non sto inventando, IO HO VISTO QUESTE COSE! E ancora mi chiedo perché il lupo vegetariano avesse questo desiderio di buttare giù le case a quei porcellini, visto che non li avrebbe neppure mangiati).
Ora, non dico che debba diventare una tragedia e che i piccoli spettatori debbano tornare a casa in preda a convulsioni e incubi notturni: nello spettacolo che ho prima citato, “Storia di una Famiglia”, ho visto i bambini sganasciarsi dalle risate, commentare divertiti quello che succedeva… ma li ho anche visti a bocca aperta, silenziosi, davanti ad una scena che invece a me aveva commosso… questo perché le compagnie che si occupano di teatro ragazzi lavorano a strati: “Ciò che fa parte delle cognizioni e dei precetti tradizionali, da tutti condivisi, viene accettato da grandi e piccoli, e quello che i bambini non afferrano e che scivola via dalla loro mente, lo capiranno in seguito quando saranno pronti per apprenderlo. È così che avviene con ogni vero insegnamento: innesca e illumina tutto ciò che era già presente e noto. A differenza degli insegnamenti che richiedono l’apporto della legna e al contempo della fiamma. » Questo dicevano i Fratelli Grimm 200 anni fa.

Quello che ho potuto vedere collaborando con importanti realtà Italiane, come appunto il teatro delle Briciole di Parma, è la creazione nel tempo di un rapporto di fiducia tra la direzione artistica del teatro e le famiglie, con le scuole, le insegnati più nello specifico. I teatri organizzano incontri pre e post spettacolo tra le compagnie e i bambini , i ragazzi, propongono anteprime per “testare” lo spettacolo su diversi gruppi e diverse fasce d’età.
I Teatri e gli “operatori” di teatro ragazzi (figure intermedie tra il teatro e le scuole), partecipano più volte l’anno a importanti “vetrine” nazionali (Maggio all’infanzia, Segnali, Giocateatro, e molte altre) dove hanno modo di vedere una carrellata di spettacoli e scegliere quelli che ritengono più adatto al pubblico a cui fanno riferimento. Tutto questo lavoro viene svolto un anno prima della rappresentazione finale.
Quella delle figure intermedie è chiaramente, a sua volta, un’ arma a doppio taglio, alcuni di questi operatori possono avere pregiudizi su cosa sia buono e giusto, su cosa sia più “adatto” al loro pubblico… Ma sono esseri umani, in quanto tali fallibili, mossi da reale apprensione o solo dalla volontà di non aver rotte le scatole. Il lavoro organizzativo, promozionale, gestionale è comunque enorme.
Ho avuto modo di leggere l’editoriale di Giacomo di Girolamo (che potete leggere qui)  sulle matinèe del teatro Impero di Marsala. Mi trovo d’accordo su molti punti. Certo, da una parte l’idea che le matinèe siano ricche di proposte non mi dispiace affatto, non avendo idea di COSA venga proposto, non posso esprimere giudizi.

Da parte mia credo che, in generale, la creazione e la gestione di una programmazione teatrale, tanto più se rivolta a bambini e ragazzi, debba rispondere ad una direzione artistica, e non al caso o alla “precedenza della richiesta all’ufficio di competenza “.
Oppure, visto che a Marsala abbiamo non uno , ma due teatri, uno potrebbe essere considerato “Bene Comune”, con le modalità già sperimentate, mentre, gli spettacoli dell’altro teatro potrebbero essere programmati seguendo una mission culturale condivisa, anche attraverso consulte, magari inventando modalità nuove di gestione, perché no… Direttori artisti e consulte che però abbiano i tempi materiali per svolgere le loro funzioni: gli spettacoli vengono SCELTI o PRODOTTI con un anno di anticipo. Il rapporto con le scuole va coltivato lentamente, con cura, proponendo spettacoli di qualità.

La politica dovrebbe rendere possibile la creazione e il mantenimento, in termini di legittimità, di tali organismi direttivi, per poi però tenersene a margine, lasciandoli quanto più indipendenti possibile, evitando che tutto si trasformi, come al solito, vista la perenne campagna elettorale che caratterizza, la Sicilia, L’Italia, l’Europa tutta!, in una forma di promozione o attacco politico. Le politiche culturali hanno bisogno di un tempo che superi quello delle amministrazioni, altrimenti la cura, la fidelizzazione di cui parlavo, non potrà mai realizzarsi.


Federico Brugnone



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