Riprendono dopo la pausa estiva, le udienze del processo per maltrattamento di animali nei confronti di Liliana Signorello, presidente dell’associazione Laica di Castelvetrano.
Il suo avvocato di fiducia era Franco Marasà, noto penalista del Foro di Palermo, conosciuto per aver difeso imputati eccellenti dai tempi del maxiprocesso fino a Vittorio Mangano (lo stalliere di Arcore), ma anche gente comune per imputazioni minime, come appunto in questo caso. Dopo la sua morte per malattia, avvenuta nel settembre scorso, a sostituirlo c’è la moglie: Rosalba Di Gregorio, altrettanto famosa.
Il processo contro Liliana Signorello non riguarda né la mafia, né i pentiti, ma il reato di maltrattamento di animali. Qui potete leggere l’articolo sull’udienza precedente.
Il caso è quello del sequestro dei canili lager di Castelvetrano da parte dei carabinieri del Nas di Palermo, avvenuto il 10 settembre del 2015. E, in nell’udienza di venerdì scorso, il giudice ha acquisito più di 170 foto, sentendo i veterinari che avevano prestato la loro opera per le operazioni di identificazione e di valutazione dello stato dei luoghi e del benessere dei cani ospitati.
Il dottor Luigi Mauceri, responsabile del distretto veterinario di Castelvetrano e il dottor Biagio Bernardi, responsabile sanitario del canile, hanno risposto anche alle domande del pubblico ministero e degli avvocati (sia di parte civile, che della difesa).
“La maggior parte degli animali era affetto da malattie dovute ad ectoparassiti (zecche e pulci), dal momento che l’intera zona era particolarmente infestata – ha spiegato il dottor Mauceri - Poi c’erano animali con rogna di vario tipo e con ferite da aggressioni fra cani. Il tutto in totale promiscuità: più di una decina per ogni recinzione. Negli spazi più ampi, data la presenza di erbacce e vegetazione spontanea, non è stato possibile inizialmente nemmeno identificare con precisione alcuni cani più diffidenti”.
Ricordiamo che le “strutture” erano due, un sito nelle campagne di via Seggio ed un altro in via XX Settembre, dove complessivamente i Nas trovarono circa 140 cani.
“Dentro l’appartamento in città c’erano 16 cani e 15 gatti, mentre 40 stavano nel giardino adiacente – ha precisato il dottor Mauceri - Negli spazi di via Seggio c’era invece un ambiente totalmente degradato e nei container usati per i ripari, sporcizia e parti arrugginite. In entrambi i siti, buona parte degli animali trovati erano sprovvisti di microchip e quasi tutti non sterilizzati”.
Il pm, ha chiesto anche che cosa contenesse una scatola aperta con dentro delle particolari siringhe, trovata sul cruscotto dell’auto della signora Signorello e presente in una delle foto acquisite.
“Si tratta di siringhe speciali al cui interno ci sono i microchip da impiantare agli animali per l’identificazione – ha risposto il dottor Mauceri – Ma la microchippatura deve essere effettuata da un veterinario pubblico, oppure un veterinario privato autorizzato”.
Alla domanda del Pm, se queste potevano essere anche solo detenute dall’imputata, la risposta è stata categorica: “No, nella maniera più assoluta. Anche la detenzione è appannaggio esclusivo del veterinario”.
I veterinari dell’Asp hanno dunque confermato ciò che era già emerso dai verbali di sequestro: quasi tutti i cani non sterilizzati, oltre ad altri in calore, in gravidanza, in fase di accoppiamento, cani sani e cani affetti da patologie. Tutti in condizioni di promiscuità.
In realtà l’Asp (così risulta dagli atti) aveva fatto diversi sopralluoghi in quei siti, dall’ottobre del 2014 al marzo del 2105. Una conclusione forzata, causata dalla mancata collaborazione della signora Signorello. Colpisce come in quei sopralluoghi fosse stata rilevata la presenza di 245 cani, le cui condizioni – come riferisce Mauceri - erano risultate molto simili a quelle del sequestro avvenuto il 10 settembre successivo. Insomma, oltre alle foto acquisite (il cui tenore è simile a quelle già pubblicate da Tp24) che lasciano davvero poco spazio ad interpretazioni, anche l’Asp ha confermato che il benessere degli animali non era affatto garantito, tant’è che nella relazione il dottor Mauceri aveva “proposto al sindaco di togliere da quei siti gli animali, il più presto possibile”.
Salta però all’occhio la differenza tra i 245 cani censiti dall’Asp fino al marzo 2015 e i 140 trovati dai Nas al momento del sequestro penale, nel settembre successivo.
E cioè un centinaio di cani spariti in sei mesi. Dei quali non vi è traccia in termini di mortalità, per altro bilanciata dalle continue nascite che si verificavano a causa delle mancate sterilizzazioni.
Ma da dove provenivano gli animali detenuti nei siti della signora Signorello?
Si trattava in buona parte di cani che il comune di Castelvetrano aveva trasferito dal canile municipale, per permetterne dei lavori di ristrutturazione. “Il sindaco fece una prima ordinanza in cui trasferiva 90 cani a tre associazioni (30 ognuno, tra le quali la Laica della signora Signorello) – ha precisato Mauceri - ma a distanza di un mese, attraverso un’altra ordinanza, questi 90 cani sono diventati 270 (130 alla Laica e 70 ciascuno alle altre due associazioni)”.
Nelle due “strutture” della Laica c’erano però anche cani di diversa provenienza: “Alcuni appartenevano al comune di Campobello, altri a Mazara del Vallo ed altri a privati cittadini”.
La prossima udienza è stata fissata per il 9 gennaio 2018.
Intanto, il 3 ottobre scorso, dopo diverse segnalazioni da parte dei vicini, la polizia municipale di Campobello di Mazara, insieme all’Asp, hanno eseguito un controllo presso l’abitazione della signora Signorello nella frazione balneare di Tre Fontane. E’ stata rilevata la presenza di 22 cani ed è scattato il sequestro amministrativo.
Egidio Morici