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13/10/2017 06:00:00

La strage Cottarelli e i cugini Vito e Salvatore Marino di Paceco

La settimana scorsa la Corte di Cassazione ha confermato la condanna all'ergastolo per Vito Marino, di Paceco, per la strage della famiglia Cottarelli sterminata in una villetta a Brescia il 28 agosto 2006. La Suprema Corte ha però annullato la condanna all'ergastolo per il cugino di Vito Marino, Salvatore, rinviando gli atti in Corte d'appello dove di fatto la vicenda approda per la quarta volta, dopo i tre processi di secondo grado precedenti di cui uno celebrato a Brescia e due a Milano.

I cugini trapanesi Vito e Salvatore Marino risultano però irreperibili da un anno, da prima dell'ultima sentenza d'Appello.
Per la strage Cottarelli nella quale furono uccisi Angelo Cottarelli, la moglie Marzene e il figlio Luca, sono stati più volte condannati all’ergastolo i cugini Vito e Salvatore Marino. Ora la nuova condanna per uno e l'annullamento per l'altro. I due cugini erano in affari con il Cottarelli  e, proprio attorno a questi affari sarebbe nato il contesto poi sfociato nella strage.

Chi sono i cugini Marino - I cugini Marino sono imprenditori vitivinicoli di Paceco, appartenenti ad una famiglia di mafia, Vito è figlio del capomafia Domenico Marino, detto “Mommo 'u nano”, assassinato nell'86 da Matteo Messina Denaro, durante la guerra di mafia di quegli anni. Vito Marino realizza il suo impero creando diverse aziende agricole grazie allo sfruttamento dei finanziamenti pubblici per le imprese e realizzando anche una cantina vinicola con l’etichetta “Baciamo le mani”.

La storia, gli affari, la strage - Per Vito Marino e per il cugino Salvatore, Angelo Cottarelli attraverso la propria società emetteva delle fatture false per gonfiare il giro d’affari con lo scopo di ottenere fondi dalla Regione Sicilia, dallo Stato e dall’Unione Europea e in cambio riceveva favori, regali e soldi. Una truffa che lo scorso anno ha portato al sequestro di beni per 13 milioni di euro per Vito Marino, sequestro disposto dal Tribunale delle Misure di Prevenzione su richiesta della Procura di Trapani. A casa Cottarelli dopo la strage fu inscenata una rapina finita male, ma i sospetti degli investigatori caddero subito sui cugini Marino. Gli inquirenti basarono le loro accuse su alcune intercettazioni telefoniche tra i cugini e Cottarelli e sul ritrovamento di residui di polvere da sparo sull’auto noleggiata all’aeroporto di Linate, e suelle dichiarazioni di Dino Grusovin, architetto triestino che, per il delitto è stato condannato in via definitiva a 20 anni che puntò il dito contro i due imputati ed ammise di essere stato a casa Cottarelli quella mattina, ma di non aver partecipato all’esecuzione poiché legato al tavolo della cucina.

I processi, le codanne e la fuga - Al processo di primo grado nel 2008 i due imputati vennero assolti. Vennero condannati all’ergastolo in appello nel 2010. Nel 2012, però, la Corte di Cassazione annullò la condanna e li proclamò innocenti. Nello stesso anno, la Corte d’Assise d’appello di Milano condannò nuovamente i due all’ergastolo. Il 1° ottobre del 2014, l’ennesimo colpo di scena, la Corte di Cassazione annulla la sentenza, disponendo un nuovo processo che ora si è concluso con la nuova condanna all’ergastolo. Dopo la prima condanna all’ergastolo della Corte d’Appello di Brescia, Salvatore Marino era già scappato ed era stato poi arrestato il 31 dicembre 2010 durante la latitanza sull'isola di Tenerife in Spagna.  Anche Vito Marino ha vissuto un periodo di latitanza dopo la prima condanna all'ergastolo e venne arrestato il 15 giugno 2011 mentre viaggiava in auto in provincia di Trapani.



 



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