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01/10/2017 06:00:00

La figura di un eccezionale marsalese: il Prof. Vincenzo Grassellino

 di Leonardo Agate - Il presidente dell’Associazione filatelica lilibetana, Aldo Bonfanti, ha inaugurato venerdì 29 settembre, al Carmine, la mostra filatelica “La Medicina”, in omaggio al Prof. Vincenzo Grassellino. Il preside Gioacchino A. Ruggieri ha relazionato su “Vincenzo Grassellino medico e umanista”. Il preside ha tratteggiato, da par suo, l’importanza del Professore. Il pomeriggio splendido e i convenuti di alto livello hanno contribuito alla riuscita dell’inaugurazione.

Avrei avuto anch’io qualcosa da ricordare, ma l’ampia presentazione del preside mi ha sconsigliato di farlo. Il mio intervento sarebbe stato terra terra, e però vorrei scrivere questo articoletto con i miei ricordi: aneddoti sul Professore, piuttosto che vera e propria commemorazione.

I Grassellino avevano da qualche secolo una proprietà alla Spagnola. Una trazzera che va da via Vaiarassa allo Stagnone è indicata sulla mappa catastale come “via Grassellino”. Verso la metà di questa carrareccia c’è un grande edificio di diversi proprietari, circa metà di quest’edificio era ed è ancora degli eredi Grassellino. La parte più a ovest era di Cosimo Grassellino, fratello minore di Vincenzo. Di fianco c’era la parte di Vincenzo. Poi la parte di proprietà dei Valenti, e infine la parte del notaio Trincilla. Solo quest’ultima parte, passata di mano a diversi proprietari, è ora una accogliente villetta. Il resto del complesso immobiliare è decrepito e in parte crollato.

Quando ero ragazzo, alcune parti dell’immobile erano abitabili. Il Professore d’estate arrivava con una Fiat E verdolina, guidata da un suo autista. Lui sapeva portare la macchina, ma preferiva essere condotto. Negli anni successivi, preferì passare l’estate nella villa della Favorita, non perché non amasse la Spagnola, ma perché alla Favorita poteva essere raggiunto più facilmente dai messi dell’Ospedale che talvolta lo venivano a chiamare per casi urgenti nelle ore più disparate. Il suo più grande amore era per la medicina e per l’Ospedale San Biagio, che portò a meritata fama quando ne divenne Chirurgo primario e Direttore, adoperandosi in ogni modo per ingrandirlo, razionalizzarlo e renderlo più accogliente ed efficiente.

Il fratello Cosimo era uno dei più grandi amici di mio padre, che spesso andava a sedersi nel sua profumeria sul Cassaro, all’angolo dell’odierno Largo della Dittatura Garibaldina. Quando non trovavo mio padre al Circolo Lilibeo, avendo bisogno di lui sapevo dove andare: da Cosimo. A volte ascoltavo i loro discorsi di varia umanità, e i loro ricordi familiari.

Uno zio di Cosimo e di Vincenzo, l’Ing. Grassellino, aveva aiutato il Professore durante la crescita e gli studi. Poi, il Professore aiutò in vari modi suo fratello Cosimo, che era un viveur, e talvolta aveva bisogno di sussidi.

La dedizione del Professore al suo Ospedale era tale che la sua presenza in famiglia si riduceva a poca cosa. Aveva il suo ritmo di vita, che era il ritmo del suo incessante lavoro. La notte si alzava anche alle 3 e mezza e andava nel suo studio a leggere, scrivere e approfondire gli aspetti tecnico- operativi dell’Ospedale. Alle 7 faceva il giro delle camere dei suoi figli per svegliarli e prepararsi per la scuola. Alle 7 e 50 si avviava all’Ospedale. Il preside Domenico Lombardo, detto Minico Bestia, eccellenza nella matematica, sosteneva che si poteva mettere l’orologio alle 7, 50 di mattina quando il Professore si recava all’Ospedale.

Tornato a casa per il pranzo, riposava poco, anche un quarto d’ora, e ritornava all’Ospedale.

Non faceva vita mondana: non ne avrebbe avuto il tempo. Ma una sera andò con la famiglia al Teatro Impero. Durante la rappresentazione un messo dell’Ospedale lo venne a chiamare, e lui andò via di fretta. Da quella volta forse i suoi non ebbero più il piacere di essere accompagnati al Teatro.
La fama del Professore si estese fuori città, e da altre province arrivano pazienti per essere curati da lui, riconosciuto insuperabile negli interventi allo stomaco. Ma praticava con eccellenza anche il resto.

Un fratello di mio padre, Peppino, e un amico ebbero nello stesso tempo un male grave all’intestino, che richiedeva l’intervento chirurgico. Mio zio Peppino decise di farsi operare dal Professore; l’amico preferì andare in un ospedale di Palermo. L’intervento su mio zio riuscì perfettamente, e visse a lungo morendo poi di vecchiaia. L’amico ebbe sorte diversa e morì dopo l’intervento.

Nella sala operatoria era autorità riconosciuta e tutti i suoi collaboratori, medici, infermiere, suore, crocerossine, dovevano prestargli l’aiuto immediato e necessario per operare al meglio. Qualche collaboratore, che momentaneamente si era distratto, si prese pure calci se sbagliava a porgergli il ferro giusto in un momento delicato in cui la vita del paziente era nelle mani di chi operava. Ce ne fossero ancora di questi Primari!

Il Prof. Vincenzo Grassellino lasciò scritto un volume, oltre a scritti di minore entità, edito a Trapani dalla Casa Editrice Radio: “Dieci anni di chirurgia nell’Ospedale S. Biagio di Marsala (1939 – 1948). E’ un libro che si può leggere con profitto pure oggi. Nella prima parte ci sono notizie storiche sulla sanità in città. Nela parte centrale affronta casi specifici di medicina chirurgica. Alla fine c’è un’appendice su Leonardo da Vinci biologo. Quest’appendice era stata pubblicata precedentemente sul “Bollettino medico” n. 2, 1942 – Trapani, Tip. Radio. In questo scritto su Leonardo si nota la profonda cultura storica e umanistica, oltre che scientifica, che possedeva Vincenzo Grassellino. E’ eccezionale che nel 1942, il nostro illustre marsalese avesse rilevato un aspetto fino ad allora trascurato del genio di Leonardo. Negli anni successivi l’aspetto lumeggiato dal Professore fu ripreso e ampliato da altri studiosi, e ora fa parte degli studi sulla complessità del genio di Leonardo.