Domenica 1 ottobre si vota per il rinnovo del Consiglio nazionale e del Consiglio regionale dell'Ordine dei giornalisti. Mi candido per portare avanti iniziative e battaglie a sostegno dei colleghi, dalla formazione gratuita e di qualità, al rispetto della deontologia e delle regole professionali, per la riduzione del precariato, contro lo sfruttamento, l'abusivismo professionale, un’ipoteca sul futuro di tutti.
Ho un’idea di Ordine che si fonda sulla democrazia e sulla rappresentanza: fuori i collezionisti di incarichi, specie se retribuiti, fuori i privilegiati che paradossalmente fanno da agita-precari; spazio e possibilità di decidere, invece, nel governo della professione, anche a chi non ha un lavoro fisso, come me, ma è giornalista e vive ogni giorno i problemi di un lavoro e di un settore sempre più in crisi.
Nonostante il momento di difficoltà, credo ancora nella possibilità di creare veri professionisti dell’informazione, credo nelle potenzialità della riforma dell’Ordine, a partire dal «nuovo» Consiglio nazionale, ridotto da 156 a 60 componenti, così come credo nella possibilità di rilanciare con nuove regole un mestiere sempre più digitalizzato, apparentemente democraticizzato e alla portata di tutti, ma che per poter sopravvivere ha bisogno di essere radicalmente riformato.
Al di là della facile demagogia di chi dice di volerlo abolire, l’Ordine è patrimonio di tutti i giornalisti, di coloro che sono contrari alla restaurazione di un regime che ha ridotto la nostra professione ai minimi termini e i cui alfieri si presentano ancora oggi come salvatori della patria. Sperando di poter essere tra i protagonisti del completamento del progetto di riforma dell’Ordine, istituzione che senza un cambiamento radicale non ha motivo di esistere, ho deciso di candidarmi come pubblicista al Consiglio Nazionale.
Perché bisogna #FareOrdine!
Vito Dario Piccolo