In appello potrebbe essere clamorosamente ribaltata la sentenza che il 16 settembre 2016 ha visto condannati a 20 anni di carcere i cugini marsalesi Pietro e Domenico Centonze, di 48 e 42 anni, cugini del boss mafioso ergastolano Natale Bonafede, per il duplice omicidio dei tunisini Rafik El Mabrouk e Alì Essid, rispettivamente di 31 e 34 anni.
I due nordafricani furono uccisi con due colpi di fucile, la notte del 3 giugno 2015, in contrada Samperi, di fronte l’ex distilleria Concasio. A ribaltare le sorti del processo potrebbero essere le nuove prove portate dall’avvocato difensore Luigi Pipitone alla prima del processo d’appello a Palermo.
Negli ultimi mesi, infatti, l’avvocato Pipitone, studiando attentamente gli atti di un altro procedimento penale in cui assiste alcuni indagati, ha scoperto, nell’ambito di una complessa attività di indagine, alcune “attività tecniche” (videoriprese e intercettazioni telefoniche), effettuate “in periodi, in luoghi e nei confronti di soggetti, strettamente connessi con i fatti oggetto del procedimento in cui sono stati condannati i cugini Centonze”.
Videoriprese e intercettazioni che a giudizio del legale sono idonee “ad inficiare la ricostruzione accusatoria recepita nella sentenza di primo grado”, in quanto “evidenziano l’esistenza di emergenze fattuali di straordinaria valenza dimostrativa a discolpa degli imputati”. Secondo il legale, insomma, la notte del duplice omicidio, i cugini Centonze non erano nella zona di Samperi, dove furono trovati i due cadaveri. E dopo avere spiegato ciò ai magistrati della Corte d’Assise d’appello, l’avvocato Pipitone ha prodotto un dvd contenente videoriprese e intercettazioni relative alla notte del 3 giugno 2015, nonché le consulenze tecniche di parte. Chiedendo, inoltre, di ascoltare gli esperti che le hanno redatte, tra i quali anche l’ex generale del Ris dei carabinieri di Parma Luciano Garofalo.