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10/09/2017 06:00:00

Regionali, Matteo Renzi e Fabrizio Micari aprono la campagna elettorale a Marsala

Matteo Renzi è in giro per la Sicilia a presentare il suo libro. In queste ore le trasferte sono accompagnate dal rettore Fabrizio Micari, il candidato alla presidenza della Sicilia, per la coalizione del centro sinistra. In realtà la presentazione del libro si riduce ad un gadget e l'attenzione si sposta sulla campagna elettorale siciliana. Nè carne né pesce, si troveranno bene i vegetariani, compresi noi.

Ma questa campagna elettorale il centro sinistra la dovrà iniziare, prima o poi, al momento l'indice di gradimento è talmente sotto la soglia che la sconfitta, per una destra che compatta e che ha messo su un battaglione da guerra, è cosa fatta.
Tutto è soft, con toni sommessi, si cantano la ninna nanna. Nessuna grinta, nessun entusiasmo.

Sarà che stanno testando con un giro di prova come si sta nel ruolo di perdenti e minoranza?
I sondaggi parlano chiaro: il centro destra è in testa, lo schema di gioco dall'altra parte lo hanno già deciso. Nel centro sinistra ancora pensano se giocare a risiko o a monopoli, nell'attesa gli hanno già preso le poltrone. Ciaone, direbbe Matteuccio.
Una cosa l'hanno decisa: il tandem tra Fabrizio Micari, presidente, e Giovanni La Via, vice presidente. Contenti gli alfaniani.
Accordo perfezionato all'hotel delle Palme, a Palermo, e La Via ha già indicato una serie di progettazione su cui incentrare il programma e l'agenda elettorale.

Per Angelino Alfano la scelta di Micari è la migliore contro il dilettantismo dei Cinque Stelle, unica novità politica: “Caro Micari al tuo fianco mettiamo la nostra squadra e non consegneremo a Salvini la Sicilia”.
Mettere le mani avanti è lo sport preferito del PD e di tutto il centro sinistra, lo ha fatto Renzi in questi giorni siciliani, ripercorre la strada Alfano: “questo voto non è un test nazionale”. E che cosa è? Ce lo spieghino, allora.
Lo è, invece, per i forzisti che vanno spediti verso la vittoria. Gli azzurri stanno combattendo una battaglia di partito, eleggere più deputati possibili al parlamento siciliano, dimostrare la loro forza numerica e competitiva dentro la coalizione, dettare tempi e poltrone.

Il commissario siciliano di Forza Italia, Gianfranco Miccichè, lo dice chiaro che gli unici avversari che temono sono i grillini, la sinistra per loro non è competitiva: “La sinistra in Sicilia non ha una testa pensante, con chi parli parli sembra di parlare con un muro. I migliori del Pd se ne sono andati con la sinistra di Fava e Articolo Uno. La sinistra non la consideriamo un avversario, consideriamo avversari i Cinque Stelle. Tre mesi fa sembrava non ci fosse partita per la Sicilia. Oggi la partita c'è ma credo alla fine la coppa la prenderemo noi".

E torna su Nello Musumeci come candidato imposto, con pochi margini di dialogo, hanno deciso di compattarsi ugualmente, per vincere sull'Isola: “Questa volta hanno scelto altri, la prossima scegliamo noi, sono tutti avvertiti”. Sembra una minaccia quella di Miccichè.
Il centro sinistra certo ha un gap da colmare, Micari non è molto conosciuto al di fuori dal mondo accademico, il lavoro è sulle spalle dei partiti. La sconfitta del centro sinistra, qualora ci fosse, non sarà imputabile al rettore palermitano, ma ai partiti, al lavoro che saranno in grado di fare, alla loro influenza sul territorio.
Micari si presenta come un moderato capace di intercettare un elettorato trasversale, il compito della estenuante campagna elettorale spetta agli apparati della coalizione.

Il giro lo inizia Renzi, al suo fianco Micari, la presentazione del libro e una battuta, lunga, sulle regionali.
Si parla di diritto allo studio, di progettazione europea, di formazione, di turismo e di impresa. Tutti d'accordo su una cosa: si parte dai giovani.
Circa quattrocento le persone che hanno affollato le Cantine Fina, ieri pomeriggio. Sullo sfondo lo scenario incantato dello Stagnone, un tramonto che ha rapito gli occhi, proprio quando Micari ha fatto notare, alla platea, lo sposalizio tra il sole e il mare. Tutto presente l'establishment del Partito Democratico, Renzi ride, ammicca al pubblico, interagisce, quando gli conviene.
Non c'era Paolo Ruggirello con i suoi, il candidato del PD, nonostante i santini già stampati, non era presente con le sue truppe. Non c'era Enzo Sturiano, presidente del consiglio di Marsala, suo braccio destro, e non c'erano i consiglieri comunali di ultimo acquisto.
Una mossa, in campagna elettorale, che ha inteso raccontare altro. Essere ruggirelliani è diverso da essere renziani.
 



Native | 2024-07-16 09:00:00
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