Vivere la nostra terra è difficile. E' difficile viverla 365 giorni l'anno, ma talvolta diventa ancora più complesso viverla in particolari momenti in cui, magari davanti ad ospiti "stranieri", sentiamo su di noi il peso immenso della sua bellezza ed il peso immenso della nostra responsabilità, affinché essa non venga tacciata in eterno come terra di ignoranti, criminali, delinquenti. Il peso di rendere onore a tutta la brava (e senziente) gente che la abita da generazioni.
Capita così che chi scrive e la propria, splendida, compagnia, quest'anno ha deciso di rinunciare alla "fuga" fuori porta. Ha rinunciato alla bella (e costosissima) Pantelleria, alle modaiole Eolie, all'affascinante e lontana Lampedusa e perfino alle vicine ed inflazione Egadi (a proposito, speriamo che a Marettimo quest'anno vi siete risparmiati gli "assalti di scherma" dello scorso anno)... nonostante si sia ormai più vicini ai trenta che ai vent'anni, quest'anno si è deciso di fare un tuffo nel passato, tornare indietro di 5 o 10 anni, prendere uno zaino, una tenda ed un telo e andare in spiaggia. La nostra spiaggia, quella distante poche centinaia di metri da casa nostra, quella che a Ferragosto abbiamo vissuto da bambini impauriti dai falò abbracciati ai nostri genitori e quella che abbiamo vissuto da adolescenti e da giovani ragazzi, dove abbiamo preso la prima sbornia e dove, chissà, qualcuno di noi ha preso il primo uomo o la prima donna.
E allora, cari lettori, vogliamo farvi partecipi della lettera che abbiamo deciso di "inviare" a chi in questa stupenda notte di festa e perché no, di eccessi, ha avuto il piacere di esserci "vicini di tenda" (o di accampamento) su una spiaggia del litorale sud della nostra Marsala.
"cari concittadini, cari amici,
ci scusiamo per non avervi graziosamente concesso il vostro sano quarto d'ora di follia, di macelleria. Ci scusiamo con voi se vi abbiamo fatto saltare i piani e non avervi fatto divertire a dovere, come quanto avevate evidentemente programmato. Vi chiediamo scusa se non ci siamo piegati alle vostre continue provocazioni e non abbiamo sfoderato le nostre armi. Ci perdonerete se non avete potuto fare sfoggio della vostra impeccabile virilità davanti alle vostre tristi donne. Amici, state tranquilli, abbiamo compreso il vostro continuato ed assurdo lancio di petardi nei nostri confronti, fra le nostre tende, nel nostro spazio, alle nostre donne: avete sbadatamente confuso il Ferragosto con il Capodanno, ed essendo circondati da gente su tre lati e dal mare sul quarto, i botti ben augurali dovevate pure lanciarli da qualche parte, e sarà stata una spiacevole casualità che molti di essi sono finiti vicino alle nostre teste. Ci perdonerete se alle vostre minacce non solo non abbiam mostrato il fianco, ma non abbiamo nemmeno reagito come molti di noi avrebbero voluto (e vi assicuro, amici, che ci avete messo in difficoltà, perché è stato veramente difficile mantenere i nervi saldi di fronte a tanta vergognosa ignoranza, cattiveria, assurdità). Sapete, molti di noi hanno avuto paura di voi. Molti perché non vi conoscevano e perché parlavate una lingua a loro incomprensibile (il nostro dialetto), alcuni di noi invece, proprio perché vi conoscevano. Altri invece, avevano davanti agli occhi solo un branco di ragazzini senza direzione, né scopo, né senso. Uomini totalmente immersi nel proprio contesto familiare e sociale da non realizzare minimamente cosa si è e cosa si combina.
No amici, il "avevamo in corpo qualche bicchierino di troppo" non reggerebbe. Essere gente perbene non significa essere gente fessa o astemia.
Anche noi eravamo lì per festeggiare come voi, e anche noi abbiamo mangiato e bevuto in quantità. Di altro no, non se n'è fatto uso, e da voi?
Cari amici, laddove voi avevate grida ed insulti (a proposito, vi piacerebbe essere in Africa lontano dai vostri genitori e figli a camminare una notte d'estate per kilometri per due soldi e beccarvi petardi e pietre?) noi avevamo musica (e anche di qualità) e canti. Laddove voi avevate "i fimmine" noi avevamo le nostre donne, le nostre ragazze, le nostre amiche. Laddove voi avevate la voglia di prevaricare, distruggere, mettere il mondo a testa in giù, noi avevamo voglia di dividere, condividere, conoscere.
E poi, amici, che sia chiaro, che impauriti o no, noi non saremmo rimasti inerti con le mani nelle mani a farci picchiare, rubare, svergognare. Non avremmo lasciato che le nostre donne rimanessero traumatizzate a vita, non avremmo aspettato passivamente le ipotetiche forze dell'ordine. Cari amici, che vi sia chiaro che noi, qualora aveste fatto anche solo un altro passo, ci saremmo difesi. Avremmo difeso i nostri corpi, le nostre cose, la dignità della nostra terra.
Chiudiamo con augurio, amici. Che il prossimo anno possiate mangiare e bere bene come abbiamo fatto noi ieri. Anzi, che possiate mangiare e bere bene CON noi, come vi avevamo sinceramente proposto. Che voi possiate divertirvi fino a mattino inoltrato, invece che bruciarvi di colpo e rintanarvi sfatti nelle tende come questa volta. E che voi possiate avere il senso civico, la decenza, l'intelligenza di liberarvi dai vostri ruoli sociali, dalle vostre direttive familiari... che voi possiate imparare i valori della Pace e dell'Amore, o quanto meno, che facciate lo sforzo di adeguarvi a quelli di senso civico, rispetto, convivenza.
Con sincero affetto,
arrivederci al prossimo anno"
Concludiamo dicendo che per noi è stato un Ferragosto splendido, nessun morto e nessun ferito, una compagnia di 25 elementi, equamente divisi fra ragazze e ragazzi, provenienti da ogni angolo dell'Italia, di tutti i ceti sociali. E ci siamo diverti un botto.
Con la speranza che anche la notte di voi cari lettori sia stata splendida come la nostra, vi auguriamo un meraviglioso giorno di Ferragosto!
Emanuele Scavuzzo