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04/07/2017 14:00:00

Edilizia in Sicilia, una crisi senza fine

In Sicilia il settore dell’edilizia s’impoverisce sempre di più e a farne le spese sono i lavoratori in termini di occupazione, sicurezza e diritti contrattuali. “Dal 2008 al 2016 le imprese edili sono diminuite per numero e per dimensioni occupazionali” denuncia il segretario generale della Fillea Cgil regionale Franco Tarantino: “Sono cresciuti i disoccupati nel settore, ma anche il sommerso, mentre si registra una vera propria fuga dal contratto dell’edilizia e dagli obblighi che impone in materia di sicurezza”.

Secondo le stime della Fillea almeno il 20 per cento delle imprese del settore costruzioni non si registra come impresa edile, ma di altri settori con contratti meno onerosi. Per quanto riguarda i numeri, le imprese edili sono passate dal 2008 al 2016 da 34 mila a 21 mila. Di queste solo il 3,7 per cento ha più di dieci addetti. Il calo occupazionale è stato, nel periodo preso in considerazione, di 86 mila unità, in un settore dove si registra il 40 per cento di lavoro nero. Ad avvalorare la crisi dell’edilizia è il calo vertiginoso degli importi messi a gara, passati da 1 miliardo 200 milioni del 2007 a 121 milioni del 2016.

“L’edilizia è in estrema difficoltà e si conferma come settore ad alto tasso d’illegalità, come dimostrano gli arresti anche di dirigenti dell’Ance. Per questo chiediamo alle istituzioni, anzitutto, di intervenire per assicurare la legalità nel lavoro, implementando in maniera strutturale il personale degli organi di controllo, ispettorati del lavoro e Spresal (Servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro)” aggiunge Tarantino. Il segretario generale della Fillea Cgil Sicilia, infine, chiede “di sbloccare i 12 miliardi stanziati per opere pubbliche, otto dei quali immediatamente spendibili”. La Fillea sollecita anche il coinvolgimento delle forze sociali nella cabina di regia per accelerare la spesa, proponendo l’istituzione di cantieri di lavoro per recuperare i beni confiscati alla mafia, spesso inutilizzati per mancanza di risorse dei Comuni.
 



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