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17/05/2017 16:30:00

Il Sexgate e l’affare “Salva – banche”

 di Leonardo Agate - Ci sono delle analogie tra il comportamento di Bill Clinton, ex presidente degli Stati Uniti, all’epoca del “Sexgate”, e quello del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi, per il suo presunto interessamento al salvataggio di alcune banche in difficoltà.

L’oggetto dei comportamenti, riguardo alle due vicende, è diverso per un aspetto e simile per un altro. L’attenzione dell’opinione pubblica nei riguardi dell’ex presidente degli Stati Uniti partiva da un tradimento extra coniugale con Monica Lewinsky, una stagista ventiduenne della Casa Bianca.

L’attenzione verso la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio trae spunto da un presunto interessamento della Boschi, allora ministro per le Riforme Costituzionali, nel progetto governativo di salvataggio, che avvenne con il decreto – legge “Salva banche”, di quattro banche in difficoltà gravi, Cassa di Risparmio di Ferrara, Banca delle Marche, Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, comunemente detta Banca Etruria, Cassa di Risparmio di Chieti.

Una questione di sesso, quella di Clinton, una questione di soldi quella di Boschi. Due cose diverse.

Poi ci sono le similitudini, che sono le seguenti. Bill Clinton in un primo momento negò di avere avuto rapporti con la stagista. Quando, però, i giornali e i giudici acquisirono nuove prove che lo smentivano, riuscì ad evitare da decadenza dell’incarico ammettendo di avere avuto con la giovane donna “rapporti impropri”. E’ stata l’ammissione di questa sua caduta a procurargli, nella votazione decisiva sul suo futuro, i voti necessari alla salvezza.
Andando a esaminare il caso italiano, la Boschi è stata ministro per le Riforme Costituzionali dal 22 febbraio 2014 al 12 dicembre 2016. Il decreto – legge “Salva banche” fu adottato dal governo il 22 novembre 2015.
Tra le banche salvate c’è la Banca Etruria, di cui il padre dell’allora ministro era vicepresidente fino al momento del commissariamento, avvenuto nel febbraio 2015, mentre il fratello fino a marzo 2015 è stato responsabile “Cost Menagement”.
Il 18 dicembre 2015 la Camera respinse una mozione di sfiducia presentata dal M5S per il decreto “Salva – banche” emanato nel novembre 2015.
Non è importante sapere se l’allora ministro era presente alla seduta del governo in cui si approvò il decreto. Se ha dichiarato che lei in quella seduta non era presente, in mancanza di prove contrarie, dobbiamo crederle. Però rileviamo che la giurisprudenza fornisce numerosissimi casi di falsi ideologici commessi nei verbali degli organi politici e amministrativi, circa la presenza di componenti al momento della discussione di determinati argomenti e al momento della votazione. Persino i parlamentari, nelle aule del Parlamento, sono stati fotografati mentre votavano per conto di un collega assente.
L’ex ministro ha pure dichiarato che mai si é interessata della banca, in cui il padre Pier Luigi era prima consigliere di amministrazione e poi vice presidente, e il fratello dipendente. Questo non poteva affermarlo perché un sabato del marzo 2014 Flavio Trinca, presidente di Veneto Banca, e Vincenzo Consoli, amministratore delegato, partecipavano a una riunione nella villa di Pier Luigi Boschi, vice presidente di Banca Etruria, che li attendeva con il presidente Giuseppe Fornasari e la figlia Maria Elena.
L’ex direttore del Corriere della Sera e del Sole24Ore, Ferruccio De Bortoli, nel suo ultimo libro, “Poteri forti (o quasi)”,racconta che nel 2015 l’allora ministro alle Riforme ventilò a Unicredit di acquistare la Banca Etruria.
Può darsi che l’interessamento dell’allora ministro, diventato nel governo Gentiloni sottosegretario alla presidenza del Consiglio, sia stato finalizzato al bene pubblico, e non solo alla protezione del padre e del fratello. Ma perché, allora, negare che mai lei si era interessata di quella banca?
Le recenti minacce di querele nei riguardi delle fonti di informazioni che avrebbero gettato fango sull’operato del ministro, poi sottosegretario, può darsi che siano diventate querele presentate, come pure può darsi che siano rimaste allo stato di minacce. Se si apriranno procedimenti giudiziari, sarà il giudice a stabilire la verità dei fatti. Intanto, nel suo interesse, l’attuale sottosegretario potrebbe ritrattare parzialmente la sua negazione di qualsiasi suo coinvolgimento nell’affare delle banche. Potrebbe ammettere, come fece l’ex presidente degli Stati Uniti, di avere avuto con esse “rapporti impropri”. La sua posizione diventerebbe politicamente più sostenibile.