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03/05/2017 06:00:00

Il caso Spanò. Perché l'infermiere non vuole che il processo continui a Marsala...

Torniamo ad occuparci del caso Spanò, l'infermiere accusato di abusi sessuali su pazienti sedati. Nei giorni scorsi ci siamo occupati di alcune contraddizioni nelle dichiarazioni del medico gastroenterologo Giuseppe Milazzo, presso il quale Spanò lavorava (in nero). Qui potete leggere la prima parte di quell'inchiesta. Qui la seconda parte. Adesso ci occupiamo di un altro aspetto della vicenda, ovvero della richiesta di sospensione e di rinvio del processo presso un altro tribunale, fatta dagli avvocati di Spanò. Una richiesta molta anomala, che si basa sulla denuncia di un clima tra l'opinione pubblica in città talmente sfavorevole all'imputato da potere, secondo gli avvocati, pregiudicare la serenità del giudizio su Spanò. Deciderà la Corte di Cassazione.

Le violenze sessuali di cui è ritenuto responsabile Giuseppe Maurizio Spanò, 53 anni, risalgono almeno al 2012. A scoprirlo è stato il consulente informatico nominato dalla Procura in fase d’indagine. Il professionista ha trovato sul telefono cellulare di Spanò e nella memoria del disco rigido del computer del dottor Milazzo, che, come abbiao raccontato,  usava esclusivamente l’infermiere, foto e video relativi ad altre violenze sessuali, complete, su pazienti sedati. Violenze datate almeno 2012 e 2015. O addirittura abusi commessi ancora prima e le cui immagini sarebbero state «salvate» in quegli anni. Questo, per l’accusa, dimostra, oltre alla «reiterazione» del reato, anche la «premeditazione e la lucidità» di Spanò, per il quale, lo scorso 5 aprile, il pm Silvia Facciotti ha invocato la condanna a 13 anni di carcere. Ovvero, il massimo della pena in considerazione dello «sconto» di un terzo previsto dal rito abbreviato.

Adesso la richiesta  di «legittima suspicione». Una mossa che per i legali di parte civile (avvocati Francesca Lombardo, Vincenzo Forti, Calogera Falco e Ignazio Bilardello) è soltanto «dilatoria», per allungare, insomma, i tempi del processo e cercare di scontare quanto più possibile l’eventuale condanna agli arresti domiciliari, dove l’infermiere si trova dal 15 marzo 2016.

Ma perché Spanò chiede la sospensione del processo? Secondo l'imputato "lo svolgimento del processo è turbato dalle gravi situazioni locali".

Spanò nei due giudizi in cui è coinvolto ha depositato una consulenza tecnica di parte a firma del prof. Giuseppe Sartori e della dott.ssa Silvia Spanò dalla quale risulta che l'mputato è affetto da un “grave disturbo NAS” che integra un vizio parziale di mente. I suoi avvocati contestano che questa perizia non sia stata presa in considerazione. Cosa c'è scritto? Che Spanò soffre di un "grave disturbo non altimenti specificato" della personalità,  e per questo si invoca il vizio di mente.  Ma il Tribunale ha  nominato altri consulenti, i dottori Gaetano Gurgone e Francesca Lombardi,  deferendo loro l'incarico di verificare la capacità di intendere o di volere dell'imputato. I periti, esaminati all'udienza del 15 marzo 2017, hanno depositato il loro elaborato peritale ed hanno concluso per una integra capacità di intendere e di volere di Spanò pur in presenza di un "disturbo parafilico". Cioè: "pulsioni erotiche connotate da fantasie o impulsi intensi e ricorrenti, che implicano attività o situazioni specifiche che riguardino oggetti, che comportino sofferenza e/o umiliazione, o che siano rivolte verso minori e/o persone non consenzienti". 

Secondo la difesa di Spanò c'è una contraddizione:  i periti del tribunale, dunque, hanno riconosciuto la parafilia di Spanò, hanno detto che è connessa con i reati sessuali, ma hanno concluso per la sua sanità mentale. Secondo gli avvocati la perizia è da non prendere in considerazione perchè c'è del pregiudizio. E come mai? Ecco cosa scrivono: "Entrambi i Periti sono di Marsala, dove vivono ed operano. Il dott. Gurgione è anche dipendente dell'ASP locale ed esercita presso l'Ospedale di Marsala  alle cui stesse dipendenze Spanò  lavorava come infermiere, prima di essere sospeso per questa causa; la dott.ssa Lombardi è psicologa: vive ed opera a Marsala.  Anche la moglie di Spanò (Reina Angela) lavora, quale infermiera, alle dipendenze della medesima ASP e nel medesimo ospedale di Marsala".

Insomma, secondo gli avvocati di Spanò, giudice e periti, risentono della suggestione e della tensione che il processo provoca nell'ambiente marsalese. Da qui la richiesta di remissione del processo, perchè si ritiene compromessa "la serenità dell'organo giurisdizionale (considerato nella sua struttura), necessaria perché agisca in modo imparziale".

A dimostrazione del clima sfavorevole vengono citati i tanti articoli di stampa usciti, a cominciare da quelli della nostra testata, Tp24.it, e lo "spasmodico interesse" nei social network. Per Spanò si è andati "oltre il riflesso della mera cronoca con lo scopo, evidentemente non dichiarato, di condizionare il giudizio", con "alcuni, ben mirati, articoli di giornale idonei a turbare il giudizio, soprattutto nei suoi momenti cruciali".

La richiesta riporta anche alcuni dei giudizi su Facebook degli utenti, che commentano gli articoli: "Si lanciano in commenti forcaioli il più equilibrato dei quali chiede “ergastolo”, “chiavi gettate”, “pene esemplari”, “castrazione”. Insomma, c'è una gogna pubblica, che condiziona il giudice, il pm, gli stessi periti. Da qui la richiesta di spostamento del processo. 

Adesso che succederà? La Cassazione a breve deciderà. Se gli avvocati dovessero avere ragione, il processo ricomincerà presso un altro tribunale, altrimenti riprenderà da dove era rimasto, quindi con le arringhe degli avvocati di Spanò, e poi con la sentenza, che, senza rinvio, potrebbe arrivare prima dell'estate.  

Spanò è difeso dagli avvocati Stefano Pellegrino e Marco Siragusa.  Gli investigatori piazzarono le telecamere dopo la denuncia di una donna che si risvegliò prima del previsto. Sei i casi filmati dai carabinieri tra l’8 marzo e il 14 marzo dello scorso anno. Vittime: cinque donne tra i 54 e i 63 anni e persino un uomo (di 55 anni). In diversi casi, costringeva le inconsapevoli vittime a praticare sesso orale. Poi, palpeggiava le loro parti intime, avvicinandosi e strofinando a queste i suoi genitali. Non mancano neppure gli episodi di autoerotismo e le foto scattate e diffuse ad altri con l’applicazione «messenger» di facebook. Ma a chi inviava le sue foto Spanò? Questo sarebbe un aspetto da capire.

 



Inchieste | 2024-11-16 06:00:00
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