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22/04/2017 10:05:00

La trasmissione Report e la libertà di espressione del pensiero

di Leonardo Agate - Fra i tanti problemi grossi sul tappeto, riguardanti la società, quello che da qualche giorno è il più attuale e il più evidenziato è costituito dalle due ultime trasmissioni di Report di Rai3. Questa trasmissione settimanale, che una volta era condotta da Milena Gabanelli, lo è ora da Sigfrido Ranucci, ex braccio destro dell’ex conduttrice. Ha mandato in onda, il 10 e il 17 aprile, di sera, tre servizi che hanno toccato le corde del potere. Così, la trasmissione che, ai tempi dei governi Berlusconi, se toccava gli interessi politico – economici del cavaliere e dei suoi amici, era difesa da tutta l’opposizione come il baluardo ineliminabile della libertà di espressione del pensiero, ora che fa inchieste che direttamente o indirettamente disturbano il manovratore, viene accusata di diffondere calunnie, e viene minacciata di denunce e denunciata da quegli stessi che una volta la difendevano.

Nulla di eccezionale. Ognuno, e specialmente i politici e la classe dirigente portano acqua al proprio mulino. Peraltro, i reati di calunnia e di diffamazione esistono, e se ricorrono gli estremi devono essere perseguiti. Ma con la proverbiale lentezza della giustizia italiana, si aspetterà a lungo prima di sapere se veramente c’è stata lesione di interessi legalmente protetti, o se invece si è solo trattato di libera critica e legittima espressione del pensiero.

Intanto la trasmissione Report è nel ciclone, per la puntata del 10 aprile scorso. Querelata dal tesoriere del Pd, Francesco Bonifazi, per aver messo in luce uno scenario che fa pensare. Si tratta dell’acquisto dell’Unità, storico giornale del maggior partito della sinistra, da molti anni storicamente sull’orlo del fallimento. L’Unità perde quattrini ogni giorno perché ormai è comprato da sparuti nostalgici. L’imprenditore milanese Massimo Pessina e il suo amministratore delegato Guido Stefanelli rilevano, agli inizi del 2015, la maggioranza delle quote societarie del giornale in pessime acque, divenendo soci del Pd, che detiene la minoranza delle quote. Senonché, dal momento in cui viene conclusa l’operazione societaria, il gruppo Pessina comincia ad ottenere nuove commesse in Italia e all’estero, risollevando così le proprie sorti finanziarie.

Al gruppo dirigente Pd, Renzi e Bonifazi in testa, l’inchiesta di Report è sembrata folle e denigratoria, onde le querele.

Quest’ultimo lunedì, 17 aprile, Report manda in onda due inchieste, una sugli investimenti cinematografici di Roberto Benigni a Papigno, vicino a Terni, e un’altra sui vaccini, in particolare quello contro il papilloma virus.

Report racconta la storia della costruzione e utilizzazione degli studi cinematografici di Benigni a Papigno, dove furono girati La vita è bella e Pinocchio. Il comico ci mise di suo, per realizzare quel polo cinematografico, circa 5 milioni. Purtroppo la realizzazione del grandioso progetto, che avrebbe dovuto far concorrenza a Cinecittà e pure superarla, si arenò, con l’abbandono delle strutture e il licenziamento dei lavoratori, circa duecento. Ma forse Benigni non ci ha perso i cinque milioni spesi, perché rivendette tutto a Cinecittà di Luigi Abete, Diego Della Valle e Aurelio De Laurentiis. Questo gruppo dovrebbe ancora dargli il saldo di un milioncino per la vendita.

Cinecittà ha accumulato debiti per 32 milioni. Senonché il gruppo, di notissimi imprenditori, sembra essere in trattative con i ministeri, cedendogli tutto: immobili, debiti e crediti.

Totò direbbe: “ E Pantalone paga!” Alla fine noi contribuenti dovremmo sostenere le imprese sbagliate di Benigni, di Abete, di Della Valle e di De Laurentiis.

Benigni diffida Report di non mandare in onda l’inchiesta. Report la manda in onda, e segue querela di Benigni.

L’altra inchiesta sui vaccini non invita certo a non vaccinarsi. Solo chi non l’ha vista, può dirlo. L’inchiesta pone il dito su casi acclarati di reazione avverse a certi vaccini, che hanno prodotto a certuni, bambini e adulti, mali notevoli. Continua, l’inchiesta, auspicando una maggiore trasparenza nell’informazione sugli effetti collaterali che possono verificarsi dopo l’iniezione del vaccino, e pone anche l’accento sulla necessità che i controllori sulla ammissione e distribuzione dei farmaci siano indipendenti dai controllati, che sono le case farmaceutiche produttrici delle medicine. La necessità dell’indipendenza del controllori dai controllati non è sicura.

Silvio Garattini, direttore dell’Istituto farmacologico Negri, in un’intervista pubblicata su il Fatto quotidiano di mercoledì 19 aprile scorso, alla domanda “Lei ha visto Report?” ha risposto: “ Sì, l’ho visto. Metteva insieme un po’ tante cose. C’è la questione del vaccino contro il papilloma virus che va distinta dagli altri vaccini. E c’è soprattutto la questione della trasparenza e dei controlli, che riguarda tutti i farmaci. Serve sorveglianza, servono studi indipendenti accurati. Ne va della salute delle persone.”

Sembra un discorso molto accettabile, ma anche stavolta Report entra nel mirino dei critici, che dicono di temere che i pazienti vengano invogliati a non vaccinare i propri figli e nemmeno se stessi in certi casi.

Anche questa è un’opinione, che va rispettata. Ma non si può accettare, in uno stato di diritto, che si vogliano imbavagliare le voci critiche, anche se vanno contro l’opinione della maggioranza più o meno informata. Se il libero pensiero dovesse essere sottoposto a censura preventiva, scomparirebbe.

Non avremmo avuto le molte scoperte che hanno fatto evolvere la società.

Nelle dittature è diverso. Là, dove sono esistite o dove ancora esistono, non c’é la possibilità della libera espressione del pensiero, e tutti devono uniformarsi al pensiero unico del dittatore.

Mi auguro che la classe politica lasci lavorare in pace il conduttore e i giornalisti di Report, che rappresenta nella Rai una delle ultime voci libere, in questa democrazia in decadenza.