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20/04/2017 04:30:00

Scrive Michele Maggio, su "Il Bracciante di Berbaro" di Piccione

 "Il bracciante di Berbaro di Marsala" da cui è nata la rappresentazione teatrale recente al Teatro comunale di Marsala intitolata “VIDDRANU SUGNU“, è un racconto che merita una lettura da parte delle persone di tutte le età: dei ragazzi, in quanto stimolo ad affermarsi a qualsiasi livello della società; degli adulti, i quali possono tovarvi un momento di riflessione sulla propria vita; degli anziani, che riscoprono nel racconto di Filippo Piccione momenti anche della loro vita che si apriva a ridosso della seconda guerra mondiale con gravi carenze culturali, economiche e sociali.

E' un libro, insomma, destinato a far crescere il livello culturale del lettore, anche di quello che la fortuna ha posto al di fuori delle difficoltà esistenziali del protagonista del racconto.

Sarà per lui, infatti, un’occasione di riflessione profonda sulle condizioni di vita dei meno fortunati che gli vivono intorno e di spinta al perseguimento del rispetto dell'uomo, della sua dignità e di una società aperta e senza preclusioni di sorta.

E' immanente in questo messaggio che l'autore implicitamente dà al lettore, il richiamo che egli fa del verso dantesco "Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza".

Le pagine dedicate a Lea, poi, rappresentano, per la tenerezza che emerge dalla semplicità delle parole usate, l'espressione di un amore che cantori di livello superiore non potevano meglio esprimere.

Il racconto si conclude con una dedica del politico rimasto vicino all'autore per tutta una vita, dalle cui parole traspaiono tutta l'ammirazione ed il rispetto per Filippo che si è meritato in una vita di lotta per l'affermazione e la conquista, a lui riuscita, dei diritti più elementari che all'uomo non possono essere negati nella convivenza sociale.

Il racconto, comunque, non esaurisce le innumerevoli condizioni similari a quelle dell'autore che hanno attanagliato la generazione post-bellica del profondo Sud; situazioni di vita più pesanti possono essere sicuramente raccontate da altri suoi coetanei che sono stati animati dalla stessa voglia di riscatto. Filippo, però, ha il merito ed il coraggio di aver saputo raccontare egregiamente e con dignità, che trapela da ogni pagina del suo libro, uno spaccato di storia di vita meridionale, che va anche al di là della storia personale e che mette in risalto, oltre le condizioni di vita delle classi meno abbienti, il carattere, la determinazione e la tenacia che l'uomo più avveduto del Sud pone nella voglia di volere uscire dallo statu quo, non sempre, ahimé, riuscendovi.

Michele Maggio



Native | 2024-07-16 09:00:00
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