La questione del Piano paesaggistico riguardante il territorio del Comune di Marsala - balzata in questi ultimi giorni agli onori della cronaca politica locale - ci permette di individuare un paio di “episodi amministrativi” che si pongono, a buona ragione, al limite del tragicomico.
Il primo di essi concerne le dichiarazioni di protesta e di sdegno esternate, nei confronti della Regione Siciliana, da parecchi amministratori locali, sia occasionalmente che nel corso della sedute consiliari “dedicate”, di recente, al suddetto scottante argomento. E sinceramente non riusciamo a giustificare tali proteste, non già per la buona “impostazione” del provvedimento Regionale ( che, ad onore del vero, si presta a gravi censure si tecniche che giuridiche) ma piuttosto per l’assoluta infondatezza delle affermazioni secondo cui la Regione avrebbe deciso di “calare il progetto del piano paesaggistico dall’alto”, senza sentire preventivamente l’amministrazione del Comune di Marsala. E’ infatti arcinoto che l’ipotesi di piano “circola” negli ambienti comunali da parecchi anni, così come confermano, per altro, le numerose osservazioni e proposte di modifica formulate al riguardo dal Comune stesso ancora durante la “Sindacatura” dell’On. Giulia Adamo. E dunque se l’attuale amministrazione avesse “coltivato” avvedutamente l’idea di presentare ulteriori osservazioni o di muovere altri passi finalizzati a migliorare la strutturazione del Piano in questione avrebbe dovuto agire in tal senso fin dall’indomani del suo insediamento e comunque con la necessaria tempestività. Se l’avesse fatto sicuramente oggi non saremmo a questo punto !
Il secondo episodio tragicomico riguarda, invece, “l’allucinante condotta giuridico-amministrativa” della Regione Siciliana che si ricava direttamente dal decreto n.° 6683 del 29 dicembre 2016 con cui l’Assessore Regionale dei Beni culturali ha disposto <<l’adozione della proposta di Piano Paesaggistico degli ambiti 2 e 3 ricadenti nella Provincia di Trapani >>, in cui rientra,ovviamente, anche il territorio del Comune di Marsala. La semplice lettura del 14°, del 15° e del 16° “capoverso” delle < Premesse> del suddetto Decreto, ci permette di appurare, infatti:
- che la nostra Regione- a distanza di oltre 13 anni - non ha ancora provveduto a , così come sancito dall’art. 144 del Decreto legislativo 22 Gennaio 2004 n.° 42 e successive modifiche ed integrazioni ( Codice Nazionale dei Beni Culturali e del Paesaggio), << a disciplinare mediante apposite norme di legge i procedimenti di pianificazione paesaggistica, anche in riferimento ad ulteriori forme di partecipazione, informazione e comunicazione.>>
- che, in mancanza di tale adempimento, la Regione stessa, agendo con incredibile disinvoltura ( per non dire altro) ha applicato, nel caso di specie, l’art. 158 del suddetto codice, il cui disposto - di carattere transitorio - precisa che << fino all’emanazione di apposite disposizioni Regionali di attuazione del presente Codice restano in vigore, in quanto applicabili, le disposizioni del Regolamento approvato con Regio Decreto 3 Giugno 1940 n°. 1357 .>> Il mancato intervento normativo della Regione Siciliana ha determinato, in altre parole, l’applicazione di norme che sono state emanate, oltre 75 anni addietro, per dare attuazione ad una legge del 1939 ( la n°. 1497) che, per altro, è stata abrogata dall’art. 166 del Decreto legislativo 490/1999.
Quali le conclusioni? A prescindere dalla logicità ( o illogicità) del suddetto ragionamento giuridico, esposto nel Decreto di adozione del Piano paesaggistico, è quanto meno aberrante che la Regione Siciliana abbia omesso di legiferare in merito, nonostante fosse evidente l’esigenza di “introdurre” norme di attuazione adeguate - rispetto all’Ordinamento Regionale- e comunque mirate a disciplinare compiutamente non solo le forme di partecipazione dei Comuni ai fini della predisposizione del progetto del Piano Paesaggistico, ma anche le specifiche attività di concertazione con i Liberi Consorzi , in relazione alle notevoli competenze ad essi attribuite dalla Regione stessa ( con l’art. 27 della legge Regionale 4 Agosto 2015 n°. 15) in materia di beni culturali ed ambientali e di pianificazione territoriale. Senza considerare, per altro verso, che la Regione, dopo una così grave “distrazione politico-normativa”, e anzi con l’ausilio della stessa, ha adottato un piano Paesaggistico che contiene misure di tutela e di salvaguardia paesaggistica talmente rigide da determinare “l’ibernazione” di una vasta parte del territorio comunale.
E ora? A mio avviso la classe politica locale, dinanzi alle gravi penalizzazioni che il Piano comporta - soprattutto per quanto riguarda il versante nord del territorio Comunale - prima ancora di intraprendere la fase del ricorso giurisdizionale (inevitabile) - dovrebbe attivarsi con tutte le sue forze per indurre la Regione ad indire con immediatezza un esperimento di <<INCHIESTA PUBBLICA >> ai sensi dell’art. 139 - 5° comma -del Decreto legislativo 42/2004 e successive modifiche, al fine di dare vita - successivamente all’acquisizione dei pertinenti elementi informativi e documentali - ad una proposta meno invasiva e il più possibile “partecipata e condivisa”. Il relativo epilogo, tuttavia, potrebbe avere connotazioni egualmente tragicomiche, nel senso che la Regione potrebbe rifiutarsi di esperire tale “consultazione speciale” proprio per la mancanza di norme Regionali che ne disciplinano la concreta attuazione. Insomma, i soggetti interessati potrebbero ottenere il risultato di essere al tempo stesso - così come si usa dire dalle nostre parti - << cornuti e mazziati ! >>.
Antonio Galfano