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31/03/2017 00:10:00

Dei titoli di studio di due ministri

 di Leonardo Agate - La situazione è preoccupante ma non seria.  Abbiamo un ministro che ha preso un dottorato copiando a destra e a manca la tesi, con la quale si è “dottorato” nel 2008 con lode all’Imt di Lucca. Ha copiato, nella tesi, 2400 parole da testi altrui, su un totale di 28.000 parole del suo testo.

Le parole della lingua italiana, e di tutte le lingue, non sono infinite, e quelle che comunemente vengono usate sono poche migliaia. Quindi, ogni scritto contiene numerosissime parole che sono usate da altri in altri scritti. Ma conta anche la successione delle parole nello scritto. Per esempio la parola “uomo” può essere usata cento volte in un romanzo di Alberto Moravia e pure cento volte nel romanzo di una altro romanziere. Se, però, la parola uomo, e tutte le parole e le frasi e i periodi che la precedono nella pagina, e che la seguono, sono trasportati integralmente da un romanzo all’altro, questo si chiama plagio, ovvero copiatura, o anche, con l’uso del pc, “copia e incolla”.

Il Fatto Quotidiano, usando appositi programmi, ha trovato che nella tesi del ministro della funzione pubblica, Marianna Madia, sono copiati interi brani di opere scritte da altri. Questo non costituirebbe plagio se l’autore della tesi mettesse tra virgolette i brani altrui, indicando la fonte da cui li ha presi alla fine della frase copiata o in nota. Invece il ministro Madia, nella sua tesi di dottorato, non mette le virgolette all’inizio e alla fine dei brani copiati, non fa seguire tra parentesi la fonte da cui ha copiato, non mette il riferimento in nota. Solo, il dottorando, poi dottorato, riporta alla fine della “sua” opera la bibliografia dei lavori altrui consultati. Questa è una bella trovata, per non far vedere quanto abbondante è stato il “copia e incolla” nel suo lavoro.

Per operazioni simili a quella fatta dal nostro ministro, in Germania un ministro è stato costretto alle dimissioni un paio di anni fa.

Il ministro Madia è solo l’ultimo personaggio che incappa nella storia dei titoli di studio farlocchi.

Anche Valeria Fedeli, attuale ministro della pubblica istruzione, ha dichiarato nel suo curriculum una laurea che non ha mai conseguito. Oddio, non formalizziamoci. Si può essere scrittori, scienziati, filosofi, artisti e politici di talento senza avere alcuna laurea. Certo, ci vuole un sicuro grado di istruzione, ma lo si può ottenere autonomamente, senza obbligo di frequentare l’università. Per esempio, Alberto Moravia, scrittore, non era laureato, come non era laureato Galileo Galilei, scienziato; non era laureato nemmeno Benedetto Croce, filosofo, e neanche Federico Fellini, regista. Per non parlare dei molti parlamentari repubblicani, ed alcuni di valore, non laureati, non era laureato Il Duce, che era semplice maestro elementare, e voleva mettere in riga il popolo italiano, riuscendoci per vent’anni.

Quindi si può ben eccellere in ogni campo senza la laurea, tranne che in quelle professioni, come quella medica o avvocatesca, per le quali la laurea è necessaria.

Può darsi che il ministro Madia e il ministro Fedeli siano competenti e talentuosi, ma non possiamo accettare che si conseguano titoli di dottore copiando la tesi o che si mettano nel curriculum lauree che non si hanno conseguito. Sarebbe , questo loro, un atto di disonestà, che mette in dubbio l’onestà che dovrebbero avere nel loro ruolo di ministri.