All'attenzione dell'autore dell'articolo "Marsala, l'affresco ritrovato al Santuario della Madonna della Cava. Ecco com'è andata", con l'auspicio che tale missiva trovi pubblicazione così come viene inviata.
Gentile autore,
come lei ben sa, numerosi giornalisti ogni giorno nel mondo, si battono affinché ci possa essere Giustizia e Libertà di Stampa.
Stampa con la s maiuscola, in quanto la stampa che merita la libertà di espressione è quella obiettiva, non quella tendenziosa.
Sovente infatti, quest'ultima viene bellamente calpestata, abilmente manipolata a proprio gusto e piacimento, e dobbiamo constatare purtroppo che questo suo articolo rientra proprio nella fattispecie di stampa distorta e non oggettiva.
Probabilmente questo articolo è frutto di un errato copia-incolla di altri articoli errati sparsi in rete. Ciò non di meno, il dovere di cronaca incombe e quando incombe, non si deve e non si può rimanere con le mani in mano.
Cosa suggerisce questo dovere di cronaca? Suggerisce che sul vostro sito venga pubblicata una rettifica all'articolo summenzionato. Una rettifica che è necessaria, al fine di riconoscere il giusto avvicendamento della scoperta. La dinamica della quale lei si è premurato di narrare, evidentemente l'avrà travisata, poiché se anche lei ci ragionasse un attimo, come potrebbe mai essere così come descritta?
Spieghiamo meglio.
Una chiesa dell'importanza della Madonna della Cava, passata giustamente al setaccio da studiosi e soprintendenti pochi anni fa durante i lavori di restauro, difficilmente potrebbe celare ancora dei "tesori". Eppure di tesori celati ce ne sono ancora e sicuramente l'affresco della Vergine, rientra in questa categoria. La scoperta di tale affresco però, e avvenuta casualmente e solamente pochissimo tempo fa, sicuramente quando l'attenzione rivolta alla chiesa da parte di tanti, era già scemata e tornata ai suoi livelli di normalità, essendo tra l'altro già passata anche la festività propria del 19 gennaio.
La cronistoria, tra l'altro fortunatamente documentata in toto, vuole che il "Gruppo Speleo Lilybeo Sotterranea" sia stato invitato a colloquio dal rettore del santuario, don Giacomo Putaggio. Egli, descrittaci la situazione, ha chiesto un nostro intervento in quanto a conoscenza della strumentazione in nostro possesso.
Dopo aver effettuato un sopralluogo, la squadra si è preparata all'intervento. La situazione che si è presentata ai nostri occhi è stata questa: un'apertura di piccole dimensioni, circa una ventina di centimetri, alle spalle dell'altare di San Girolamo ed un tufo spezzato, appoggiato dall'interno, a mo' di chiusura.
Alla sola presenza del rettore del santuario, don Giacomo Putaggio, abbiamo provveduto ad inserire delle specifiche telecamere collegate a videoterminali, ed abbiamo filmato il tutto. Dal filmato abbiamo estrapolato alcune immagini che in seguito avremmo diffuso.
Resici conto tutti quanti dell'importante scoperta, ci siamo consultati e non abbiam esitato un solo istante nel decidere di allertare nel più breve tempo possibile chi di competenza.
Per nostra fortuna i nostri interlocutori, di competenza e disponibilità ne hanno dimostrata tantissima. Difatto, il dott. Vaiarello e il dott. Figuccio con lo staff della soprintendenza, nonché il dott. Arturo Galfano, hanno anch'essi esultato con gioia insieme a noi ed hanno da subito apprezzato la bontà del ritrovamento.
Essi stessi, ci hanno più e più volte ringraziati e più e più volte assicurato che le autorità avrebbero fatto tutto quanto necessario per riportare alla luce quanto scoperto.
Essi stessi ci hanno altresì riconosciuto la paternità della scoperta, cosa della quale siamo orgogliosi e, ce lo consenta, della quale ne facciamo piccolo vanto.
È un po' come la storia del pescatore che ha scoperto il satiro...passerà alla storia l'intera vicenda, nella corretta cronistoria, come è giusto che sia.
I meriti del restauro, degli studi, della valorizzazione vanno ai loro rispettivi fautori, ma indubbiamente il merito della scoperta va unicamente al pescatore che ha issato le reti.
Pertanto riteniamo corretto che non venga fatto torto a nessuno: a noi che abbiamo avuto l'onore e la gioia immensa di visionare l'affresco in anteprima assoluta e ai due dottori citati pocanzi, per la tempestività e l'impegno che hanno profuso e che continueranno a profondere per far sì che tutti quanti possano godere al più presto, della bellezza di questo affresco rimasto celato per secoli.
Come disse il più grande Uomo della storia dell'umanità: "Dare a Cesare ciò che è di Cesare e dare a Dio ciò che è di Dio", giusto per rimanere in ambito religioso.
Noi non viviamo di speleologia.
Non pratichiamo speleologia a fini di lucro, anzi, tutte le uscite pecuniarie, vengono alimentate sempre dai nostri risparmi personali.
Noi tutti della squadra abbiamo i nostri impieghi, i nostri impegni, la nostra quotidianità, i nostri affari.
Nonostante tutto dedichiamo parecchio impegno a questa passione chiamata speleologia, da diversi anni ormai. Abbiamo raggiunto parecchi traguardi e i traguardi li abbiamo raggiunti anche grazie ai titoli e qualifiche conseguite, poiché speleologi nell'animo si nasce ma speleologi sulla carta si diventa, dopo non pochi sacrifici ed esami.
È proprio per questo che quando dobbiamo riconoscere i meriti altrui siamo i primi a farlo, così come siamo i primi a volerli riconosciuti quando è giusto che ci vengano riconosciuti, rigettando con fermezza e determinazione storpiature che certa stampa spicciola porta con se, proprio come quest'ultimo caso, causando lo stravolgimento del tutto.
Rinnovando il sentito ringraziamento alle già citate autorità amministrative e tecniche coinvolte, all'unico giornalista fino ad oggi 26 marzo 2016, Dino Barraco, che tramite il Giornale di Sicilia ha riportato correttamente tutte le informazioni e a quanti ci hanno supportato nelle fasi preliminari alla pubblicazione della notizia, rimaniamo a disposizione per un evenutale confronto, qualora lo desideraste.
Il "Gruppo Speleo Lilybeo Marsala"
Siamo soliti informarci prima di scrivere qualunque articolo. Così è stato anche nel caso specifico. Quello che è stato trascritto ci è pervenuto da una telefonata intercorsa tra la nostra redazione e il consigliere comunale Arturo Galfano che ci ha delucidato su come sono andati i fatti.
Non abbiamo bisogno di offuscare nessuno, semmai ci imbarazza leggere di come a tutti i costi si vuole essere prime donne parlando di stampa tendenziosa. Qui si racconta di un rinvenimento, di tendenzioso non c’è nulla.
Per spiegarci meglio.
Un giorno verrà fatta da voi speleologi - non speleologi un'altra scoperta a Marsala, una tavoletta antichissima, con una mirabile iscrizione in latino,il vero motto di fondazione della città: "Melium est capum cicirellum quam capidoglio codam". All'impronta dovrebbe essere: "Meglio testa di cicere che coda di balena". Cercate, cercate bene.