#4 “Il piacere e l’amore” (Iklimer, 2006, dramma, 100’ minuti circa)
Nota critica di Marco Bagarella: “Mamma li turchi!” sarebbe l’esclamazione più smargiassa e, allo stesso tempo, più efficace per descrivere l’improvviso boom del cinema della mezzaluna, in questo primo quindicennio di secolo.
Una cinematografia, quella turca, che dopo i riconoscimenti degli anni ’70 e dei primi anni ’80, aveva mostrato più interesse ad un mercato interno – definito da pochi, dozzinali generi e modelli produttivi –, abbandonando così qualsiasi alfabetizzazione al ‘racconto morale’ di nuove generazioni di registi. Questa veloce inversione di tendenza, questa capacità di rinquadrare un compito ed una matrice culturale da esplorare ed esibire, la si deve – certamente – ad una maggiore semplicità di alcuni meccanismi di introspezione da parte della ‘macchina cinema’ nel tessuto sociale turco, e ad una – forse – minore complessità dell’intera comunità ottomana che, tra gravi episodi di violenza e di prevaricazione e nuove spinte progressiste, ha saputo portare a soluzione alcune secolari contraddizioni interne. Dall’incontro epocale di questi due processi, si è prima solamente annunciata e poi manifestata una nuova scuola, un’attitudine rinnovata a raccontare storie più o meno reali o più o meno simboliche, ma tutte con il chiaro intento di ‘aprire’ il palcoscenico turco agli occhi del mondo.
Una ‘nuova ondata’ che con Fatih Akin (il più amato), Reha Erdem (il più geniale), Ali Ihan (il più divertente), Semih Kaplanoglu (il più classico), Emin Alper (il più pessimista) e Ali Aydin (il più ermetico), se non ha proprio bagnato di schiuma il botteghino, ha quanto meno fatto sentire il rumore del mare a quella parte di pubblico occidentale più attenta e curiosa ai nuovi fermenti artistici ed espressivi. E se il discorso vi garba e vi ritrovate indecisi con chi cominciare, ecco che qui entra in scena il nostro Nuri Bilge Ceylan; questa settimana Tp24.it vi offre quello che è da molti considerato il suo film più intimo e viscerale. Il regista nato nel quartiere Bakirkoy di Istanbul, oramai presenza fissa nei più importanti festival internazionali ed autore in continua ascesa (gli ultimi “C’era una volta in Anatolia” e “Il regno d’inverno”, hanno fatto incetta di premi e di menzioni varie), in effetti con “Il piacere e l’amore” – che è opera del 2006, quindi non più recentissima – scrive una sorta di cronaca d’amore incompiuto in perfetta sintesi ed opposizione ai cliché del genere.
I primi minuti del film, sono memorabili. Attesa, noia, divertimento e dolore. Tutto quello che il sentimento amoroso può esaltare o mortificare, scorrono sul volto di Bahar (interpretata dalla moglie del regista, Ebru); ed è da quelle immagine assolate e piene di recriminazione, che prende spunto la vicenda che vede legata la donna ad Isa (lo stesso Ceylan), un professore universitario di molti anni più grande ed incapace di darle la felicità di cui lei sente un fiammante bisogno. Un ‘diario intimo’ che attraverso degli scarti ambientali (si passa dall’estate inoltrata, alla pioggia grigia dell’autunno per finire nel gelo coprente di un inverno innevato; il titolo originale del film non per nulla è “Iklimer”, e cioè ‘clima’), si trascina con lo sguardo pieno di tristezza di lui e la rabbia appena repressa di lei. Una sorta di sogno dell’esistenza umana, compreso anche in fase di scrittura tra due arpeggi onirici di Bahar; l’incubo oppressivo della sepoltura di sabbia in spiaggia, e la liberazione in volo nell’hotel.
Alla fine la donna, il soggetto acuto del dramma, sparisce in dissolvenza sul paesaggio gelato. La natura della scena ha vinto sulla storia. L’amore, o il non-amore, degli uomini si dissolve lungo i contorni di quel mondo di cui essi fotografano le rovine, immaginano i posti caldi, ne vivono le vie urbane grigie e complici, abitano bar, scuole ed alberghi. Percorrono, muti e nemici, lunghe vie asfaltate simili a ferite senza una fine. Una storia universale che – forse – non piacerà a tutti.
Buona visione, alla prossima domenica ed al prossimo film!
Nota tecnica: Il film è diviso in due link, e si dovrà cliccare sul secondo dopo aver visto la parte iniziale. Anche quest’opera, come la precedente, si appoggia sulla piattaforma di condivisione Dailymotion. Sarà vostra cura controllare e modificare al meglio la definizione del video, cliccando sull’icona ‘HD’ in basso a destra.
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Marco Bagarella